Dal grid computing all’enterprise grid infrastructure

Gestione ed allocazione dinamica della potenza di elaborazione non più soltanto per il database ma anche per le applicazioni aziendali. Dal grid computing alla grid infrastructure, ecco cosa c’è di nuovo nella versione 2 del Database 11 g di Oracle

Pubblicato il 18 Ago 2009

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Oracle (www.oracle.com) ha appena rilasciato uno dei suoi più importanti prodotti, il Database 11g Release 2: lo aveva annunciato qualche settimana fa il presidente della società, Charles Phillips che dando qualche piccola anticipazione aveva evidenziato come l’Oracle Database 11g R2 offrirà una serie di miglioramenti alla componente Real Application Clusters (RAC), una tecnologia che permette agli utenti di distribuire grandi carichi del database su più server per accrescere performance, scalabilità e affidabilità. Il tutto in modo semplice e veloce: gli aggiornamenti apportati rendono la tecnologia più facile da usare e quindi alla portata di tutti (l’obiettivo di Oracle è portare 11g e RAC anche nelle medie e piccole aziende).
Ora ci siamo, l’annuncio ufficiale è arrivato e il prodotto è già disponibile. ZeroUno ha intervistato Enrico Proserpio, Senior Technology Director Sales Consulting Oracle Italia, che esordisce immediatamente sottolineando come le due parole chiave siano “riduzione” (dei costi) ed “efficienza” (nell’utilizzo dell’hardware). “Volendo sintetizzare al massimo i concetti legati alla nuova release del nostro database 11g – dice Proserpio – parliamo di riduzione dei costi in ordine al consolidamento delle infrastrutture, alla riduzione dei requisiti di storage e all’eliminazione della ridondanza dei database di stand-by; e di efficienza in relazione all’aumento del tasso di utilizzo dell’hardware per massimizzare il risparmio energetico e ridurre il total cost of ownership”.
La più importante novità legata al lancio del nuovo database è sicuramente relativa al tema del grid computing che diventa ancora più accessibile (migliorano anche le tecnologie di compressione fino a 20x e l’upgrade delle applicazioni, possibile anche mentre gli utenti sono connessi).
Doverosa, a nostro avviso, una premessa sul concetto di grid computing visto dalla prospettiva Oracle. Il grid computing presuppone la possibilità di distribuire la capacità di calcolo sfruttando i tempi di idle di sistemi eterogenei per effettuare una elaborazione o una parte di essa. Per Oracle, invece, parlare di grid computing significa allocare risorse software su più server che vengono visti in modo logico come un unico database.
“Il vero “salto di qualità” sta nel concetto di grid infrastructure”, afferma Proserpio. “Prima per noi l’idea del grid si concretizzava sostanzialmente con l’offerta di RAC, Real Application Clusters, per avere appunto la distribuzione di un unico database su un gruppo di server. Oggi, andiamo al di là del concetto di database e l’infrastruttura di base del grid (che oltre a comprendere il RAC prevede anche l’ASM, Automatic Storage Management, per l’automazione della struttura storage sottostante) è in grado di distribuire su uno o più pool di server non più soltanto il database, ma anche le applicazioni”.
Tradotto in altri termini significa poter gestire in modo automatico e veloce la distribuzione dei carichi di potenza in modo dinamico, a seconda delle necessità; necessità provenienti non più soltanto dal database ma anche dalle applicazioni aziendali che, così come avveniva e avviene tutt’ora per il database, vengono distribuite su uno o più gruppi di server.
“La grid infrastructure diventa quindi l’elemento base su cui “appoggiare”, oltre al database, anche altri tipi di risorse, sia middelware sia applicazioni software di vario genere”, sottolinea nuovamente Proserpio, “potendone poi gestire, anche attraverso una serie di policy predefinite, l’allocazione dinamica”.
