Non si esagera si si afferma che l’IoT è uno dei motori della digital transformation. Certamente è anche uno dei termini tra i più in voga ad oggi e viene correttamente associato all’idea che qualsiasi oggetto può diventare connesso, comunicante e soprattutto intelligente.
Il concetto fondamentale dell’IoT non è legato all’intelligenza delle cose quanto, piuttosto, dei servizi e a un modello di sviluppo che integra a qualsiasi cosa una componente tecnologica dotata di capacità elaborativa. Con questa intelligenza qualsiasi oggetto diventa smart, sfruttando l’innovazione digitale associata all’evoluzione mobile, al cloud, e alle nuove logiche collaborative che inaugurano un CRM di nuova generazione a livello di tutta la filiera.
L’IoT è insieme di tecnologie, un oggetto diventa intelligente quando è dotato di un tag RFID, ovvero un chip che, con una piccola antenna e a un po’ di memoria viene letto da un dispositivo (fisso o mobile) mentre le informazioni gestite vengono elaborate da un software (middleware) che può essere integrato a qualsiasi sistema gestionale.
Per conoscere la vera storia dell’IoT occorre risalire all’RFID o RadioFrequency IDentification nata in ambito militare durante la seconda guerra mondiale per aiutare gli eserciti a riconoscere in volo gli aerei amici da quelli nemici. Dall’Identification of Things alla Internet of Things, l’evoluzione tecnologica è costellata di tante tappe intermedie, legate allo sviluppo di una sensoristica diversificata e al progresso dei sistemi di codifica, di lettura e di trasporto delle informazioni attraverso quel wireless che solo con l’avvento del protocollo IP ha portato a una svolta che ha cambiato veramente le regole di ingaggio del business.
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