Digitalizzazione e sostenibilità. Panorama sempre più complesso e instabile. Necessità di innovare e e di costruire un’organizzazione efficiente e resilientre. È in questo scenario che si inserisce l’esperienza di Siram Veolia, raccontata dal CIO Fabrizio Locchetta durante un workshop della Digital Transformation Academy del Politecnico di Milano, dedicato al tema dell’innovazione digitale e aperta.
Un caso emblematico, che mostra come un’azienda attiva nel settore dell’efficienza energetica possa affrontare le sfide del cambiamento climatico e della transizione digitale puntando su cloud, cybersecurity e intelligenza artificiale generativa.
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Chi è Siram Veolia
Parte del gruppo Veolia – colosso internazionale con oltre 220.000 dipendenti attivo nei settori acqua, rifiuti ed energia – Siram Veolia è presente in Italia con un modello di business B2B focalizzato sulla gestione di grandi edifici pubblici: ospedali, scuole, padiglioni fieristici, sedi della pubblica amministrazione. Un’attività che impone un livello di responsabilità ulteriore, come ha sottolineato Locchetta: “Gestire un ospedale non è un contratto qualsiasi: significa garantire il benessere dei cittadini, delle persone che vi lavorano e vi accedono, spesso in condizioni di fragilità”.
In Italia, l’azienda contribuisce a un giro d’affari di circa un miliardo di euro su un fatturato globale del gruppo che nel 2023 ha toccato i 45,3 miliardi di euro. In quello stesso anno, Veolia ha prodotto 42 TWh di energia, servito 113 milioni di persone con acqua potabile, 103 milioni con servizi di acque reflue e recuperato 63 milioni di tonnellate di rifiuti.
GreenUp: il digitale come leva per la sostenibilità
Dal 2023, Siram Veolia ha avviato il programma strategico “GreenUp”, una roadmap triennale centrata su sostenibilità, innovazione digitale e trasformazione dei processi. L’obiettivo, spiega Locchetta, è duplice: “utilizzare il digitale per ridurre consumi e CO₂ e costruire un’organizzazione più efficiente e resiliente. Non si tratta solo di innovare per migliorare i margini, ma di rispondere con pragmatismo alle grandi crisi del nostro tempo, dai cambiamenti climatici alla crisi energetica post-pandemia e post-conflitto”.
Il digitale è quindi parte integrante della strategia aziendale, non un comparto separato. “Non si può raggiungere la sostenibilità ambientale senza digitale”, ha dichiarato Locchetta. “Senza strumenti per calcolare, misurare, ottimizzare, nessuna riduzione dei consumi è possibile. È una questione di scala e di precisione”.
Cloud pubblico e device leggeri
Il percorso verso la trasformazione digitale è iniziato nel 2016, con l’arrivo di Locchetta in azienda. Da allora, Siram Veolia ha dismesso completamente i data center on-premises, migrando tra l’85% e il 90% dei sistemi al cloud pubblico. Parallelamente, ha introdotto una strategia di device “light” basati su browser, eliminando progressivamente i computer tradizionali.
“Oggi oltre il 50% degli utenti in Italia lavora solo con un browser”, ha spiegato il CIO. “È una scelta che migliora l’efficienza e riduce i rischi cyber, perché l’anello debole della sicurezza resta l’utente finale. Ridurre la superficie d’attacco migliora notevolmente la nostra resilienza”.
Un’infrastruttura flessibile e già predisposta al salto successivo: l’integrazione dell’intelligenza artificiale generativa nei processi quotidiani.
L’AI generativa come booster strategico
Nel programma GreenUp, l’intelligenza artificiale non è trattata come una frontiera sperimentale, ma come un “booster” della strategia aziendale. “Non la usiamo come R&D, ma per abilitare efficienza, valore, miglioramento dei processi”, spiega Locchetta.
Il gruppo ha adottato una visione chiara: formare tutta l’azienda all’uso consapevole della GenAI, senza lasciarsi travolgere dalla disinformazione o dalla paura del cambiamento. “Le aziende oggi si dividono in tre categorie: chi ostacola l’adozione dell’AI, chi la subisce e chi la cavalca. Noi abbiamo scelto di cavalcare, ma con metodo e responsabilità”.
Formazione e cultura del dato
A questo scopo, Siram Veolia ha lanciato un ambizioso progetto formativo che parte dai concetti di data governance, data quality e data ownership. Solo dopo aver consolidato queste competenze, le persone sono introdotte agli strumenti generativi, in un ambiente protetto e controllato.

Il primo pilota si è svolto all’interno della Direzione HR, con un percorso di quattro settimane concluso con un’esercitazione pratica di generazione di contenuti tramite AI. “Abbiamo lavorato con una startup che ci ha affiancato in aula, e il feedback è stato straordinario: è raro trovare persone non tecniche parlare con cognizione di causa di data governance mentre usano ChatGPT”, ha raccontato Locchetta.
La convinzione del CIO è che uno strumento potente come l’AI generativa non possa essere lasciato all’uso individuale e spontaneo. “Il problema non è lo strumento in sé: anche un bambino di sei anni sa usarlo. Il problema è comprenderne le implicazioni, sapere che funziona per probabilità e che può generare output errati o distorti se non guidato bene. La consapevolezza è la vera chiave”.
L’alleanza IT-HR
Uno degli aspetti più interessanti dell’approccio adottato da Siram Veolia è la stretta collaborazione tra IT e Risorse Umane, in tutte le fasi del progetto. “Ogni pillola formativa viene co-progettata con il team di comunicazione interna, ogni messaggio viene calibrato per creare una cultura condivisa. È questa sinergia che crea i presupposti per un cambiamento autentico”, ha osservato Locchetta.
Un approccio che, secondo Mariano Corso co founder degli Osservatori Digital Innovation consente anche di creare una rete di “champion” interni capaci di abilitare l’adozione dell’AI in tutti i reparti, traducendo le opportunità tecnologiche in benefici concreti per il business.
Verso un futuro regolato dalla consapevolezza, non dalla paura
In un contesto geopolitico sempre più polarizzato — con Europa, Stati Uniti e Cina che adottano approcci divergenti rispetto alla regolamentazione dell’AI — Siram Veolia ha scelto una via pragmatica e progressiva. “Non possiamo fermare il vento con le mani. Le regole arriveranno, ma nel frattempo dobbiamo formare le persone, creare cultura, diffondere consapevolezza”, ha concluso Locchetta.
In attesa di normative chiare e condivise, è questa la direzione più realistica per guidare l’innovazione. Perché l’intelligenza artificiale non è una minaccia da contenere, ma una forza da indirizzare, a beneficio delle persone, dell’organizzazione e del pianeta. E per farlo, servono visione strategica, competenze diffuse e una trasformazione che metta al centro l’umano, non la macchina.