Digital360 Awards

Chi decide come usare l’AI secondo Lenovo

Ristabilendo la differenza tra uomo e macchina, quanto a coscienza, corpo e ragionamento, si può meglio comprendere che le aziende non sono obbligate a usare l’AI affidando tutti i propri dati e il proprio core business a chi la propone sul mercato. Esistono altre strade per innovare, da identificare attraverso l’intelletto umano che sa contestualizzare e cambiare idea. Lo spiega Lenovo ai Digital360 Awards, citando casi d’uso di edge computing.

Pubblicato il 08 Nov 2023

Massimo Chiriatti, Chief Technology & Innovation Officer di Lenovo

Non è né distopico né utopico: il futuro dipende da noi. È la conclusione con cui Massimo Chiriatti, Chief Technology & Innovation Officer di Lenovo, saluta la platea dei Digital360 Awards dopo aver illustrato una vision sull’intelligenza artificiale che spazia dall’impatto etico sulla società, all’applicabilità della stessa tecnologia nel campo dell’edge computing, con tanto di caso d’uso. Si tratta di una visione che interroga sulla natura del concetto, prima di entrare in ambito tecnico o operativo, per tracciare in modo chiaro la differenza tra chi ha una coscienza e chi non ce l’ha. Nel primo caso le decisioni sono prese anche con “dati” raccolti dal corpo che vive il contesto, e ci si può pentire. Nel secondo, si ha a che fare con moltiplicazioni di enormi matrici e leggi di statistica, per cui anche con pregiudizi inconsapevoli e nessuna capacità di giudizio o pentimento.

Chi decide come usare l’AI secondo Lenovo

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Descritto così il divario tra uomo e macchina, Chiriatti descrive come piuttosto spaventosa l’idea di affidare decisioni aziendali alla sola intelligenza artificiale. “Significherebbe consegnare a delle big tech i nostri dati e il core business dell’intera organizzazione. È e deve essere sempre necessario farlo?”. Interrogandosi e interrogando il pubblico presente a Lazise per l’evento finale, tenutosi in concomitanza con il CIOSumm.it, Chiriatti non chiude le porte all’innovazione. Anzi, ma gli preme mostrare un modo alternativo di portarla avanti all’interno di un’azienda, in modo che quelle del Paese non si sentano obbligate a partecipare a una sorta di grande rivoluzione con passaggio obbligato agli LLM, quando invece l’AI può essere sfruttata in molti altri modi meno rischiosi.

Un esempio tra tutti, quello dell’Edge Computing “che porta l’intelligenza dove serve invece di spostare i dati fuori dall’azienda. Oggi, chi si occupa di controllo qualità di un prodotto può misurarla, collegando i dati anche alle macchine che lo realizzano e all’utente che dà il feedback, per costruire una value chain strategica” racconta Chiriatti, citando anche un manifesto AI per le imprese, che le aiuti a non spaventarsi di fronte ad alcuni allarmi e a ricordare che possono scegliere come usare l’AI molto più di quanto non pensino.

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