Il Cpm in Italia? Ancora a due velocità

Una ricerca sulle aziende italiane quotate in borsa dimostra il valore che i responsabili finanziari danno all’analisi delle performance nei processi decisionali. e anche se le società dotate di soluzioni avanzate di cpm sono in minoranza, la domanda è in evoluzione

Pubblicato il 20 Feb 2007

Se la fase di cambiamento che il ruolo del Cfo sta attraversando pone queste figure aziendali di fronte a notevoli sfide sul piano della riqualificazione professionale e manageriale derivante dall’ampliamento dei compiti richiesti al Financial management nella gestione dell’impresa ‘flessibile’, va anche detto che il momento è loro favorevole. Infatti il coinvolgimento della funzione finanziaria nei progetti di compliance e di gestione del rischio che molte aziende stanno implementando dà ai suoi responsabili un nuovo peso nei confronti del board aziendale, che si trova a chiedere al Cfo un crescente supporto nelle decisioni che riguardano le strategie di business. Si presenta quindi la necessità di disporre di strumenti informatici per la conoscenza e il controllo dei processi e delle prestazioni dell’impresa che vadano oltre l’area prettamente finanziaria.

Cfo: è richiesto un crescente supporto alle decisioni
Questa richiesta, che l’indagine Ibm oggetto dell’articolo precedente ha evidenziato a livello worldwide, è ben avvertita anche in Italia e nell’autunno 2006 Tagetik (http://www.tagetik.com/ ), società italiana che opera nel Corporate performance management (vedi riquadro) ha condotto, con l’ausilio di MDS Consulting, società di ricerche in area business, un’indagine sul tema dell’informazione finanziaria e dei sistemi a supporto del top management presso i Cfo, i responsabili finanziari e i direttori amministrazione, finanza e controllo di 100 aziende italiane quotate in Borsa.

Figura 1 – Strumenti utilizzati dal Cfo per fornire dati e analisi delle performance

Premesso che l’importanza di disporre di strumenti specifici di pianificazione, controllo e reporting (figura 1) è quasi universalmente riconosciuta (solo il 15% degli intervistati copre queste necessità ampliando le funzionalità del sistema Erp), poi, quando si va ai risultati, si delinea, come sovente accade nel nostro Paese, un quadro con luci e ombre. Infatti, solo il 31% degli intervistati dispone di un vero sistema direzionale, collegato all’infrastruttura gestionale ma con specifiche applicazioni di analisi e reporting. Il già citato 15% ricorre a funzioni del proprio Erp e un notevole 46%, svolge le elaborazioni destinate a fornire dati e analisi sulle prestazioni aziendali tramite strumenti di base quali Excel. Questo significa che la larga maggioranza delle imprese (46%+15%) lavora o su dati immessi ed elaborati sostanzialmente in modo semi-manuale e quindi, anche qualora il caricamento in Excel sia in qualche modo automatizzato, non aggiornati in tempo reale; oppure su dati aggiornati ma provenienti principalmente, se non esclusivamente, dai processi transazionali gestiti dall’Erp.

Figura 2 – Principali limiti del sistema di controllo delle performance utilizzato

Eppure, quando si va a chiedere quali siano i limiti del sistema di controllo delle performance realizzato (figura 2), se il 32% degli intervistati lamenta la mancanza d’integrazione fra le componenti, corollario di un processo semi manuale; il 15% (la stessa percentuale dei fedeli all’Erp) la rigidità del sistema rispetto ai cambiamenti dei modelli di business e l’11% l’eccessivo numero delle soluzioni coinvolte (che è un problema di processo, più che di tecnologia); c’è un 39% per il quale va tutto bene e il sistema implementato è quello ottimale. Questo livello di soddisfazione, elevato se si considerano i limiti oggettivi del 61% delle soluzioni implementate e rafforzato dal fatto (decisamente raro nel panorama italiano) che il 59% degli intervistati ritiene ‘buoni’ gli investimenti in It destinati all’area Finance (figura 3), si spiega molto semplicemente con il fatto che per parecchie aziende anche un controllo fatto con calcoli su uno spreadsheet risulta adeguato. Come osserva Manuel Vellutini, Executive Vp Sales, Marketing & Alliance di Tagetik: “Esistono due realtà molto differenziate sul mercato, con aziende all’avanguardia nell’adottare sistemi di performance management e altre in una fase ancora iniziale ma da un certo punto di vista funzionale alle loro necessità. L’esigenza di strumenti dedicati è comunque dimostrata, come confermato dai nostri clienti che hanno scelto Tagetik Cpm pur disponendo di ottimi Erp di base”.

Figura 3 – Valutazione degli investimenti IT in area finance


TAGETIK E IL CPM FLESSIBILE
Evoluzione internazionale di Gruppo Servizi, società di Lucca fondata nel 1986 da Pierluigi Pierallini e che si occupava di consulenza It, Tagetik dalla metà degli anni ’90 è spostata sullo sviluppo di soluzioni software in area Finance. Dal 1998 è focalizzata nel settore Cpm ed è oggi una software house che opera a livello nazionale (alla sede di Lucca si sono aggiunte due filiali a Milano e Torino ed una in apertura a Roma) e conta circa 150 dipendenti. L’azienda investe circa il 25% del fatturato annuo in ricerca e sviluppo.
Il suo prodotto di punta, adottato da circa 250 aziende utenti, è Tagetik Cpm, una soluzione che comprende sia la gestione dei processi sia l’esecuzione delle applicazioni di Cpm e la cui tecnologia è caratterizzata dall’essere totalmente Web-based, cross-platform (si interfaccia automaticamente con ambienti Microsoft, Ibm, Oracle e Sap) e soprattutto dall’avere funzionalità predefinite ma operanti secondo una logica interna che può essere configurata e manutenuta direttamente dall’utente, che quindi dispone di un pacchetto facilmente adattabile alle esigenze del momento.

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