Il mercato digitale italiano sta vivendo una fase di espansione significativa, ma il ritardo nell’adozione delle nuove tecnologie da parte delle piccole e medie imprese continua a rappresentare un freno allo sviluppo complessivo. Al Nokia Italy Innovation Day 2025, Massimo Dal Checco, presidente di Anitec-Assinform, ha illustrato con dati concreti i progressi e i limiti del sistema italiano, indicando come le PMI e digitalizzazione costituiscano la vera partita per il futuro.
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Un mercato ICT in crescita
Dal Checco ha ricordato come il settore ICT rappresenti oltre il 75% del mercato digitale nazionale, un dato che riflette la centralità delle tecnologie dell’informazione nell’economia italiana.
Secondo il rapporto annuale elaborato dall’associazione, nel 2024 il comparto ha registrato una crescita del 3,7%, raggiungendo un valore di oltre 81 miliardi di euro, con prospettive di arrivare a 95 miliardi nel breve periodo.
Un dato particolarmente rilevante riguarda l’intelligenza artificiale, che negli ultimi due anni è cresciuta con un ritmo del 40% annuo. Questo trend dimostra la capacità di innovazione di un settore spesso percepito come in ritardo rispetto a Stati Uniti e Cina, ma che in realtà custodisce eccellenze in ambiti specifici, come l’high performance computing. L’Italia, ha sottolineato Dal Checco, è tra i paesi europei più avanzati in questo campo.
Opportunità internazionali e nuove collaborazioni
Il presidente di Anitec-Assinform ha voluto sottolineare anche l’apertura internazionale dell’ICT italiano, con un’attenzione crescente verso l’Africa, definito «un continente in forte crescita». Ha ricordato, ad esempio, il lancio di un progetto di intelligenza artificiale per lo sviluppo sostenibile, avviato un mese prima dell’evento insieme al governo italiano, al Ministero dell’Innovazione tecnologica e alla transizione digitale e al Programma delle Nazioni Unite per lo sviluppo. «Non è un piccolo passo, è un investimento internazionale», ha affermato Dal Checco, segnalando come questa iniziativa contribuisca a proiettare l’Italia in una dimensione globale.
PMI e digitalizzazione: il divario nell’adozione dell’AI
Accanto agli elementi di crescita, emergono però dati meno incoraggianti. Solo l’8,2% delle aziende italiane investe concretamente in intelligenza artificiale, contro una media europea del 14%. Il gap diventa ancora più evidente se si guarda al mondo delle PMI e digitalizzazione: appena il 7% di queste realtà utilizza strumenti di AI nelle proprie operazioni.
Dal Checco ha sottolineato che questa apparente debolezza può trasformarsi in opportunità. Le piccole e medie imprese, proprio per la loro flessibilità, hanno la possibilità di integrare rapidamente nuove tecnologie, adattandosi più velocemente rispetto ai grandi gruppi.
Il problema non riguarda dunque soltanto la disponibilità di strumenti, ma la mancanza di un ecosistema in grado di accompagnare questo processo di trasformazione.
Un ecosistema frammentato e politiche a breve termine
Secondo Dal Checco, l’Italia e l’Europa soffrono di una cronica incapacità di sviluppare politiche industriali di lungo periodo. «Facciamo sempre politiche industriali di un anno o due al massimo», ha osservato, indicando la mancanza di una visione strategica che renda sostenibili gli investimenti in ricerca, sviluppo e adozione tecnologica.
Le conseguenze si vedono anche nell’attrazione di capitali e competenze dall’estero: le regole cambiano troppo spesso, i processi sono gravati da burocrazia eccessiva e gli incentivi risultano frammentati. In questo scenario, molte iniziative faticano a consolidarsi, mentre altri paesi si muovono con strategie più coerenti e attrattive.
Il nodo delle piccole e medie imprese in Europa
Dal Checco ha allargato l’analisi al contesto europeo, sottolineando che le piccole e medie imprese costituiscono quasi il 90% del mercato. Tuttavia, non vengono ancora trattate come un mercato unico, ma restano suddivise in realtà nazionali. Questo, secondo il presidente di Anitec-Assinform, rappresenta un ostacolo alla crescita e all’innovazione. «Se guardiamo a quante piccole e medie imprese o aziende familiari abbiamo in Europa, possiamo capire che non sono un’unica area, e questo è un problema», ha affermato.
L’integrazione a livello continentale, con regole comuni e visioni di lungo respiro, potrebbe facilitare lo sviluppo tecnologico e colmare il gap con Stati Uniti e Cina.
Tra innovazione e necessità di continuità
Le riflessioni di Dal Checco restituiscono un quadro sfaccettato: da un lato la crescita significativa del mercato ICT e dell’AI, dall’altro il ritardo delle PMI nell’adozione delle nuove tecnologie e la mancanza di strategie di lungo periodo. La sfida tra PMI e digitalizzazione si gioca quindi sull’equilibrio tra capacità di innovare e stabilità del quadro normativo e politico.
La vitalità delle startup, le eccellenze italiane nell’high performance computing e le collaborazioni internazionali mostrano che esiste un potenziale di sviluppo notevole. Tuttavia, la competitività futura dipenderà dalla capacità di tradurre queste spinte innovative in politiche durature e in un ecosistema in grado di sostenere davvero la trasformazione delle piccole e medie imprese.