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Genius of Things, la connectiviness va resa proattiva

Manage, engineer, engage: sono i concetti chiave con cui Kareem Yusuf, General Manager of Watson IoT ha presentato l’approccio strategico di IBM nello sviluppo delle soluzioni e del portfolio per le imprese manifatturiere, per l’automotive, le building facilities, ma anche per i settori dell’ospitalità e del retail

Pubblicato il 16 Lug 2018

Watson-IOT-Platform

Più di un secolo fa, per l’Expo di Parigi del 1900, un’équipe d’illustratori si cimentò a immaginare tutta una serie d’innovazioni tecnologiche che nel 2000 sarebbero entrate nelle vite quotidiane dei fortunati discendenti del nuovo millennio. Tra le invenzioni raffigurate, si possono riconoscere, più o meno, gli antenati dei videotelefoni, dei droni per la consegna ‘volante’ di pacchi e posta, del robot puliscitutto e del camper.

The rural postman – Da un’immagine realizzata in occasione dell’Expo di Parigi del 1900 e che prefigurava il futuro nell’anno 2000

“Quello che non potevano certo prevedere – ha rimarcato Andrea Boccotti, IoT and Industry 4.0 solution leader di IBM Italia, nel presentare i numerosi interventi per Genius of Things, giornata tutta dedicata all’IoT nell’ambito del recente evento IBM Think Milano, la otto giorni di maratona tecnologica ideata e organizzata da IBM lo scorso giugno – era che tutti questi oggetti portano e generano dei dati. E che questi dati, per essere raccolti e conservati, hanno un costo. Di per sé, la mera raccolta non porta benefici. Per questo devono essere utilizzati: in modo da generare nuovo business o, per lo meno, per ridurre i costi gestionali”.

L’era dell’IoT è solo agli inizi: ma se ne intravedono già le magnifiche sorti e progressive, nonché i rischi da cui cautelarsi, in tutta una serie di progetti (pilota e non, di respiro globale e di ambito locale) che hanno costellato gli speech dell’intera giornata.

A partire dagli esempi portati da Kareem Yusuf, General Manager of Watson IoT IBM, nel discorso introduttivo ai lavori dell’intera giornata, per contestualizzare e puntualizzare meglio l’approccio attuale di Big Blue alla digitalizzazione del mondo fisico grazie alle opportunità offerte dall’IoT e dall’AI.

“In generale ­– ha ricordato Yusuf – la differenza da tenere costantemente presente tra l’approccio di un tempo e quello di oggi, è che tutto quello che affrontiamo, in qualsiasi business, sta diventando sempre più connesso. Per beneficiare di questo processo di digitalizzazione del mondo fisico, ogni ambito di business sta imparando a utilizzare le soluzioni IoT, alimentate dall’AI: sia per progettare meglio i prodotti sia per gestire le attività operative sia per coinvolgere le persone grazie agli oggetti connessi. L’impegno di Watson IoT, in tal senso, è fortemente dedicato a far sì che i clienti possano massimizzare il valore degli asset connessi e in primis, di macchinari industriali, veicoli, impianti degli edifici, aiutandoli a far leva sull’AI e sugli analytics per creare valore aggiunto utilizzando data, cloud e AI”.

Manage, engineer, engage: sono i concetti chiave su cui s’innesta l’approccio strategico di Watson IoT nella messa a punto delle soluzioni per le imprese e nello sviluppo del portfolio.

“Nella digitalizzazione del mondo fisico – ha sottolineato Yusuf – fondamentalmente andiamo a creare dei modelli digitali di ogni cosa che facciamo, li adattiamo ai relativi oggetti manufatti e li utilizziamo per trasformare il modo con cui operiamo con tali oggetti. Se poi ci focalizziamo su quali sono gli ambiti in cui possiamo maggiormente interagire in questo processo di digitalizzazione, le dimensioni che più e meglio s’impongono nelle attività e nei progetti sviluppati con i nostri clienti sono quelle del management, dell’engineering e dell’engagement”.

La dimensione della gestione si sviluppa lungo le direttrici dell’asset optimization, dell’asset management e dell’operation management, e comprende ambiti in forte evoluzione come quello del predictive maintenance: un principio operativo decisamente disruptive e antitetico rispetto al postulato finora in auge del “If it is not broken don’t fix it” (Se non è rotto, non aggiustarlo, ndr).

Un esempio concreto di riferimento, in questa direzione, è quello di Sodexo, il colosso francese attivo soprattutto nei servizi di ristorazione collettiva e di facility management in 80 Paesi, 425.000 dipendenti e 75 milioni di clienti al giorno. Per gestire e amministrare oltre 24.000 edifici tra i più svariati (uffici, ospedali, centri di ricerca, scuole, fabbriche ecc) con più di 1,2 milioni di asset, 7.000 tecnici utenti e 100.000 portali self-service utilizzati dai clienti per richiedere i servizi necessari, Sodexo ha preferito riconvertire la propria soluzione di enterprise asset management, spostando sul cloud gli oltre 1,2 milioni di assett, adottando IBM Maximo SaaS (Software-as-a-Service) e riuscendo così a ottenere in breve tempo una riduzione del 20% rispetto ai costi affrontati in precedenza.

Il principio del Continuous Engineering

Nella dimensione dell’engineering, s’inscrivono le opportunità offerte da Watson IoT (basandosi sul principio del Continuous Engineering) nello sviluppo e nella progettazione sul cloud di prodotti intelligenti e interconnessi, supportando i tecnici dei sistemi e gli sviluppatori di software a gestire correttamente i requisiti, a creare modelli di qualità e a modificarne più rapidamente la progettazioni, sulla scorta del concetto di digital twin, controllando i costi di sviluppo e guidandone la configurazione, la pianificazione e il management dei flussi di lavoro. Esemplare, in tal senso, è la partnership sviluppatasi di recente tra IBM, Jaguar Land Rover e Harman (che progetta dispositivi per l’industria automobilistica) per migliorare la progettazione delle auto raccogliendo e utilizzando i dati IoT provenienti dalle auto stesse per verificare le performance reali delle macchine e le esperienze concrete dei clienti.

Last but not least, la dimensione dell’engagement: il coinvolgimento esperienziale delle persone (tanto nel business e nelle imprese, quanto nella vita quotidiana e nel leisure, a casa e in auto come in hotel) deve nutrire l’ambizione di offrire loro la possibilità di sperimentare un approccio olistico a un sistema connesso di apparecchi, oggetti e servizi attraverso i digital assistant.

“Quali caratteristiche devono avere i digital assistant per affermarsi e coinvolgere gli utenti tanto nel business quanto nella vita extralavorativa? – ha concluso Yusuf – Sul lavoro o in hotel come in auto o a casa, dovranno dimostrarsi sempre più proattivi, arrivare ad anticipare le esigenze e le necessità degli user, per stabilire un nuovo genere di relazione e di interattività, e offrire così un nuovo genere di valore aggiunto. Un esempio concreto che va in tale direzione è quello offerto nella gestione e nel controllo dei consumi e dei costi energetici domestici da Chameleon Technology, società di riferimento nelle connected home solutions”.

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