Edge computing, ecco perché le aziende non possono farne a meno

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Edge computing, ecco perché le aziende non possono farne a meno

Il 94% dei dati che arrivano dall’Edge non viene usato. Ed entro qualche anno la maggior parte delle informazioni risiederanno lì, non nel cloud o nei datacenter. L’intervento di Antonio Neri, CEO di HPE, al Discover More

Pubblicato il 22 Mag 2019

di Vincenzo Zaglio

La vera sfida per le imprese del futuro? Trasformare i dati in informazioni di business là dove vengono prodotti: ovvero nell’Edge, nella periferia, in tutti i punti dove in qualche modo si raccolgono (si pensi ad esempio a tutti i dati che arrivano dalla sensoristica).

“Il 94% dei dati che vengono prodotti nell’Edge non viene usato”, spiega Antonio Neri, CEO di HPE durante la tappa milanese dell’HPE Discover More. “Ed entro il 2023 la maggior parte dei dati sarà nell’Edge, non nel Cloud o nei datacenter”.

Bisogna andare quindi oltre il cloud che non va più visto come “destinazione, ma come esperienza – continua Neri – in un’ottica multicloud e multicentrica”.

Indice degli argomenti

Imprese data-driven

Il concetto è chiaro: le imprese del futuro saranno data-driven, guidate dai dati. In sé, la cosa sembra banale ma dietro il concetto di dato c’è molto di più: c’è l’intelligenza per capire i dati e per trarne informazioni di business.

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Si va verso una “smart enterprise“, un’azienda intelligente che riesce a estrarre valore dai dati. Non a caso HPE andrà a investire 4 miliardi di dollari nell’Intelligent Edge, ovvero il luogo dove i dati non vengono solo generati, ma anche analizzati e interpretati.

Questo cambio di paradigma è facilitato anche dall’innovazione tecnologica: ad esempio i confini fra memoria e lo storage saranno sempre più labili. I tempi di risposta saranno sempre più veloci, il che consentirà analisi impensabili fino a qualche anno fa.

Si andrà verso un’organizzazione composta da tanti cloud, da cloud ibridi dove i “piccoli” cloud privati andranno a interfacciarsi con i “grandi” cloud pubblici dei provider usati per le attività più generiche e “standard”. E fare tutto questo con infrastrutture obsolete sarà antieconomico.

Antonio Neri all’HPE Discover More

HPE Innovation Lab Next

E proprio per portare sul territorio le migliori innovazioni tecnologiche, HPE ha lanciato la seconda fase degli HPE Innovation Lab, l’iniziativa totalmente italiana che consente di toccare con mano le soluzioni proposte da HPE e dai partner.

Nella seconda edizione, non si parla più di tecnologie ma di soluzioni e applicazioni rese possibili da un vero e proprio ecosistema di partner e startup.

L’investimento è di 8 milioni di euro per i prossimi 12 mesi. Sei partner hanno per ora aderito all’iniziativa (ACS Data Systems, CDM Tecnoconsulting, Harpa Italia, Sistemi HS, TT Tecnosistemi, Var Group). I partner verranno mappati in base ai topic di specializzazione quali ad esempio smart working, cloud, datacenter automation, Industrial IoT, data analytics, security, intelligenza artificiale.

Stefano Venturi

Corporate VP e Amministratore Delegato di Hewlett Packard Enterprise (HPE) in Italia

“Perché lo facciamo? Perché l’innovazione va portata su tutto il territorio, non solo Milano e Roma – commenta Stefano Venturi, amministratore delegato di Hpe – . E la vicinanza non è solo un discorso territoriale territoriale, ma anche verticalità della filiera come i distretti industriale”.

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Vincenzo Zaglio

Giornalista e ingegnere, ho iniziato a seguire i temi dell’ICT dal 1991, occupandomi sia degli aspetti tecnologici che di business, lavorando per Linea Edp, Computer Dealer&Var, PC Open, 01net con ruoli crescenti di responsabilità. Sempre in bilico fra creatività e razionalità, attualmente sono Head of Content del Gruppo Digital360

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