La maggiore criticità? La mancanza di consapevolezza

Dall’indagine realizzata da Vanson Bourne per conto di Ca emerge che è necessario promuovere presso le aziende e i dipartimenti it il valore del cloud come abilitatore di nuove opportunità di business e di riduzione di costi. Nella foto Gabriele Provinciali, Senior Solutions Architect, Ca

Pubblicato il 27 Mag 2010

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Un differenziatore di partenza che ci sembra dover subito riconoscere a Ca è la sua chiara percezione del problema numero uno per il cloud pubblico o privato: né sicurezza, né qualità del servizio in termini funzionali o di disponibilità, né difficoltà di integrazione e di personalizzazione nel provisioning It. Quelli vengono dopo. Se il cloud è un vantaggio competitivo da non perdere, il problema numero uno è lavorare proattivamente sul versante della domanda, prima sulla percezione di valore che del cloud hanno business e It aziendale (in termini di capacità di cattura di nuove opportunità, Roi e riduzione costi), poi sulla consapevolezza del gap tecnologico fra quanto serve e quanto realizzato, e infine sulla pianificazione degli investimenti necessari (acceleratori, inibitori, rischio).
Per inquadrare chiaramente la problematica, Ca ha commissionato un’indagine a Vanson Bourne su un mix di 550 aziende (di cui 50 italiane), medio grandi secondo criteri europei (35% sotto i 3000 dipendenti, 65% sopra). Il titolo è in positivo ”Scatenare il potere della virtualizzazione nel 2010”, ma appare soprattutto un incoraggiamento, specie per le 50 aziende italiane delle quali fotografa una percezione di valore e una consapevolezza del gap nel complesso “arretrate” rispetto alla media delle 550 europee.
“Il cloud va affrontato anzitutto come opportunità da capire, sia per perseguirla, sia al limite per non coglierla, ma consapevolmente” dice Gabriele Provinciali, Senior Solutions Architect, Ca, cui ZeroUno ha chiesto un primo commento all’indagine (nei prossimi numeri di ZeroUno realizzeremo un servizio articolato sui risultati della ricerca). Secondo Provinciali dall’indagine emerge chiaramente che “il” problema è l’insufficiente percezione: c’è bisogno della consapevolezza che può derivare da “una mappatura fra il ventaglio delle possibilità tecnologiche e i modelli di opportunità per il business”.
Lo studio approfondisce il ventaglio tecnologico soprattutto per virtualizzazione (server, desktop e piattaforma), automazione di processi e servizi, self-service (provisioning, deprovisioning e dynamic resource handling). Nello studio sono evidenti gli scostamenti fra le risposte medie delle 50 aziende italiane e delle 550 europee.
Ma fermiamoci qui per il momento, con un’ultima considerazione sui fattori principali che caratterizzano (in positivo o in negativo) i due contesti analizzati, tecnologico e di business. Sul fronte tecnologico, l’implementazione dominante è la virtualizzazione dei server sia in Europa (70%) sia in Italia (50%). Ciò è in parte giustificato dal fatto che mettere i server in pool per lavorare con macchine virtuali è di fatto il primo passo verso il cloud; ma sicuramente “hanno pesato le condizioni economiche 2009 su una scelta in sintonia con i tagli dei budget”, precisa Provinciali.
Sul fronte del business, emerge un elemento sicuramente negativo: il 57% delle aziende si dice attivo nel preparare la ripresa, ma solo nel 35% dei casi i reparti It sono coinvolti. “Questa distanza fra It e strategia aziendale nel lavorare per la ripresa, la dice lunga sulla attuale sottovalutazione del cloud come veicolo di servizi innovativi per il business”, conclude Provinciali.

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