Per poter sfruttare questa capacità, un ruolo determinate viene dall’ASM, Automatic Storage Management, per la gestione dei dischi e dei volumi all’interno dei dischi. “Oltre ad inserire i dati del database, sull’ASM è possibile inserire un file system – chiarisce il manager della software house americana -; ciò significa poter avere un file system clusterizzato cui le varie applicazioni possono accedere concorrentemente (diverse macchine di un pool di server accedono ad un unico file system che in realtà è distribuito su più macchine, con il vantaggio, quindi, di poter accedere al file system da più server differenti, anche contemporaneamente, ed installare le applicazioni una sola volta)”.
Cercando di spiegarlo in modo ancor più dettagliato, le applicazioni vengono installate una sola volta all’interno del file system che, essendo condiviso, facilita la “visione” e l’utilizzo di tale applicazione da parte di più differenti server; la distribuzione dei carichi dei pool di server applicativi avviene poi attraverso la gestione dei dischi tramite l’ASM (che consente anche la gestione di volumi logici indipendenti da quelli fisici sottostanti; il mirroring intelligente e il recupero automatico dei blocchi di disco corrotti).
“L’obiettivo principale è non avere mai delle macchine sottoutilizzate ma sfruttare al massimo, e al meglio, tutta la potenza che l’infrastruttura It aziendale ha a disposizione”, precisa Proserpio. “In definitiva, il disegno del grid di Oracle giunge oggi al suo compimento passando da quello che era lo spostamento dinamico del database ad una completa gestione attiva e allocazione delle risorse (una macchina può fungere da database server per poi “trasformarsi” in application server all’occorrenza). Addirittura, oggi l’ASM consente di gestire gli spazi e i volumi anche stabilendo esattamente in che punto del disco debba risiedere un dato piuttosto che un altro (i dati più importanti solitamente vengono inseriti sulla parte esterna perché è più veloce, ndr)”.
Un’ulteriore miglioria viene dalla tecnologia snapshot introdotta sempre nell’ASM: “Si tratta di tecnologie sviluppate per il backup veloce – illustra Proserpio – che solitamente propongono i produttori di dischi. Adesso è invece disponibile direttamente dalle soluzioni software di Oracle”.
Se sul tema dell’efficienza nell’utilizzo dell’hardware e nell’allocazione delle risorse, dunque, numerosi sono stati gli interventi apportati alla nuova release del database 11g, non mancano nemmeno le migliorie volte alla riduzione dei costi, compresi quelli energetici. “Dal punto di vista della compressione, per esempio, molto era già stato fatto con la precedente versione e la funzionalità chiamata advanced compression, più nota come tecnologia di deduplica che evita la duplicazione dei dati e quindi che questi occupino spazio (con un risparmio di disco circa 4 volte superiore); le nuove funzionalità introdotte nella versione 2 del db 11g, vanno in due direzioni: da un lato, sono state introdotte tecnologie di compressione specifiche per i datawarehouse (dove tipicamente l’accesso ai dati è di sola lettura) che sono 10 volte superiori rispetto alla compressione “normale”; dall’altro, si è posta l’attenzione sull’archiviazione dei dati (di quelli che non servono più o serviranno solo in casi particolari come un controllo fiscale o una controversia legale, ecc.) migliorando in questo caso la compressione da 15 a 40 volte superiore (dipende, ovviamente, dall’azienda e dalla tipologia di dati)”, aggiunge ancora Proserpio.
In conclusione, sono numerose le novità introdotte dalla nuova soluzione targata Oracle (migliorie anche al RAT, Real Application Testing, sviluppato per collaudare e gestire il cambiamento negli ambienti It), anche se Proserpio insiste sul concetto di grid infrastructure che racchiude in sé l’approccio strategico legato all’offerta. “Abbiamo fatto un decisivo passo avanti per rendere flessibili e dinamiche le infrastrutture It aziendali – conclude il manager Oracle – con uno sforzo anche verso la massima semplificazione. Oggi possiamo infatti parlare di “grid plug&play” identificando un’infrastruttura con altissimi livelli di automazione configurabili e gestibili ormai attraverso tool intuitivi e semplici da usare”.

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