Hybrid IT

HPE rende ‘inattaccabili’ i server del data center

Tra le varie innovazioni richiamate all’evento HPE New Compute Experience di Milano campeggia la tecnologia di sicurezza dei server ProLiant Gen10: il meccanismo di difesa dal malware è integrato direttamente nel silicio

Pubblicato il 02 Nov 2017

Stefano Venturi, Corporate Vice President e Amministratore Delegato di Hewlett Packard Enterprise Italia

L’accelerazione impressa al business dalla tecnologia digitale sta a propria volta generando un’esigenza di continua innovazione nell’IT: per questo, spiega Stefano Venturi, Corporate Vice President e Amministratore Delegato di Hewlett Packard Enterprise Italia, intervenendo la scorsa settimana all’evento HPE New Compute Experience di Milano, da qualche anno HPE ha cominciato un percorso di rifocalizzazione, teso a rilanciare l’innovazione a 360 gradi, e nel quale l’introduzione dei server ProLiant Gen10 rappresenta l’ultimo atto.    

Tre sono le grandi sfide d’innovazione su cui HPE si focalizza: la prima è rendere l’IT ibrida, con un confine tra l’interno e l’esterno del data center sempre più liquido, e risorse interconnesse in modo crescente tra i due ambienti. Ciò, chiarisce Venturi, implica un profondo cambiamento su come vengono concepiti i data center e, in particolare, le architetture hardware e software dei server.  

C’è poi la realizzazione del cosiddetto ‘intelligent edge’, l’infrastruttura che permette di portare verso la periferia l’intelligenza necessaria a elaborare i dati provenienti dall’emergente mondo della Internet of Things (IoT): “Ci saranno così tanti dati che sarà impossibile aggregarli con le tecnologie esistenti”. La terza sfida sono i servizi di HPE, sempre più utilizzati per abilitare i partner ad accelerare la trasformazione, e facilitare la transizione dei clienti dalle vecchie alle nuove tecnologie.  

Server flessibili, potenti, ma soprattutto sicuri

All’inizio del 2017 HPE ha avviato in Italia investimenti per oltre dieci milioni di euro, dedicati alla costruzione di laboratori vicini alle imprese, dove, assieme ai propri partner, punta a portare innovazione, calata nel contesto delle singole realtà imprenditoriali e territoriali. HPE sta anche diffondendo nel paese la cultura digitale, assieme ad associazioni come Confindustria Digitale e Assolombarda, ma al centro pone il potere dirompente della tecnologia di ultima generazione: i server ProLiant Gen10, dice Venturi, sono ideati per affrontare i problemi dell’IT in modo nuovo.  

Come? Il servizio HPE Flexible Capacity, ad esempio, trasferisce nell’IT on-premise la struttura dei costi e flessibilità tipiche del cloud pubblico. Si paga solo per quanto si utilizza, con la possibilità, all’occorrenza, di espandere la capacità, sfruttando un buffer locale di risorse IT.  

C’è poi la potenza dei nuovi server: qui HPE, grazie alle molto stretta collaborazione con Intel, e alla fusione delle rispettive competenze ingegneristiche, ha sviluppato, sottolinea l’AD, tecnologie uniche, come quelle di Intelligent System Tuning (Jitter Smoothing, Workload Matching, Core Boosting), che permettono di configurare in modo dinamico le risorse del server per supportare specifici workload e raggiungere elevati livelli di prestazioni. 

Il vero fiore all’occhiello dei server ProLiant Gen10 è però la tecnologia di sicurezza: nel silicio dell’ASIC (application-specific integrated circuit) del chipset custom iLO (Integrated Lights-Out) è in sostanza impressa una ‘impronta digitale’ indelebile, che protegge il firmware dei server dai cyber-attacchi, rilevando il codice firmware corrotto e ripristinando quello originale.

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