Telecom: 5G, sicurezza e piattaforme per l’IoT

Lo scenario di sviluppo dell’Internet of Things secondo Mario Di Mauro, Direttore Strategy & Innovation Telecom Italia. Industry 4.0, retail, agricoltura di precisione e smart city tra i settori con maggiori potenzialità di sviluppo

Pubblicato il 29 Mar 2016

Mario Di Mauro, Direttore Strategy & Innovation Telecom Italia
Mario Di Mauro, Direttore Strategy & Innovation Telecom Italia
Mario Di Mauro, Direttore Strategy & Innovation Telecom Italia

L’Internet of Things è strategica per l’Italia ed è strategica per Telecom. L’azienda italiana ha deciso di seguire e sostenere l’evoluzione dell’Internet delle cose con un piano di azione che la vede presente in tutti i principali mercati n cui l’IoT è chiamata a svolgere un ruolo di innovazione sia a livello di nuove soluzioni, sia soprattutto nella capacità di stimolare e favorire la nascita e lo sviluppo di nuovi modelli di business.

Internet4Things ha voluto approfondire le opportunità dell’IoT per Telecom per il mercato italiano con Mario DI Mauro, Direttore Strategy & Innovation Telecom Italia.

Iniziamo dal rapporto tra l’IoT e le comunicazioni. L’IoT definisce la rete delle apparecchiature e dei dispositivi, diversi dai computer, connessi a Internet: in questo contesto rientrano i sensori per il fitness, per le automobili, per le radio, gli impianti di climatizzazione, ma anche elettrodomestici, lampadine, telecamere, pezzi d’arredamento, container per il trasporto delle merci. Qualunque dispositivo elettronico equipaggiato con un software che gli permetta di scambiare dati con altri oggetti connessi è nell’ambito IoT. Con il termine Internet of Things  si fa dunque riferimento ad infrastrutture nelle quali innumerevoli sensori sono progettati per registrare, processare, immagazzinare dati localmente o interagendo tra loro sia nel medio raggio, mediante l’utilizzo di tecnologie a radio frequenza (ad es. RFID, bluetooth etc.), sia tramite una rete di comunicazione elettronica. Il tema della comunicazione degli oggetti è dunque assolutamente centrale per la natura stessa dell’IoT.

Di quali oggetti si parla nel mondo dell’IoT?

I dispositivi che vanno a comporre il mondo dell’Internet delle cose non sono soltanto i tradizionali computer o gli smartphone, ma anche quelli integrati in oggetti di uso quotidiano (“things”), come i wearable, di automazione domestica come nella domotica o di georeferenziazione e navigazione assistita. In altre parole per Internet of Things si intende un ulteriore sviluppo di Internet conseguente alla connessione in rete degli oggetti materiali. Oggetti che potrebbero essere dotati di un identificativo univoco (ad esempio, un numero di serie), riconoscibile anche in radiofrequenza. Ma l’identificazione degli oggetti potrebbe avvenire anche senza ricorrere ad etichette radio, ma combinando sensori e riconoscimento automatico (si pensi, ad esempio, al riconoscimento di un codice a barre effettuato con un cellulare collegato ad Internet).
Ogni oggetto esistente può essere collegato alla rete: persone (spesso attraverso il device che tutti ci portiamo dietro, lo smartphone, che oggi può essere quasi considerato un proxy dell’essere umano), animali e piante (smart agrifood), cose e processi di ogni genere. Più che di Internet of Things in questo senso sarebbe più corretto parlare di Internet of Everything. A oggi, secondo Gartner, gli oggetti connessi sono circa 5 miliardi e diventeranno 25 entro il 2020. Altre fonti stimano che i dispositivi connessi nel globo siano ormai tra gli 8 e i 10 miliardi.
L’importante per fare parte dell’IoE è che ogni oggetto o persona sia dotato di un sensore (almeno uno) con due caratteristiche principali: essere univocamente identificato, per esempio tramite un indirizzo IP, e avere la capacità di scambiare dati senza l’intervento umano diretto.

Come si può definire il ruolo delle società di Tlc nella gestione del traffico legato agli apparati IoT?

