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Quando la sicurezza diventa servizio: benefici e sfide del modello SOC as a service



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In ambienti distribuiti tra cloud, sedi e remoto, la sicurezza diventa un servizio da garantire in continuità.Il SOC as a Service esternalizza monitoraggio e risposta 24/7, abbattendo CAPEX e tempi di attivazione rispetto a un SOC interno.

Pubblicato il 22 ott 2025


Innovio Point of View

soc as a service

Ogni giorno le aziende gestiscono un flusso crescente di dati, dispositivi e applicazioni distribuite tra cloud, sedi e utenti remoti. In quest’ambito, la sicurezza informatica non è più un progetto da implementare, ma un servizio da garantire in continuità. Tuttavia, costruire e mantenere un Security Operations Center (SOC) interno – con strumenti, competenze e copertura 24/7 – è una sfida che non tutti possono permettersi.
È qui che entra in gioco il SOC as a Service, un modello che consente di esternalizzare la gestione operativa della sicurezza, mantenendo però il pieno controllo delle decisioni strategiche. Un approccio che sposta la logica dalla proprietà degli strumenti all’accesso alle competenze.

SOC interno vs SOC as a Service

Il SOC interno rappresenta la soluzione tradizionale: infrastrutture dedicate, personale qualificato, licenze software, aggiornamenti costanti. «Si tratta di un ecosistema complesso, costoso e difficile da mantenere nel tempo – commenta Christian Callegari Head of IT & Cybersecurity BU di Innovio – soprattutto per chi non dispone di team IT numerosi».
Il SOC as a Service ribalta la prospettiva. Invece di investire in hardware e licenze (SIEM/EDR), l’azienda paga un canone operativo (OPEX) e accede a un team di esperti già attivo, che monitora e reagisce in tempo reale alle minacce.

Le differenze più evidenti riguardano:

  • L’investimento iniziale, minimo nel modello as a Service, molto elevato nel caso di un SOC interno;
  • Il tempo di attivazione, che passa da mesi a poche settimane;
  • La copertura oraria, garantita 24/7 senza costi aggiuntivi di turnazione;
  • La scalabilità, che permette di estendere rapidamente il perimetro di controllo al crescere dell’azienda;
  • L’aggiornamento tecnologico, gestito direttamente dal provider, senza oneri interni.
AspettoSOC InternoSOC as a Service
Investimento InizialeMolto Elevato (tecnologia, recruiting, formazione)Limitato (servizio in abbonamento)
Tempo di AttivazioneMesi, a volte anniSettimane o meno
Copertura OrariaSpesso limitata (es. 8×5), il 24/7 è costoso24/7 Garantita tramite turnazione
CompetenzeDipendono dal team interno (rischio staff turnover)Team Multidisciplinare con esperienza cross-industry
ScalabilitàLenta e costosaAlta, si adatta velocemente a crescita e nuove esigenze
Aggiornamento TecnologicoA carico dell’aziendaIncluso nel servizio e gestito dal provider

Come scegliere il giusto provider

Affidare la gestione della sicurezza a un provider esterno non significa delegare la responsabilità, ma costruire una collaborazione basata su fiducia, chiarezza e condivisione degli obiettivi. «Il SOC as a Service è tanto efficace quanto lo è il suo fornitore – commenta Callegari -. La tecnologia è importante, ma lo sono ancor di più i processi, le persone e la trasparenza operativa».

Foto di Christian-Callegari
Christian Callegari, Head of IT & Cybersecurity BU di Innovio

Il primo aspetto da valutare riguarda la tecnologia di base. È fondamentale comprendere quali piattaforme il provider utilizza per il monitoraggio e la correlazione degli eventi – che si tratti di soluzioni SIEM, EDR o XDR – e quanto siano in grado di ridurre i falsi positivi, migliorando la qualità della detection.

Altrettanto rilevante è la definizione di metriche e tempi di risposta, formalizzati attraverso SLA (Service Level Agreement) chiari che esplicitino la rapidità di rilevamento (MTTD) e di intervento (MTTR).

Un buon SOC as a Service deve poi sapersi integrare con l’ambiente tecnologico esistente. La capacità di connettersi nativamente con sistemi cloud, firewall, endpoint e applicazioni SaaS permette di evitare sostituzioni costose e accelerare il time-to-value del servizio.

