Per anni il cloud pubblico è stato visto come la scelta più ovvia, quella più naturale quando l’obiettivo era modernizzare l’infrastruttura IT. Scalabile, flessibile, veloce da adottare… Ma sul banco di prova, finito l’entusiasmo iniziale, sono emersi i primi limiti di questo modello. Quanto costa davvero? Dove finiscono i miei dati? Davvero sto utilizzando al meglio le mie risorse? Ed è proprio a partire da questi dubbi che inizia la riscossa del cloud privato, tornato in tempi recenti nuovamente nel radar dei CIO. Il perché è presto detto: più sicurezza, governance e, ora, anche automazione e AI.
“Il percepito – evidenzia Mario Derba, Italy Country Manager & Area Sales Lead Iberia & Italy di Broadcom Software – era che il cloud on premise fosse ormai morto, mentre oggi sappiamo che non è così. Anzi, è tornato a essere sexy. Merito soprattutto della capacità che offre di assicurare la conformità normativa, una miglior flessibilità nella gestione dei carichi di lavoro e una gestione più attenta della spesa in infrastrutture”, è la premessa del manager.

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Cloud pubblico: dal mito delle risorse infinite al cloud reset
Le imprese, prosegue, stanno sperimentando una situazione di forte discontinuità caratterizzata dalla convergenza di tre elementi di turbolenza, che si possono riassumere nella formula delle “3C”: costi, complessità e compliance. Alla quarta “C”, il cloud, spetta invece il compito di creare le condizioni infrastrutturali utili a supportare le esigenze del business in modo efficace, garantendo agilità e resilienza, certamente, ma anche una governance puntuale sull’utilizzo delle risorse e i costi.
Difficile trovare la quadra anche se, si dice convinto il manager “noi oggi vediamo una tendenza diffusa a riportare on premise i carichi di lavoro più strategici, nell’ambito di quello che in Broadcom abbiamo battezzato il cloud reset. I motivi della Cloud Repatriation sono diversi. Anzitutto, l’esigenza di maggior sicurezza e compliance, il miglior governo dei costi, uniti alla necessità di ottimizzare la gestione delle risorse. E, non da ultimo, la spinta legata all’intelligenza artificiale e al bisogno di mantenere un presidio più puntuale dei dati proprietari utilizzati per allenare gli algoritmi e fare il fine tuning dei modelli AI”.
Il cloud come modello operativo
In uno scenario come quello descritto, il cloud non è più semplicemente un modo di ripensare la gestione delle risorse IT ma un vero e proprio modello operativo. Un modello che evolve e si adatta alle nuove esigenze del business. Come è successo al cloud privato, che oggi è gestito con logiche più flessibili ed elastiche rispetto al passato, più attuali e smart.
“Le grandi aziende sono sempre più inclini a mettere a terra approcci di Modern Private Cloud”, si dice convinto Derba. Con l’AI generativa che divora GPU e si nutre di dati, la scelta di portare “in casa” workload cruciali come il training, l’inferenza e il fine tuning dei modelli sui dati proprietari diventa una scelta strategica. E la vera partita si gioca sulla capacità di orchestrare questi ambienti infrastrutturali ibridi in modo efficiente e sicuro.
Cloud sovrano e sicurezza by design
Le soluzioni Broadcom, completate dalle componenti di virtualizzazione VMware, società acquisita due anni e mezzo fa, offrono alle aziende strumenti pensati per la gestione ottimizzata delle infrastrutture ibride attraverso approcci Software Defined e smart.
Il cuore pulsante dell’innovazione della casa californiana è la nuova VMware Cloud Foundation 9.0 (VCF 9.0), presentata alcune settimane fa. Una piattaforma che offre gestione centralizzata e ottimizzata di storage, networking e capacità di calcolo, orchestrazione delle operazioni, deployment facilitato delle applicazioni. Una soluzione che consente alle aziende di avere il meglio dei due mondi: la flessibilità del cloud pubblico unita alla sicurezza e alla governance del cloud privato. Il tutto con la garanzia della conformità rispetto alle normative locali.
VCF di 9.0 è improntato a logiche di cloud sovrano: dati mantenuti nel perimetro aziendale, policy saldamente in mano al CIO uniti all’esperienza As-a-Service tipica del public cloud. Gli insight basati su algoritmi di intelligenza artificiale, i report di showback e chargeback, consentono di pianificare in modo granulare il consumo delle risorse, a vantaggio dell’efficienza.
VMware Cloud Foundation 9.0 per un’infrastruttura più accessibile e governabile
VCF 9.0 supporta ambienti on premise, hyperscaler, cloud pubblici ed edge ed è in grado di fare il provisioning di virtual machine e container Kubernetes attraverso la stessa interfaccia. “In pochi minuti – spiega Derba – si installa una singola macchina virtuale, in poche ore un’intera farm. Dopodiché, è possibile scatenare tutta l’automazione che questa piattaforma è in grado di offrire. Il risultato è un modello di infrastruttura più accessibile e governabile, che riduce i costi operativi e la complessità velocizzando il rilascio delle applicazioni”.
Tra funzionalità più rilevanti di VCF 9.0 c’è la “deduplica live dei dati del componente vSAN ESA – spiega Claudia Angelelli, EMEA Manager, Solution Architect di Broadcom Software –. Il sistema scova i blocchi di dati identici e sostituisce tutti quelli duplicati con metadati, liberando spazio riutilizzabile. Le funzionalità di Memory Tiering over NVME abbinate all’utilizzo di dischi a basso costo consentono, invece, il partizionamento intelligente della memoria: i workload core saranno mantenuti sulla memoria più performante e costosa, mentre quelli meno sensibili potranno essere spostati su sistemi di memorizzazione più economici, senza penalizzare le performance. Enhanced Data Path, infine, ottimizza le prestazioni per i carichi di lavoro legati al Machine Learning e all’AI massimizzando il throughput, migliorando l’utilizzo della CPU e riducendo la latenza”.
Inoltre, aspetto non di poco conto oggi, VCF 9.0 include funzionalità di virtualizzazione delle GPU, per garantire scalabilità e flessibilità fondamentali alle applicazioni AI come l’apprendimento automatico, il training e l’affinamento dei modelli.