La grande complessità del mercato IoT è dovuta ai numerosi settori verticali che lo compongono e al vastissimo ed eterogeneo addressable market cui fa riferimento. Si vede subito come sia centrale il ruolo di una società di TLC, sia per fornire la rete primaria di trasmissione, mobile e fissa con wifi, sia per aggregare e ritrasmettere i dati raccolti da reti locali, quali ad esempio le capillary network. Ancora più naturale risulta il ruolo delle Telco se si considera l’ampia diffusione dei sensori tascabili connessi, vale a dire gli Smartphone.
In uno scenario a così elevato potenziale ma anche così vasto ed incerto, è chiave di successo per un Telco un posizionamento che indirizzi delle priorità sia in termini di segmenti da sviluppare sia di abilitatori tecnologici su cui fare leva.

Vediamo invece il ruolo di TIM nella fase di sviluppo e gestione del traffico, sia in termini di apparati e servizi per la gestione del traffico tra “oggetti”, sia per servizi di intelligence sui dati e progetti e servizi per le aziende e per servizi di IoT in “azienda”.

TIM sta lavorando per cambiare il proprio modello di business, passando da Telco tradizionale a Digital Telco & Platform Company. Questo passaggio significa in primis fare leva sulla prossimità del cliente, rafforzando  il servizio e le performance, e contemporaneamente  aumentare le caratteristiche di qualità affidabilità e sicurezza attraverso crescenti investimenti sulle infrastrutture di nuova generazione (NGN, LTE, Cloud e piattaforme). Gli abilitatori tecnologici prioritari sono lo sviluppo di una piattaforma IoT, l’evoluzione delle infrastrutture di rete (es. 5G o Narrow Band LTE) e l’utilizzo dei Big Data per nuove proposizioni di servizio.
Questo processo di transizione, già da tempo avviato,  si esprime in termini di offerta attraverso un servizio al cliente migliorato nelle performance, nella qualità, nell’affidabilità e nella sicurezza e questo grazie ai crescenti investimenti sulle infrastrutture e piattaforme  di nuova generazione (NGN, LTE, Cloud e piattaforme). Ad oggi TIM copre quasi 200 città con la fibra ottica fino agli armadi. TIM ha poi un piano di investimenti e nel 2018 la rete di nuova generazione in fibra NGN (Next Generation Network) raggiungerà oltre l’84% della popolazione e quella mobile LTE (Long Term Evolution) il 98%, avvicinandoci così agli obiettivi previsti dall’Europa. Gli investimenti in Italia saranno di  12 miliardi di euro in tre anni, di cui 3,6 miliardi di euro per l’ultrabroadband fissa con l’utilizzo della fibra ottica e 1,2 miliardi di euro per l’ultrabroadband mobile con LTE. Circa 500 milioni di euro dedicati alla tecnologia FttH (Fiber to the Home) che ci permetterà di raggiungere a fine periodo una copertura di circa il 20%. Nel contempo TIM segue da vicino anche lo sviluppo delle capillary network.

Che posizione assume TIM nei confronti delle necessità di applicative per coprire i verticals dell’IoT?

In molti verticals dell’IoT il valore è chiaramente spostato verso le applicazioni, per questo TIM si posiziona verso la realizzazione di piattaforme e di servizi Internet of Things verticali (VAS Services) in cui la connettività possa essere inclusa nel servizio e realizzata tramite connettività M2M o in casi di applicazioni di tipo pubblico tramite le capillary networks.
TIM sta perseguendo questa via monetizzando i propri asset attraverso le Network API e l’evoluzione del Service Exposure che costituisce lo strumento con cui creare valore, monetizzando gli asset, attraverso un approccio cooperativo con le Terze Parti, combinando l’intelligenza e le funzionalità TIM con servizi e i contenuti esterni: le aziende potranno arrivare sul mercato con le loro soluzioni, basandosi sulle piattaforme e gli abilitatori di TIM, con nuovi processi di delivery dei servizi, con vari touchpoint digitali e con nuovi modelli di go to market per servire i clienti.
Attraverso le piattaforme “two side” TIM potrà poi facilitare l’interazione tra le imprese e gli utenti, ovvero introducendo meccanismi di co-innovation basati su piattaforme aperte ed in grado di generare l’effetto rete e la relativa generazione di valore per le imprese.

Che ruolo attribuite alle Startup?

Molto importante. L’innovazione di servizio e l’evoluzione del modello di business si costruiscono, infatti, anche grazie al contributo dei JOL di TIM (Joint Open Lab), delle start up che fanno parte del programma di accelerazione Wcap e delle iniziative di investimento di TIM Ventures. La stessa Gartner prevede che il mondo IoT, ad esempio, sarà sviluppato per il 50% da startup. TIM ritiene vincente l’affiancamento delle startup a player consolidati sul mondo delle platform, superando la tradizionale value chain lineare con l’obiettivo d’impegnarsi e confrontarsi per alimentare modelli reticolari di scambio del valore.

