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Quantum computing: le prime esperienze in finanza, consulenza e pharma



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I casi d’uso di quantum computing mostrano una fase di sperimentazione cauta ma crescente. Dove il valore si misura nella capacità di sviluppare competenze. Le considerazioni di Intesa Sanpaolo, Data Reply, Dompé e BIP

Aggiornato il 19 dic 2025



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Lo sviluppo dei primi casi d’uso di quantum computing rappresenta uno dei passaggi più importanti per comprendere quanto la tecnologia stia iniziando a entrare nei processi aziendali. Al convegno Quantum Shift: the future starts now, organizzato dall’Osservatorio Quantum Computing & Communication del Politecnico di Milano, quattro realtà – Intesa Sanpaolo, Data Reply, Dompé e BIP – hanno raccontato sperimentazioni, limiti e lezioni apprese, restituendo un quadro realistico di come il settore privato si stia avvicinando alla tecnologia.

Finanza: tra problemi di ottimizzazione e valutazione delle reali opportunità

Nel settore finanziario, le applicazioni quantistiche vengono osservate con interesse crescente, ma con un approccio prudente. Davide Corbelletto, Distinguished Quantum Specialist & Team Leader di Intesa Sanpaolo, chiarisce che uno dei primi passi è identificare problemi che abbiano una struttura matematico-computazionale potenzialmente compatibile con algoritmi quantistici. L’obiettivo non è dimostrare una superiorità generalizzata, ma capire dove la tecnologia potrebbe offrire un contributo in futuro.

Corbelletto menziona l’ottimizzazione dei portafogli come uno dei campi più studiati e afferma che «quel che conta è comprendere se gli algoritmi quantistici permetteranno di trattare spazi di soluzioni oggi troppo grandi». La riflessione suggerisce che le banche stanno cercando di costruire un ponte tra la ricerca e la complessità delle operazioni finanziarie reali. Il tema della qualità dei dati, dei vincoli normativi e della scalabilità è parte integrante della valutazione.

Il relatore insiste sul fatto che il vantaggio quantistico non è ancora dimostrabile nei processi core e sottolinea che la tecnologia va osservata nel medio-lungo periodo. Il quantum computing, quindi, viene interpretato come una possibile evoluzione delle capacità di calcolo, non come una sostituzione dell’infrastruttura attuale.

Quantum-inspired e soluzioni ibride: il punto di vista dell’industria tecnologica

Davide Caputo, BU Manager presso Data Reply, introduce il tema della complementarità tra algoritmi quantistici e approcci “quantum-inspired”. Dalla trascrizione emerge che molte aziende stanno ottenendo risultati interessanti non da macchine quantistiche vere e proprie, ma da algoritmi classici progettati per imitare il comportamento di specifiche routine quantistiche.

Caputo spiega che «la vera innovazione, in questa fase, è capire cosa portare su un hardware quantistico e cosa invece può essere affrontato con metodi ispirati al quantum». La distinzione è cruciale per evitare investimenti prematuri e per mantenere un approccio metodologico che non dipenda dall’hype tecnologico. L’obiettivo è individuare processi in cui i quantum-inspired possano già offrire benefici, preparando allo stesso tempo il terreno per la futura integrazione di macchine quantistiche più avanzate.

Un altro punto discusso riguarda la collaborazione tra team aziendali e data scientist. Secondo Caputo, l’adozione della tecnologia non può essere delegata solo agli specialisti quantistici. Le aziende devono sviluppare una conoscenza minima interna che permetta di valutare criticamente proposte, fornitori e casi d’uso.

Farmaceutico: simulazioni molecolari come territorio di sperimentazione

Il settore farmaceutico rappresenta uno dei campi più studiati a livello internazionale per l’applicazione del quantum computing, e l’intervento di Filippo Lunghini, Artificial Intelligence Senior Specialist di Dompé, conferma questo trend. Lunghini spiega che una parte rilevante del lavoro riguarda la modellazione e le simulazioni molecolari, in cui la complessità delle interazioni atomiche rende il calcolo classico particolarmente oneroso.

Il relatore chiarisce che «le simulazioni quantistiche non sono ancora in grado di superare i metodi classici nei contesti industriali», ma allo stesso tempo sottolinea che l’esplorazione è essenziale per costruire conoscenze tecniche. Le attività ruotano attorno allo studio di problemi che potrebbero beneficiare di capacità quantistiche, come l’analisi delle conformazioni molecolari e la valutazione di proprietà energetiche.

Lunghini pone l’accento su un aspetto spesso trascurato: il valore della sperimentazione non si misura solo nel risultato finale, ma nella capacità di sviluppare competenze utili per interpretare le roadmap tecnologiche. È un punto che ritorna in tutto il panel: le aziende più attente non adottano la tecnologia per dimostrarne la superiorità, ma per decifrare quando e come potrà essere rilevante.

Consulenza e imprese: come costruire casi d’uso realistici

Il contributo di Matteo Chiesa, Data & AI Director di BIP, introduce un tema trasversale: la difficoltà di costruire casi d’uso concreti in un contesto in cui la maturità delle tecnologie varia molto. Chiesa osserva che uno dei problemi più frequenti riguarda l’identificazione dei processi giusti: non tutti i problemi industriali hanno una struttura adatta agli algoritmi quantistici, e spesso la sfida consiste nel riconoscere quelli che potrebbero beneficiarne.

Chiesa invita a prendere le distanze da una visione deterministica e afferma che «lo sforzo principale consiste nell’analizzare a fondo i processi aziendali per capire se esistono reali opportunità quantistiche». La questione non è trovare a tutti i costi un caso d’uso, ma evitare che l’interesse verso la tecnologia porti a progetti disallineati con le necessità aziendali.

Il relatore aggiunge un altro elemento centrale per la comprensione del settore: molti casi d’uso attuali non sono “quantum computing”, ma “quantum readiness”, ovvero percorsi di preparazione che includono formazione, reingegnerizzazione di processi e sviluppo di competenze digitali.

Una fotografia comune: più sperimentazioni che implementazioni

Nonostante le differenze tra i settori rappresentati, il panel restituisce un quadro coerente. I casi d’uso di quantum computing stanno aumentando, ma la maggior parte delle attività rimane confinata nella fase esplorativa. Le aziende stanno costruendo capacità interne, mappando i problemi che potrebbero beneficiare della tecnologia e avviando collaborazioni con centri di ricerca e vendor.

I quattro interventi condividono una consapevolezza: la promessa del quantum computing deve essere interpretata con lucidità. Non è realistico aspettarsi risultati immediati, ma è altrettanto rischioso ignorare segnali di maturazione che potrebbero modificare le dinamiche competitive nei prossimi anni.

Le competenze interne sono una componente fondamentale, perché solo chi conosce a fondo i propri processi può valutare correttamente le possibilità quantistiche. La collaborazione tra imprese, università e centri di ricerca è altrettanto centrale, in un’epoca in cui nessun attore può permettersi di procedere isolatamente.

Un’ulteriore dimensione riguarda la capacità di distinguere tra sperimentazione e implementazione. Il panel suggerisce che le aziende stanno imparando a misurare il valore della fase esplorativa non attraverso risultati immediati, ma attraverso le conoscenze accumulate. È un atteggiamento che permette di evitare aspettative eccessive e allo stesso tempo di prepararsi con metodo.

La fase attuale non è quella della maturità, ma della comprensione. E questo, per molte imprese, è già un passaggio cruciale.

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