sotto gli occhi di tutti. Budget ridotti all’osso
costringono i CIO a limitare le spese allo stretto necessario,
accorciare il respiro dei progetti, razionalizzare e rendere più
efficienti i servizi già disponibili, concentrarsi sulle
iniziative che portano risparmi di costo immediati, per esempio
sulle bollette di telecomunicazioni. Di conseguenza, i vendor del
settore vedono ridotti gli ordinativi, con cali che l’ICT
italiana non ricorda dai tempi di Mani Pulite, precisamente dal
1991. I recenti dati Assinform relativi al primo semestre 2009
parlano di una contrazione del 4,5%, risultato del crollo
dell’IT (-9,5%) e di una riduzione più modesta delle TLC
(-2,5%). Secondo il Presidente di Assinform, Paolo Angelucci,
«il quadro è allarmante», soprattutto per quanto
riguarda l’occupazione, con il rischio di perdere risorse
umane qualificate: basti dire che il 30% degli addetti del
settore è laureata. Afferma Angelucci: «Le nostre stime
sull’occupazione indicano che, con questo trend, a fine
anno saranno 20.000 i posti di lavoro persi. Sembra che il Paese
stia decisamente rinunciando a investire in innovazione e, di
fronte alla crisi, si difenda ripiegando su stesso. Ma così
facendo stiamo anche allontanando i tempi della ripresa e
restringendo il ventaglio delle possibilità di crescita della
nostra economia». L’associazione di categoria
denuncia anche la poca sensibilità delle istituzioni e del
Governo e chiede interventi di sostegno per le imprese del
settore, che sono quasi 100mila.
Il bicchiere mezzo pieno
Ma la crisi ha anche un’altra faccia, quella delle aziende
virtuose che, invece di fermarsi ad aspettare che la congiuntura
negativa finisca, affrontano con coraggio la situazione,
utilizzando l’ICT come veicolo per traghettare la propria
azienda verso lidi più sicuri. Su questo si è concentrata una
ricerca della School of Management del Politecnico di Milano, che
ha analizzato un campione di 1200 PMI italiane individuando in
molte realtà comportamenti virtuosi, malgrado il drastico calo
dei progetti ICT “rilevanti” pianificati dalle
imprese per il 2010 (-31%). E che tali comportamenti virtuosi
stanno elevando il livello medio di maturità tecnologica delle
PMI italiane. Spiega Raffaello Balocco (nella foto), Responsabile
della ricerca sulle ICT nelle PMI condotta nell’ambito
dell’Osservatorio Smau – School of Management del
Politecnico di Milano: «Negli ultimi due anni abbiamo
assistito ad un aumento del livello di Maturità ICT delle PMI
italiane: in particolare, le imprese “Lungimiranti”,
che stanno utilizzando in modo evoluto sia l’infrastruttura
ICT che il parco applicativo sono passate dal 12% al 17%, mentre
si è ridotta la percentuale di imprese “Immature”,
passando dal 42% al 34%. È il segnale che, in media, la
sensibilità delle PMI italiane rispetto all’utilizzo delle
ICT è cresciuto negli ultimi anni ». Ma cosa significa che
un’impresa è “matura” dal punto di vista ICT?
Secondo il Politecnico di Milano, vuol dire che dispone di una
infrastruttura completa ed affidabile, predisposta
all’evoluzione, e di un patrimonio applicativo in grado di
supportare tutti i principali processi aziendali in modo
integrato. In questo numero, Wireless4innovation ha voluto dar
voce a queste realtà, puntando il riflettore sulle aziende
premiate a Smau per la loro capacità di innovazione.