Illustrazione fornita da Shutterstock www.shutterstock.com
Illustrazione fornita da Shutterstock

Emerge poi chiaramente, dall’importanza degli investimenti effettuati e dalla profondità della trasformazione del business aziendale, come TIM si ponga come driver della vita digitale del Paese sia nell’ottica di raggiungere un posizionamento distintivo sui mercati verticali di maggior valore, come ad esempio Smart Cities e Industry 4.0, Connected Car, Identity Solution, Smart School, sia nel guidare la nascita (o rinascita) di un ecosistema virtuoso cui devono prendere parte grandi aziende ma anche piccole e dinamiche realtà, da sempre la caratteristica principale del tessuto economico e industriale italiano.

IoT e sicurezza. La vostra posizione sul tema della identità elettronica, tutela della privacy e il ruolo delle società di Tlc

Il principale problema legato all’Internet of Things riguarda la tutela della privacy e il corretto utilizzo dei dati. Un esempio? Il bracciale per il fitness rileva che ultimamente le nostre performance sportive sono peggiorate. Con questo dato potremmo essere il target ideale per la pubblicità di un integratore alimentare. Difatti nell’attuale era tecnologica le caratteristiche personali di un individuo possono essere tranquillamente scisse e fatte confluire in diverse banche dati, ciascuna di esse contraddistinta da una specifica finalità. Su tale presupposto può essere facilmente ricostruita una sorta di persona elettronica attraverso le tante tracce che lascia nei flussi informativi che annotano e raccolgono informazioni sul suo conto.
Si deve ricordare che l’obiettivo delle nuove tecnologie è quello di migliorare la qualità della vita dei cittadini nel rispetto della sicurezza e della privacy. Qualsiasi problematica inerente i rapporti tra nuove tecnologie e privacy va sempre risolta inquadrandola nell’ambito di una considerazione globale dei benefici socio-economici che scaturiscono dall’innovazione tecnologica. Ad esempio non possono trascurarsi i grandi vantaggi rappresentati dalle banche dati presenti in Rete oltre che nello svolgimento dell’attività amministrativa, anche nel migliorare in generale la qualità della vita dei cittadini e nel promuovere le attività produttive ed economiche. Emerge con chiarezza il ruolo delle società di Tlc sul fronte della sicurezza dei dati e dei canali di comunicazione e della riservatezza delle informazioni. Si tratta di estendere la strategia di security delle piattaforme Tlc anche a tutto il mondo dell’IoT.

Che tipo di prospettive vedete per la privacy dei documenti elettronici?

L’Autorità Garante per la tutela dei dati personali, nell’esercizio della funzione consultiva di cui è titolare, ha segnalato la necessità di individuare con maggiore attenzione e proporzionalità la tipologia dei dati da inserire nei documenti elettronici, i soggetti che possono eventualmente accedere alle varie categorie di dati e le garanzie per gli interessati.
E’ naturale che, in questo quadro evolutivo di sviluppo dell’IoT, l’Autorità abbia deciso di assumere un atteggiamento rigoroso avviando una pubblica consultazione in data 26 marzo 2015 al fine di acquisire osservazioni e proposte riguardo agli aspetti di protezione dei dati personali connessi alle nuove tecnologie classificabili come Internet of Things.

In particolare, secondo il Garante, un’attenzione particolare deve essere riservata ai rischi relativi alla qualità dei dati che potrebbero derivare dal loro grado di affidabilità, specie considerati gli usi in campo medico-sanitario, nonché ai rischi che vengano realizzati, quali un invasivo monitoraggio dei comportamenti degli utenti, anche a loro insaputa, ovvero un condizionamento degli individui tale da limitarne anche significativamente la libertà e la capacità di autodeterminazione. Manca infatti un quadro normativo che stabilisca con chiarezza la titolarità delle informazioni raccolte dalle “things” e trasmesse sulla “Internet” e i diritti e i doveri di tutte le parte coinvolte.
Sarebbe opportuno che sin dalla fase di progettazione gli oggetti ed i servizi destinati ad interagire nell’Internet of things si ispirino ai principi della privacy by design e della privacy by default.

