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Per gestire la Mobility, le aziende italiane hanno scelto gli Enteprise Application Store

Il 71% delle imprese che hanno già introdotto o stanno introducendo delle Mobile App ha adottato un EAS per controllarne uso e distribuzione. Molte usano questi strumenti anche per monitorare l’utilizzo e gli aggiornamenti di smartphone e tablet. L’analisi dell’Osservatorio Mobile Enterprise del Politecnico di Milano: «L’EAS può diventare il “distributore” delle funzionalità della intranet e dei Sistemi informativi aziendali su Mobile»

Pubblicato il 10 Dic 2014

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Il mondo dell’Enterprise Mobility, cioè di tutto ciò che riguarda l’uso dei dispositivi mobili per il business, si poggia secondo gli Osservatori del Politecnico di Milano su tre componenti: Mobile Device, Mobile Biz App, ed Enterprise Application Store (EAS). Questi ultimi sono le piattaforme per il controllo e la gestione degli altri due componenti (dispositivi e App), e proprio per questo motivo sono in grande ascesa nelle aziende a causa dell’uso sempre più pervasivo della mobility anche per il lavoro, e anche con strumenti (smartphone, tablet) di proprietà del dipendente (politiche BYOD, Bring Your Own Device).

Agli EAS è dedicato un approfondimento nel più recente report dell’Osservatorio Mobile Enterprise della School of Management del Politecnico di Milano. Queste piattaforme, spiegano i ricercatori, sono caratterizzate da funzionalità standard basiche di Application Management: pubblicazione di App, download e controllo accessi, gestione di licensing e aggiornamenti in modalità push (cioè segnalando all’utente gli aggiornamenti disponibili), e verifica di integrità delle App.

Inoltre sempre più spesso sono dotate di funzioni di Mobile Device Management, che garantiscono la sicurezza dei dati delle App presenti localmente su tablet e smartphone, effettuare il provisioning sui dispositivi, gestire la profilazione degli utenti e, in generale, garantire il rispetto delle policy aziendali, per esempio richiedendo la modifica periodica della password di accesso al dispositivo.

L’EAS non è una piattaforma a sé stante, ma si integra necessariamente con gli altri Sistemi informativi aziendali, e in particolar modo può potenziare l’efficacia della intranet. In futuro, si legge nel report, ci si aspetta che ogni utente potrà configurare il proprio strumento di lavoro per interagire con l’organizzazione, avendo disponibili App sviluppate ad hoc per svolgere le attività di sua competenza. L’EAS potrebbe quindi diventare il “distributore” delle funzionalità della intranet e dei Sistemi informativi aziendali che, trasformate in App, vanno a costituire “l’ambiente Mobile” che ciascun dipendente si costruisce – in base alle sue esigenze – sul proprio device.

Solo il 6% dei CIO non è interessato

La Ricerca 2014 dell’Osservatorio conferma una dinamica importante e crescente di adozione degli EAS, già presenti (anche con più tipologie implementate allo stesso tempo) nel 71% delle aziende che hanno già introdotto o stanno introducendo delle Mobile App; un altro 12% introdurrà a breve gli eaS (decisione già presa) e l’11% lo farà nel medio/lungo termine. Solo il 6% dei CIO intervistati non ha intenzione, per ora, di implementare una piattaforma EAS, principalmente perché si trova in una fase embrionale di introduzione della Mobility nella propria organizzazione e ha deciso di gestire ancora manualmente l’installazione delle App.

Tra le diverse piattaforme di EAS si conferma la netta prevalenza di quelle gestite direttamente dalle singole imprese per i propri dipendenti (“in-house” oppure “as a Service”). I ricercatori classificano tre tipi di EAS: i Consumer Application Store (i normali mega-store rivolti al consumatore finale, dedicati a un singolo Sistema operativo, che consentono l’accesso pubblico anche ad App business “standard”, e l’accesso privato ad App sviluppate ad hoc per i dipendenti), i Business Application Store (piattaforme gestite da singoli System integrator, Mobile network operator, Hardware Manufacturer, Software House, ecc.), e i Private Enterprise Application Store, che sono piattaforme completamente private di una singola organizzazione (in house o in outsourcing), rivolte in modo selettivo a diverse famiglie di specifici utenti.

Nella quasi totalità (92%) i CIO italiani hanno scelto un Private enterprise application Store; nell’11% dei casi (in lieve aumento rispetto all’8% del 2013) anche i Consumer Application Store, stringendo accordi specifici con i grandi attori di riferimento per distribuire ai collaboratori Mobile Biz-app “mute”, che non contengono dati sensibili e che necessitano di accedere tramite login e password ai Sistemi informativi aziendali. Infine i Business Application Store dei Provider rappresentano a oggi una rara eccezione: sono scelti solo da 3 CIO su 100.

Tra i CIO che hanno adottato un Private enterprise application Store, quasi 3 su 4 lo hanno fatto tramite piattaforme di Application e Device Management, che consentono di gestire sia le App sia i dispositivi mobili. Un altro 18% ha scelto il solo Application Management. Il restante 8% rende disponibili le App attraverso un repository Web che permette agli utenti di scaricarle e installarle sul dispositivo, ma nella quasi totalità dei casi non consente alla Direzione IT di controllare in modo puntuale né l’aggiornamento né l’effettiva installazione delle App sui Device. Infine, nel 71% delle aziende che hanno adottato un EAS, queste piattaforme contengono tutte le Mobile App introdotte in azienda a supporto dei processi di business.

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