In parallelo, la trasparenza operativa diventa un elemento imprescindibile: dashboard in tempo reale, report periodici e meeting di revisione consentono all’azienda di mantenere sempre il controllo sulla propria postura di sicurezza.

Infine, la qualità del servizio dipende dal fattore umano. Un provider affidabile mette a disposizione un team con competenze multidisciplinari, certificazioni riconosciute (come Offensive Security, SANS, ISO 27001 o SOC 2 Type II) e un approccio proattivo alla gestione degli incidenti. La possibilità di personalizzare procedure, policy di escalation e reportistica in base ai processi aziendali interni rappresenta un ulteriore elemento di maturità, che trasforma il SOC da fornitore esterno a partner strategico nel governo della sicurezza.

Automazione e intelligenza artificiale come moltiplicatori di efficacia

L’evoluzione del SOC passa inevitabilmente per l’uso intelligente della tecnologia. Oggi, AI, machine learning e automazione (si pensi alle piattaforme SOAR) giocano un ruolo determinante nel trasformare il modello di difesa da reattivo a proattivo.

Gli algoritmi di machine learning sono in grado di stabilire comportamenti “normali” all’interno dei sistemi e segnalare automaticamente le deviazioni, riducendo il rumore di fondo e i falsi positivi. L’intelligenza artificiale consente di correlare eventi che, presi singolarmente, non avrebbero rilevanza, ma che insieme possono indicare un attacco in corso.
L’automazione, infine, permette di attivare risposte immediate – come isolare un endpoint compromesso o bloccare un indirizzo IP sospetto – riducendo drasticamente i tempi di reazione.
In questo modo, il team umano del SOC può concentrarsi sulle attività di analisi avanzata e di threat hunting, con un approccio più predittivo e meno operativo.

Le sfide dell’adozione (e come superarle)

L’adozione di un SOC as a Service rappresenta un passaggio strategico, ma non privo di complessità. Spostare la gestione operativa della sicurezza verso un modello esterno implica un cambiamento che tocca aspetti tecnologici, organizzativi e culturali. «Le difficoltà più comuni non derivano tanto dal servizio in sé, quanto dalla capacità dell’azienda di integrare questo nuovo approccio nei propri processi quotidiani – spiega Callegari -. Tuttavia, si tratta di aspetti gestibili attraverso alcune buone pratiche».

  • Una delle prime sfide riguarda l’integrazione con le infrastrutture esistenti, spesso eterogenee o datate. Molte imprese operano con ambienti ibridi o legacy che non sempre dialogano facilmente con le piattaforme di monitoraggio moderne. Per questo è importante scegliere un provider con una solida esperienza multi-vendor, capace di gestire fasi di onboarding graduali e di armonizzare log, flussi e policy provenienti da sistemi diversi. Un approccio modulare consente di ottenere valore sin da subito, senza dover sostituire in blocco strumenti già operativi. Un SOCaaS moderno è progettato per integrarsi nativamente con soluzioni di endpoint security (agenti EDR/XDR, Antivirus), con sistemi di network security (firewall, IDS/IPS, WAF) e in ambienti Cloud e SaaS (Azure, AWS, GCP).
  • Altro punto critico è la gestione dei dati sensibili e della privacy. Delegare la raccolta e l’analisi degli eventi di sicurezza a un soggetto esterno può generare dubbi sulla sovranità dei dati o sulla loro conservazione. È quindi essenziale definire contrattualmente dove risiedono le informazioni (data residency), a quali normative sono soggette (ad esempio GDPR o NIS2) e quali certificazioni di sicurezza adotta il provider (come ISO 27001). La chiarezza su questi aspetti previene equivoci e rafforza la fiducia reciproca.
  • Un’altra sfida riguarda la governance del servizio. Il SOC as a Service richiede una gestione condivisa e una comunicazione costante tra le parti. È buona pratica stabilire in fase iniziale un processo di escalation chiaro, individuare referenti dedicati (come un Service Manager) e pianificare incontri periodici per la revisione delle performance. In questo modo si garantisce continuità e si evitano zone grigie di responsabilità.
  • Non meno importante è la componente umana. L’introduzione di un SOC esterno ha certamente un impatto sul team IT interno, che potrebbe temere una perdita di controllo o di competenze. In realtà, il modello SOCaaS nasce per alleggerire il carico operativo, permettendo al personale aziendale di concentrarsi su attività a maggiore valore strategico. La chiave sta nel gestire questa transizione con una corretta strategia di change management: formazione, comunicazione interna e coinvolgimento precoce dei team aiutano a creare consapevolezza e a trasformare la collaborazione con il provider in un vantaggio condiviso.

