Gli italiani hanno aspettative positive rispetto all’economia digitale, in particolare, il 78% della popolazione vede nella digitalizzazione effetti positivi soprattutto in relazione al modo di organizzare il lavoro e la produzione e il 72% dei lavoratori si aspetta miglioramenti diretti sulla propria attività
Cresce la porzione degli italiani ottimisti che guardano con fiducia al futuro della nostra nazione (38%) che superano, anche se di poco, i pessimisti (36%). D’altra parte, abbiamo, mediamente, una peggiore reputazione del clima economico del nostro Paese rispetto a quella che l’Italia stessa gode all’estero. Sono solo alcuni dei messaggi sottolineati durante le anticipazioni del sondaggio condotto da EY, in collaborazione con Ipsos, parte di un più ampio progetto di ricerca focalizzato sulla digital transformation in Italia.
Analizzare il sentiment delle persone è importante per capire il clima generale relativo al panorama aziendale ed economico nel suo complesso. Percezioni pessimistiche e sfiducia nel futuro incidono infatti sui comportamenti delle persone a partire dai loro acquisti e investimenti, per arrivare alle decisioni dei propri stili di vita o dei luoghi dove lavorare e vivere.
“Il 70% degli italiani – ha sottolineato Nando Pagnoncelli, presidente di Ipsos Italia – non sa che il nostro è il secondo Paese manifatturiero in Europa. È troppo diffusa l’abitudine a raccontare l’Italia in negativo. Il risultato è che la fiducia dei consumatori non riflette il miglioramento del clima economico”.
Donato Iacovone e Nando Pagnoncelli durante la conferenza stampa in cui sono stati anticipati alcuni dati del sondaggio Ipsos sulla digital transformation in Italia che verrà presentato nella sua interezza durante l’EY Capri Digital Summit che si svolgerà tra il 3 e il 5 ottobre prossimi
In uno scenario di ottimismo si colloca, senza dubbio, la progressiva digitalizzazione delle famiglie, da un lato, e delle aziende dall’altro in quanto, come vedremo, si hanno aspettative positive rispetto all’economia digitale.
“Fino al 2005 – ha sottolineato Pagnoncelli – solo un italiano su 3 usava Internet, nel 2017 la proporzione era 2 su 3. Inoltre, circa la metà degli italiani si collega a Internet tutti i giorni. Dove invece non si utilizza Internet (circa il 30% della popolazione) si hanno principalmente due motivazioni: da un lato l’età in quanto gli anziani dimostrano un minore interesse verso il Web e, dall’altro, nelle famiglie più giovani, il costo. In generale, la familiarità con le nuove tecnologie cala al crescere dell’età e al diminuire del titolo di studio. Si rileva poi che lo smartphone ha superato desktop e tablet come device utilizzato”.
Rivolgendo l’attenzione alle imprese, dall’indagine Ipsos è emerso che il 78% della popolazione italiana vede nella digitalizzazione soprattutto effetti positivi in relazione al modo di organizzare il lavoro e la produzione e il 72% dei lavoratori si aspetta miglioramenti diretti sulla propria attività.
Dal canto loro le imprese, secondo elaborazioni Ipsos 2018 su dati Istat, stanno investendo in tecnologie relative soprattutto alla sicurezza informatica (45%) e alle applicazioni Web e mobile (28%). Sono invece meno numerose quelle che spendono per IoT, Big Data, Stampa 3D e robotica.
“Continuiamo ad avere un gap nel livello di investimenti nel digitale rispetto all’Europa – ha sottolineato a questo proposito Donato Iacovone, AD di EY in Italia e managing partner dell’area mediterranea – le aziende fanno ancora fatica a capire il ritorno degli investimenti in digital transformation; per tante realtà è facile capire il ROI di un impianto nuovo ma non dare un valore a quello di un nuovo modello di business. Abbiamo, inoltre, una forte lacuna di competenze. Secondo uno studio McKinsey le nuove professioni sono cyber security expert, data scientist, cloud computing expert, social media marketing manager, big data analyst, business intelligence analyst. Il problema grave è che si tratta di skill per cui ancora bisogna costruire percorsi formativi e quindi ci vorrà tempo per avere la possibilità di acquisirli. Un suggerimento, considerando, infine, i numeri riportati da Ipsos: è importante per le imprese monitorare la reputazione del proprio brand sul Web, anche se non si fa e-commerce: come abbiamo visto Internet è sempre più consultato, anche solo per raccogliere informazioni…”.
I dati Ipsos nel loro complesso saranno presentati durante l’undicesima edizione dell’EY Capri Digital Summit che si svolgerà tra il 3 e il 5 ottobre e in quell’occasione rappresenteranno la base da cui partire per il dibattito tra rappresentanti delle istituzioni, mondo dell’offerta tecnologica, startup, investitori e aziende utenti. Un confronto mirato a fare il punto su quel che occorre per imprimere un’accelerazione al nostro Paese.
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