Microstrategy lancia l’Intelligent enterprise: “Data analytics carta vincente”

Tappa a Roma per le “symposium series” della multinazionale statunitense Microstrategy. Il Chief marketing officer Mark Gambill: “Semplifichiamo per gli utenti tecnologie complicate, presentando in modo intuitivo e in real time le informazioni che servono ai decision maker”

Pubblicato il 16 Apr 2018

MIcrostrategy

Saper gestire, integrare e analizzare i dati è ormai un fattore competitivo di primo piano. E la capacità di rendere questo processo semplice, fornendo in tempo reale informazioni intuitive già alla prima visualizzazione, può fare la differenza nella competizione. E’ l’intelligent enterprise, l’organizzazione data driven in grado di anticipare grazie alle tecnologie sfide normative, tecnologiche e di mercato, trasformandole in opportunità e profitto, grazie all’integrazione tra enterprise analytics e mobility. A teorizzarla è MicroStrategy, multinazionale Usa guidata in Italia da Carlo San Martino, che ha illustrato oggi la sua vision nella tappa romana delle “symposium series” dedicate all’ “era dell’intelligent enterprise”.

“Un’azienda intelligente va oltre la business intelligence – spiega a BigData4Innovation Mark Gambill (nella foto), Chief marketing officer di MicroStrategy – offrendo insight trasformativi a ogni utente, stakeholder e partner”. Al centro di tutto c’è una user experience semplificata al massimo: “Nel corso degli ultimi 5-10 anni è successa una cosa importante – aggiunge Gambill – oggi le decisioni vengono prese in tempi rapidissimi, non si possono aspettare tecnologie e analisi complicate: c’è bisogno di un processo di semplificazione che presenti ai decision maker informazioni in tempo reale, senza il bisogno che siano tecnicamente specializzati. La visualizzazione è fondamentale e le e nostre soluzioni devono essere costruite su misura per le esigenze degli utenti. Questo è l’obiettivo della nostra piattaforma”. Uno scenario in cui l’intelligenza artificiale è destinata ad avere un ruolo sempre più importante, perché, spiega Gambill, “può essere predittiva, man mano che il processo di apprendimento si affina, e quindi dare un grande aiuto nell’impostazione delle strategie di business”.

A confermare l’importanza del dato come fattore competitivo è intervenuto durante i lavori della mattinata Giancarlo Vercellino, research and consulting manager in Idc Italia: “La consapevolezza dell’importanza dei dati è progressivamente cresciuta, in una trasformazione in atto da ormai circa 20 anni, da quando si iniziava a parlare di  ‘internet of something’ fino a oggi – sottolinea – Il web non è più soltanto uno strumento di comunicazione, ma è diventato uno strumento di business: così trasformando e spostando informazioni si crea valore per il mercato”.

Nell’Intelligent Enterprise di Microstrategy machine learning e data governance hanno un ruolo chiave

In questo campo IoT e Industry 4.0 sono soltanto una parte di una trasformazione più ampia: chi non utilizza i dati rischierà di scomparire, in una sorta di scenario darwiniano. Vercellino individua così alcuni fattori chiave per rimanere competitivi nell’era della digital transformation. Al centro di tutto – spiega l’analista – c’è il machine learning e il sistema di governance dei dati, poi la capacità di mettere insieme informazioni strutturate e non strutturate, in un contesto in cui la cultura aziendale cambia proprio in funzione dei dati come fattore chiave. Il processo di cambiamento finisce così per coinvolgere direttamente anche i manager, che dovranno cambiare in quest’ottica il proprio stile di decision making, per monetizzare gli analytics e perfezionare i processi aziendali all’insegna dell’efficienza.

Le ricadute pratiche di questo cambiamento sono nel poter comprendere in anticipo le preferenze degli utenti, e nell’essere in grado di vendere servizi che si aggiungono a i prodotti. Oltre che nell’avere una visione chiara sulla sicurezza, con una più semplice rilevazione delle frodi e dei comportamenti commerciali scorretti.

Quattro i comportamenti “tipici” di chi si affaccia al mondo della intelligent enterprise: “Sul primo scalino c’è chi sta riflettendo sull’opportunità di imboccare la digital transformation – spiega Vercellino – soppesando i pro e i contro. Poi c’è chi punta semplicemente all’automazione dei processi, senza attendersi o volere altro che livelli di efficienza maggiori. A seguire c’è chi analizza i dati per ottenere nell’immediato vantaggi competitivi sui concorrenti, e infine chi lo fa per ottenere vantaggi a lungo termine. Oggi il 43% delle imprese italiane fa parte del primo gruppo, il 25% nel secondo, il 23% del terzo e il 9% dell’ultimo. Tra i settori più avanzati nel nostro Paese la finanza e le utilities, mentre Pa e manifatturiero sono più indietro”.

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