Misurare il ROI del SOC as a Service

Valutare il ritorno dell’investimento in un SOC as a Service significa andare oltre la semplice comparazione dei costi. Il valore di questo modello non risiede solo nel risparmio economico, ma nella capacità di ridurre il rischio, aumentare la resilienza organizzativa e migliorare la maturità complessiva della sicurezza. In molti casi, il vero ROI si manifesta nella prevenzione di incidenti che non accadono (o che vengono neutralizzati prima di causare danni significativi).

La misurazione del valore parte dai KPI che permettono di quantificare in modo oggettivo l’efficacia del servizio. Tra i più utilizzati troviamo:

  • MTTD (Mean Time To Detect): il tempo medio necessario per identificare una minaccia. Un valore basso indica una capacità di monitoraggio tempestiva e una copertura efficace.
  • MTTR (Mean Time To Respond): il tempo medio di contenimento e risoluzione di un incidente, misura chiave della prontezza operativa del SOC.
  • Percentuale di falsi positivi, che riflette la precisione degli algoritmi di analisi e la maturità dei processi di correlazione.
  • Copertura log ed eventi, utile per comprendere quanto dell’infrastruttura aziendale è effettivamente monitorato e quanto è esposto a potenziali zone d’ombra.

Oltre a questi indicatori tecnici, è importante considerare parametri di efficienza operativa, come la riduzione del carico di lavoro per i team interni e il miglioramento della produttività IT.

Un altro aspetto spesso sottovalutato è il contributo del SOCaaS alla conformità normativa e alla semplificazione degli audit. Disporre di una reportistica continua e di procedure documentate facilita la dimostrazione della compliance a regolamenti come GDPR, NIS2 o PCI-DSS, riducendo tempi e costi legati alle verifiche.

Infine, la misurazione del valore deve includere la dimensione qualitativa: la migliore consapevolezza del rischio ottenuta attraverso la visibilità centralizzata sugli eventi di sicurezza, la capacità predittiva dell’analisi comportamentale e la possibilità di anticipare le minacce emergenti. «In questo senso – commenta Callegari – il SOC as a Service diventa uno strumento di apprendimento continuo per l’organizzazione, un osservatorio privilegiato sulla propria postura di sicurezza».

Un modello flessibile per ogni contesto

Uno dei principali punti di forza del SOC as a Service è la sua adattabilità. Il SOCaaS nasce per essere flessibile e proporzionato alle esigenze di realtà molto diverse tra loro, senza rinunciare alla qualità e alla profondità del monitoraggio.

Per le piccole e medie imprese, rappresenta spesso la prima occasione di accedere a un livello di protezione comparabile a quello delle grandi organizzazioni, ma con costi sostenibili e modalità di gestione semplificate. Il SOC as a Service diventa un’estensione naturale della struttura IT, garantendo un presidio 24/7 e processi di incident response già pronti. La logica a canone consente inoltre di calibrare il servizio sul volume reale di eventi e di ampliarlo nel tempo in base alla crescita dell’azienda.

Le grandi imprese, invece, trovano nel SOC as a Service un modello complementare, capace di integrarsi con le competenze già presenti in azienda. In questi casi si parla di approccio “co-managed”, dove il provider gestisce il monitoraggio e la prima risposta agli incidenti, mentre i team interni mantengono il controllo strategico e la gestione di secondo livello. È un modello che garantisce copertura costante, libera risorse interne e introduce nuove competenze, ad esempio nel threat hunting, nell’analisi comportamentale o nella gestione multi-cloud.

Nei settori regolamentati – come finanza, sanità, utility o pubblica amministrazione – il valore aggiunto del SOC as a Service risiede nella capacità di assicurare conformità continua alle normative di riferimento. Attraverso policy dedicate, reporting strutturato e tracciabilità delle attività, il provider supporta l’azienda nel rispetto di standard come PCI-DSS, HIPAA o NIS2, semplificando la fase di audit.

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