Cosa sta facendo TIM?

In questo ambito TIM sta investendo in modo significativo, sia nella sicurezza di tutte le reti che utilizza, fisse e mobili, sia nella Digital Identity.
Telecom Italia Trust Technologies è infatti uno dei tre Identity Provider accreditati per erogare le credenziali SPID.
TIM sta inoltre lavorando con gli altri operatori mobili per fornire ai propri clienti una identità mobile certa, sicura e protetta, in grado di proteggere tutti i dati personali e sensibili.

Che cos’è Trusted Digital Life di TIM?

Il progetto TIM della Trusted Digital Life vuole mettere a disposizione dei cittadini tutti gli strumenti per ottimizzare i processi e semplificare le operazioni quotidiane, dai pagamenti, alla conservazione dei dati sanitari, agli “appunti” relativi alla propria vita quotidiana, le relazioni con le PA, le numerose carte loyalty che oggi ingombrano i nostri portafogli ed altro, il tutto in security nel nostro smartphone e in cloud, facilmente e comodamente accessibile ma ben protetto dalla nostra identità digitale.
TIM sta lavorando per fare da facilitatore e abilitatore per soggetti terzi, ma propone anche servizi finiti da un lato al pubblico e dall’altro alle imprese. Un ruolo centrale in questo ambito riveste la sicurezza, sia dei dati trasmessi, raccolti e analizzati, sia delle reti, sia per l’identità degli oggetti e delle persone abilitate. Si può parlare di una Digital Identity delle cose, che opportunamente incrociata con la DI degli individui massimizza la sicurezza dei nuovi strumenti IoT.

I settori che potranno godere dei maggiori benefici dall’evoluzione IoT?

Oltre che nella modifica della vita quotidiana dei cittadini,  l’impatto dell’IoT nei prossimi anni sarà fondamentale sul B2B. Le applicazioni business-to-business rappresenteranno quasi il 70% del valore che, secondo le stime, sarà generato dall’IoT nel prossimo decennio. Le stime arrivano ad immaginare un valore di circa 11 trilioni di dollari all’anno a livello globale, divisi tra nove diversi settori. Quasi 5 trilioni saranno generati dal B2B, tra fabbriche, settore manifatturiero, agricoltura ed ambienti sanitari, industria mineraria, costruzioni.
Gli oggetti connessi permetteranno di ottimizzare in tempo reale processi produttivi e attività  economiche riducendo in maniera sensibile l’inquinamento e il consumo di risorse.

Quali sono i settori che godranno dei maggiori vantaggi dall’introduzione dell’IoT?

Nelle Smart City secondo gli analisti il comparto dell’energia e quello dei trasporti saranno quelli che godranno, fin da subito, dei maggiori benefici. L’illuminazione pubblica per esempio, se gestita con le nuove tecnologie, potrebbe contenere del 40% i consumi di energia elettrica. La possibilità di ottimizzare il consumo di risorse, per esempio segnalando sprechi e guasti, e i flussi di movimentazione di merci e persone, scegliendo i percorsi e i tempi più idonei in base alle condizioni di traffico e al tipo di spostamento, genereranno per gli operatori economici risparmi sensibili e immediatamente misurabili, oltre che un impatto ambientale positivo. I primi settori che potranno godere dei maggiori benefici dall’evoluzione IoT e quelli in cui stiamo iniziando ad operare in ambito business sono il retail, l’industria e l’agricoltura.

Come cambierà lo Smart Retail?

Lo Smart Retail rappresenta una delle aree di focalizzazione delle attività di Innovazione che potrà fornire un flusso costante di sviluppi di soluzioni e servizi. La Value Proposition dell’offerta di Smart Retail di TIM  è  incentrata sul modello della  «Enriched connectivity», ovvero aggiungendo valore alle offerte core quali connettività Wi-Fi, fibra e rete LTE.
Il settore del commercio al dettaglio sta vivendo una intensa trasformazione. Il confine fra commercio elettronico e fisico diventa sempre più sfumato; il negozio fisico tuttavia non ha perso il suo ruolo di canale di acquisto primario, ma si sta trasformando sempre più per diventare uno spazio di relazione emozionale con i consumatori, valorizzando allo scopo tutto ciò che l’evoluzione digitale è in grado di offrire (negozio 2.0).
Il customer journey non è più semplice e lineare come in passato: con l’aumentare dei canali di vendita anche i modelli di acquisto del consumatore variano e assumono varie forme, quali ad esempio ROPO (Research Online Purchase Offline) e TOPO (Try Offline Purchase Online). Tra i  clienti l’uso dello smartphone e del web sono ormai parte integrante dell’esperienza di acquisto.

