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Assosoftware dice addio a Confindustria



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L’associazione annuncia l’uscita dal sistema confindustriale per rafforzare la propria autonomia di rappresentanza. Al centro, il peso economico del settore software e la richiesta di politiche più coerenti a supporto della trasformazione digitale di imprese e PA

Pubblicato il 23 dic 2025



Pierfrancesco Angeleri
Pierfrancesco Angeleri, Presidente di Assosoftware

Assosoftware annuncia la propria uscita da Confindustria e apre una nuova fase nel percorso di rappresentanza del comparto software in Italia. La decisione, comunicata il 22 dicembre, punta a rafforzare l’autonomia dell’associazione nel dialogo con istituzioni e stakeholder, in un momento in cui il software assume un ruolo sempre più rilevante nei processi di digitalizzazione di imprese e Pubblica Amministrazione.

L’associazione, che rappresenta le principali aziende italiane di sviluppo e commercializzazione software, sottolinea come la scelta non sia di contrapposizione, ma orientata a costruire una rappresentanza più aderente alle esigenze della filiera. L’obiettivo dichiarato è quello di valorizzare un settore che opera a stretto contatto con micro, piccole e medie imprese, studi professionali e sistemi produttivi locali, oltre che con la PA.

Il mercato del software in cifre

I numeri restituiscono la dimensione economica del comparto. Nel 2024 il settore software ha impiegato oltre 140.000 addetti e generato 66,7 miliardi di euro di fatturato. Un contributo significativo arriva dai software gestionali, che rappresentano il 46% del mercato e crescono a un tasso annuo del 23%, secondo i dati dell’Osservatorio Software & Digital Native Innovation del Politecnico di Milano, realizzato in collaborazione con Assosoftware.

A questi si aggiungono le evidenze di una ricerca condotta con l’Università Luiss Guido Carli, secondo cui un aumento del 20% della domanda di software potrebbe generare fino a 9,6 miliardi di euro di produzione domestica aggiuntiva, 4,8 miliardi di valore aggiunto e 67.000 nuovi posti di lavoro.

«Il software è un’infrastruttura strategica dell’economia contemporanea: senza software non c’è innovazione, non ci sono servizi, non c’è digitalizzazione reale. Il cammino al di fuori del sistema confindustriale serve a dare maggiore visibilità e forza a una filiera nazionale che crea valore sul territorio e accompagna ogni giorno la trasformazione di micro, piccole e medie imprese, che rappresentano il 95% del tessuto produttivo italiano», afferma il presidente di Assosoftware, Pierfrancesco Angeleri.

L’esclusione dal piano Transizione 5.0

Dal punto di vista delle politiche industriali, Assosoftware evidenzia alcune criticità legate agli strumenti di supporto alla trasformazione digitale. «C’è bisogno di rafforzare le politiche pubbliche per digitalizzazione – spiega Angeleri – ma siamo stati esclusi da misure strategiche come Transizione 4.0, e adesso anche da Transizione 5.0. I partiti hanno compreso la centralità del settore: erano stati presentati emendamenti bipartisan per includere i software gestionali nell’iperammortamento, purtroppo non sono passati».

Nel nuovo assetto, l’associazione intende rafforzare il proprio posizionamento pubblico e proporre strumenti mirati a sostenere l’adozione di soluzioni digitali. «Assosoftware – spiega ancora Angeleri – rappresenta una vera e propria fabbrica digitale, una infrastruttura invisibile ma insostituibile e che permette ogni giorno, in ogni momento, il funzionamento del comparto pubblico e del privato. Serve però maggiore attenzione per questa filiera: sul modello del digital kit introdotto in Spagna, Assosoftware crede nella necessità di introdurre un Buono Digitale destinato a ogni impresa e studio professionale, finalizzato a sostenere progetti di investimento personalizzati in soluzioni digitali immateriali. Troppe imprese, inoltre, oggi usano software datati e obsoleti, non in grado di dialogare con le nuove tecnologie, dal cloud all’intelligenza artificiale. Questo gap va colmato».

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