Boston Consulting: “4G agli sgoccioli, l’Europa non perda il treno 5G”

I risultati dello studio “A Playbook for accelerating 5G in Europe”: in pochi anni lo standard attuale non potrà più fare fronte alle crescenti esigenze di traffico, mentre i Paesi dell’area Ue non sono ancora pronti alle reti mobili di nuova generazione. La soluzione? Una strategia comune per tutto il continente

Pubblicato il 09 Ott 2018

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In una manciata di anni il 4G non sarà più in grado di supportare le crescenti esigenze di traffico dati che si prevedono per l’Europa. La deadline più verosimile è il 2021, proprio l’anno in cui dovrebbe iniziare a dispiegare le proprie potenzialità il nuovo standard, il 5G, che oggi è in via di sperimentazione. Se però l’Ue non adotterà in fretta una strategia comune su questo tema il rischio è una sorta di paralisi causata dall’aumento a ritmo molto sostenuto della domanda di traffico dati: soltanto per il video la richiesta cresce annualmente del 40%, e non si prevedono rallentamenti da qui al 2025. Sono i numeri illustrati da The Boston Consulting Group nello studio “A Playbook for Accelerating 5G in Europe”.

D’altra parte, evidenza la ricerca, appare oggi impercorribile per le società di Tlc la strada di triplicare la densità infrastrutturale, e quindi il numero di antenne, del 4G: comporterebbe spese troppo alte, che alzerebbero i profitti delle telo fino a farle andare in perdita. 

Per questo sarà necessario puntare con decisione sul 5G, terreno sul quale oggi Stati Uniti e Cina sono molto più avanti dell’Europa, nonostante anche il rollout di una nuova tecnologia sia finanziariamente estremamente impegnativo per le telco, come è stato evidente in Italia con la conclusione dell’asta per le le frequenze, che ha superato quota 6,5 miliardi di Euro. A questo si dovrebbero aggiungere i costi per la rete, destinati a crescere secondo lo studio del 60%.

Per rendere più percorribile la strada del 5G la ricetta, secondo The Boston consulting group, è mettere a punto una strategia comune su scala europea, che coinvolga operatori di rete, legislatori e gli altri attori dell’ecosistema digitale. Tra gli obiettivi del piano ci dovrebbe essere quello di ridurre i costi del rollout mantenendo i ricavi al livello del quinquennio 2013-2018. 

“Sarà necessario in primo luogo  – spiega la ricerca – abbandonare alcuni vecchi approcci, usati anche con il 4G, ad esempio, distribuire la rete per gradi a livello regionale fino al raggiungimento dell’obiettivo di copertura prefissato, e adottare una strategia value-based. In questo modo le capacità della rete, grazie all’integrazione degli analytics, verranno calibrate sull’utilizzo effettivo sito per sito per evitare eccessi di offerta”. 

In più, secondo lo studio, si potranno tagliare varie voci di spesa con la condivisione, attiva e passiva, delle stesse infrastrutture tra soggetti diversi, soprattutto nelle aree a maggiore concentrazione di traffico, ma anche in quelle più isolate, per evitare che vengano tagliate dal servizio.

L’infrastruttura stessa dovrà Nel piano proposto dalla ricerca c’è anche l’dea di tagliare 2G e 3G, di utilizzare reti“auto-ottimizzanti” e di riconvertire al 5G le celle del 4G delle zone meno trafficate, per un abbattimento dei costi del modello base approssimativi attorno al 25%.

Quanto alle tariffe, si dovranno predisporre piani diversificati a seconda dei servizi offerti: gli utenti – spiega lo studio – sarebbero disposti a pagare di più per possibilità nuove e prestazioni migliori.

I governi giocheranno in questa partita un ruolo di primo piano, come agevolati della fase di transizione, semplificando le regole per l’installazione delle nuove infrastrutture e promuovendo i cambiamenti tariffari, “ad esempio – sostengono i ricercatori – allargando lo spettro delle frequenze disponibili concedendole a prezzi più bassi”. 

Ma la collaborazione alla diffusione rapida del 5G richiederà anche il contributo di altri player: le imprese che gestiscono le stazioni, per esempio, dovranno adottare subito la nuova tecnologia, se possibile, con prezzi adeguati a incentivare l’installazione del 5G; i produttori di telefoni e tablet saranno chiamati a distribuire dispositivi in grado di funzionare anche con la nuova tecnologia, e i fornitori di contenuti e piattaforme digitali, in vista di una diversificazione dei prezzi, dovranno elaborare l’offerta dei nuovi servizi garantiti dal 5G adeguandosi alle esigenze degli operatori di rete, “magari – conclude lo studio – con partnership studiate allo scopo”.

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