Lo Smart Retail, inteso come l’insieme delle soluzioni innovative per migliorare da un lato l’esperienza di acquisto dei clienti all’interno dei negozi, dall’altro l’efficacia commerciale e gestionale del retailer, è uno degli ambiti principali di applicazione delle Internet of Things, e per esso si prevede dai principali analisti un valore di mercato non inferiore ai 300 miliardi di euro nel 2020 (10 miliardi di euro in Italia). Oltre che all’IoT, lo Smart Retail è un tema che attiene anche alla Trusted Digital Life, con l’obiettivo di mettere a disposizione del retailer fisico dati sui clienti e i loro comportamenti, analoghi a quelli già disponibili per i siti di e-commerce, tutti completamenti coperti da consenso e da protezione della identità digitale, in ottica win-win per il retailer e il suo cliente finale.

Come cambia invece il mondo Industry 4.0 e Smart Manufacturing?

L’Internet of Things acquista straordinaria rilevanza se applicata al settore manifatturiero, tanto che alcuni analisti parlano di Quarta Rivoluzione Industriale. Le prime tre rivoluzioni furono indirizzate da altrettante grandi innovazioni tecnologiche, rispettivamente: la macchina a vapore, la catena di montaggio, i sistemi IT di controllo automatico.

L’Industry 4.0 si riferisce all’adozione in ambito industriale di alcune tecnologie digitali innovative caratterizzate dalla capacità di aumentare l’interconnessione e la cooperazione delle risorse (asset fisici, persone e informazioni) utilizzate nei processi operativi, sia interne alla fabbrica sia distribuite lungo la catena del valore. Ad esempio, processare e analizzare i dati agevola la predittività e il decision making, le moderne tecnologie di automazione consentono di realizzare sistemi che lavorano e si correggono autonomamente, limitando il tasso di errore e aumentando la  velocità. I vantaggi sono la riduzione dei costi, il miglioramento della produttività e l’ottimizzazione dei processi di business.

Queste tecnologie si possono ricondurre a due grandi insiemi, uno più vicino all’Information Technology, rappresentato da Internet of Things, Big Data e Cloud Computing ed uno più eterogeneo e vicino al layer delle Operational Technologies, rappresentato da Advanced Automation, Advanced Human Machine Interface ed Additive Manufacturing. Le Smart Technologies avvicinano il mondo fisico al mondo digitale, sono da considerarsi adeguatamente mature, ma richiedono  nuove competenze.

Illustrazione fornita da Shutterstock http://www.shutterstock.com
Illustrazione fornita da Shutterstock

Grazie all’Industry 4.0 e allo Smart manufacturing il Sistema Paese italiano potrebbe ritrovare maggiore competitività ed incremento della forza lavoro. La nuova fabbrica porterà infatti con sé un modo nuovo di lavorare in cui gli uomini saranno sempre meno impegnati in operazioni manuali ed a basso valore aggiunto, il concetto di postazione di lavoro sarà sempre meno legato ad una postazione fisica ma più flessibile sia sul piano logistico che di contenuto.
Il lavoro necessario sarà sempre più di tipo decisionale (con opportuni sistemi DSS basati su big data) e meno di tipo operativo, il che porterà anche verso un più gestibile aumento della durata della vita lavorativa.

Proprio la ricerca continua della qualità e la necessità di un maggior grado di controllo e di vicinanza sulle produzioni stanno dando vita al fenomeno del back reshoring. Infatti molte aziende che avevano spostato la produzione nell’Europa dell’Est o nei paesi asiatici in questi ultimi anni di forte crisi economico-finanziaria con l’obiettivo di abbattere i costi, stanno facendo dietro front, e molte aziende straniere stanno localizzando le loro produzioni in Italia, riconoscendo all’Italia l’attenzione massima alla qualità. Gli ulteriori benefici citati dalle aziende sono i risparmi sul dazio doganale, maggiore prossimità al cliente, riduzione di tempi e costi della logistica, maggiore flessibilità negli ordini.
TIM considera prioritario e strategico il filone dell’Industry 4.0 e conta di giocare un ruolo che va al di là del connectivity provider

Vediamo adesso il ruolo del 5G nello sviluppo di progetti IoT

Dal punto di vista delle reti di comunicazione il mercato IoT può essere suddiviso in due macro-scenari:

  • Soluzioni realizzate con sensori che comunicano con il cloud raramente e a intervalli regolari, in cui i principali requisiti sono basso consumo di batteria e ampia copertura. È il caso di applicazione delle LPWAN sullo spettro non licenziato
  • applicazioni che richiedono alta affidabilità, robustezza e bassa latenza. Questi use case sono abilitati dalle reti 5G e LTE.

