Strategie

Google chiude IoT Core ad agosto 2023

Google ha deciso di chiudere, entro il 16 agosto 2023 il proprio servizio IoT Core, convinta che le esigenze dei propri clienti possano essere meglio soddisfatte da player specializzati

Pubblicato il 18 Ago 2022

Hybrid cloud e cybersecurity nel manifatturiero a supporto dei processi critici delle imprese

La notizia è stata data in modo molto laconico: un semplice header, sulla pagina IoT Core apparso il 16 agosto per annunciare che il servizio verrà chiuso esattamente tra un anno, il 15 agosto 2023. E esattamente un anno di tempo Google ha dato ai propri clienti per passare ai servizi di un nuovo partner per la gestione dei loro dispositivi IoT.


Secondo quanto circola in queste ore sui media statunitensi, a partire dal 16 agosto del prossimo anno, i dispositivi IoT dei clienti che attualmente utilizzano il servizio non saranno più in grado di connettersi a Google Cloud IoT Core MQTT e ai bridge http: di fatto le connessioni esistenti verranno interrotte.
Il servizio era stato lanciato in versione beta a settembre 2017 e in general availability nel mese di febbraio dell’anno successivo. Inizialmente era destinato alla sola raccolta e analisi, ma qualche mese dopo sono state aggiunte funzioni per inviare comandi ai dispositivi, per la registrazione delle attività, oltre a un gateway che consente di eseguire azioni per conto dei dispositivi IoT (in primis l’autenticazione).

Una decisione che premia la specializzazione?

Di fatto, riportano le cronache statunitensi, la società avrebbe preso consapevolezza del fatto che i clienti hanno esigenze diverse, che possono essere soddisfatte in modo più preciso ed efficace da partner (dai propri partner ndr) specializzati in applicazioni e servizi IoT.
Si tratta di una decisione che ha lasciato piuttosto perplessi sia i clienti sia analisti e osservatori. Questi ultimi, tuttavia, sottolineano come nel tempo sia cresciuta la platea di vendor e fornitori specializzati di mettere a punto offerte specifiche e articolate, poggiando i propri servizi sulle infrastrutture cloud dei big player del comparto: Microsoft, AWS e, per l’appunto, Google.
Da parte sua, Google sta mandando messaggi di rassicurazione ai propri clienti sulla volontà di rendere la migrazione il più semplice possibile, mentre alcuni tra i vendor specializzati cominciando a offrire servizi di migrazione “seamless”.

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