Esistono ovviamente anche use casi intermedi  tra le due categorie, realizzabili con le connettività 2G, 3G e 4G.

Poiché le applicazioni di maggior valore sono quelle richiedono alta affidabilità, robustezza e bassa latenza, è fondamentale lo sviluppo del 5G, che introduce importanti novità, a partire dai devices, famiglia che si arricchisce notevolmente includendo sempre di più i connected objects (wearable, cars, sensors, ecc….) per arrivare alla rete di accesso che evolve verso una famiglia sempre più eterogenea che include reti molto diverse le una dalle altre, realizzando pienamente il concetto di HetNet (es. inclusione delle reti Wi-Fi come ulteriore layer della rete mobile, ecc…), ed in generale il concetto di Slicing, che riassume l’approccio multi-network attraverso la Softwarization of Telecommunication (Network Functions Virtualization, Software Designed Network ed Self Organizing Network).

Gli aspetti  di performance più rilevanti del 5G sui quali è estremamente importante focalizzarsi sono:

  • altissimo throughput a partire da 1 Gbps per il downlink per consentire servizi “very data intensive” come saranno quelli video ad altissima definizione (4K, 8K);
  • prestazione di servizio con livelli di latenza estremamente ridotti (pochi ms), per abilitare scenari di localizzazione in real-time, monitoraggio per prevenzione disastri naturali, presenza virtuale, SDV (Self-Driving Car) etc…;
  • capacità di gestire centinaia di migliaia e oltre di connessioni contemporanee per scenari con elevata concentrazione di sensoristica in scenari ad es. di Smart Metering in ambito Smart City.

Oggi TIM è impegnata nello sforzo rilevante di costruzione della rete 4G. Nei prossimi anni il 4G evoluto garantirà velocità di connessione molto elevate e sarà in grado di soddisfare attuali e nuovi bisogni del mercato. Sarà necessario uno sforzo di digitalizzazione dei processi produttivi, di ridisegno dei processi manifatturieri e del mondo dei servizi per generare la domanda di servizi che richiedono bassa latenza. Nei prossimi anni sarà molto importante lavorare alla definizione di nuovi “use cases” e nuove regole a supporto della wave di sviluppo della  nuova tecnologia 5G. Su questi aspetti lavoriamo anche a livello di Industry negli Organismi (Es. GSMA) preposti (personalmente in ambito Chief Strategy Officer Group – CSOG del GSMA del quale faccio parte).

Come cambia il settore primario con l’IoT nell’Agricoltura di precisione?

Illustrazione fornita da Shutterstock www.shutterstock.com
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Il settore primario può trarre un grande giovamento dalle innovazioni dell’IoT. Agricoltura di precisione ed allevamento possono beneficiare in maniera immediata di un monitoraggio e di una pianificazione degli interventi attuata tramite sistemi di sensoristica e analisi.
Le coltivazioni possono essere irrigate in modo molto più efficiente rispetto a quello tradizionale se monitorate da una rete di sensori capaci di comunicare al sistema di erogazione dell’acqua il reale fabbisogno delle piante, determinato in base alla temperatura, alla stagione, all’umidità del suolo e alle previsioni del tempo. Stesso discorso vale per l’irraggiamento solare, o anche la necessità di disinfestazione: tutti questi parametri possono essere misurati da sensori i cui dati vengono poi trasmessi tramite le capillary network, e successivamente aggregati e convogliati centralmente attraverso connessioni a larga banda, per poi essere analizzati e redistribuiti, sotto forma di informazioni atti a prendere decisioni manageriali, sia agli agricoltori sia agli enti pubblici e privati che ne abbiano interesse. Le prime applicazioni naturalmente sono fatte su coltivazioni ad alto valore, alberi da frutto, vigneti e uliveti, ma con la diffusione i prezzi si abbasseranno e potremo pensare ad una applicazione massiva.

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