I risultati finanziari dichiarati da Oracle a inizio settembre, a chiusura del primo trimestre 2025, rivelano una crescita più che positiva (+8%), con ricavi pari a 13,31 miliardi di dollari (superiori alle attese). Il titolo vola in Borsa e Larry Hallison, cofondatore, CTO e principale azionista della multinazionale, è appena diventato la seconda persona più ricca del mondo, in base alla classifica di Forbes.
In questo periodo particolarmente propizio, il CloudWorld 2024 di Las Vegas, l’evento annuale più importante per la comunità di clienti e partner Oracle, ha offerto il palcoscenico per annunciare le ultime novità.
A Milano, il management della filiale italiana ha discusso con la stampa degli ultimi e più significativi lanci ma soprattutto degli indirizzi strategici della società.
La crescita di Oracle globale e Italiana
“È un momento particolarmente felice – esordisce Carlota Alvarez, VP e Country Manager di Oracle Italia -, frutto di un lungo e serio lavoro portato avanti in 40 anni di attività sui dati e sulla sicurezza. I risultati finanziari sono andati oltre le aspettative. Il cloud ha registrato ricavi in crescita del 45% per la componente infrastrutturale e di oltre il 10% per la componente applicativa”.
Il periodo positivo a livello globale si riflette anche nel Bel Paese. “L’Italia – prosegue Alvarez – è andata molto bene anche nel primo trimestre 2024, che per Oracle corrisponde ai mesi di giugno, luglio e agosto tradizionalmente più rilassati. Sono stati chiusi deals molto rilevanti, con soddisfazioni sul fronte sia infrastrutturale sia applicativo”.
Alvarez ricorda innanzitutto il nuovo accordo con Polo Strategico Nazionale e TIM Enterprise per la realizzazione di una seconda cloud region dedicata (DRCC – Dedicated Region Cloud at Customer), con l’obiettivo di supportare la digitalizzazione della Pubblica Amministrazione centrale e locale. L’agreement si basa sull’offerta Oracle Alloy, che permette a partner IT e grandi organizzazioni (come gli operatori di telecomunicazioni) di offrire ai propri clienti servizi cloud a valore aggiunto basati su OCI (Oracle Cloud Infrastructure).
Tra le novità nazionali riportate da Alvarez, Oracle ha stretto accordi con RAI Way per l’edge computing e con l’Università di Torino per la creazione di un laboratorio di AI, in collaborazione con Technology Reply e TIM Enterprise.
L’intelligenza artificiale al centro delle strategie di Oracle
Contribuiscono alla “crescita felice” della multinazionale californiana anche i forti investimenti nell’intelligenza artificiale, come suggerisce Michele Porcu, Vice President, Business Value Services & Strategy di Oracle EMEA. “La nostra strategia AI – chiarisce – si basa su tre pillar: non ci rivolgiamo direttamente ai consumatori, ma aiutiamo le imprese nello sviluppare soluzioni di intelligenza artificiale per i loro dipendenti e i cittadini; adottiamo un approccio seamless tra i mondo GenAI e AI, dal punto di vista della tecnologia, della pipeline e dei progetti; copriamo qualsiasi fabbisogno aziendale relativo all’artificial intelligence attraverso uno stack IT completo”.
Il vendor insomma ha “irrorato” di AI ogni aspetto della sua offerta. Sul fronte delle applicazioni, le suite SaaS di Oracle racchiudono use cases e agent basati sull’intelligenza artificiale pre-addestrati e pronti all’uso. La multinazionale offre anche un pacchetto di AI Services, che include modelli general-purpuse o specializzati, suite di sviluppo, BOT o agenti, per consentire alle aziende di progettare e addestrare le proprie applicazioni di artificial intelligence. Dalla prospettiva dei dati, Oracle ha introdotto motori ML per la gestione autonoma dei database e funzionalità di autenticazione biometrica per l’accesso “naturale” alle informazioni. Riguardo alle infrastrutture, infine, Oracle è partner di Nvidia e, come fattore differenziante, offre OCI Supercluster, il supercomputer basato sulle GPU Blackwell, appena annunciato al CloudWorld, che permette alle aziende di accelerare i carichi di lavoro AI e l’elaborazione dati. Il sistema può scalare fino a un massimo di 131.072 GPU con prestazioni pari a 2,4 zettaFLOPS.
La capillarità alla base degli annunci cloud
A chiarire invece la strategia di cloud distribuito della multinazionale, scendendo nel dettaglio degli annunci fatti a Las Vegas, è Andrea Sinopoli, VP & Country Leader, Cloud Tech, Oracle Italia. Secondo le dichiarazioni, la capillarità è il concetto alla base dell’approccio all’erogazione dei servizi sulla nuvola, per “portare il cloud quando e dove serve ai clienti”, riducendo la latenza al minimo.
Da qui derivano la roadmap tecnologica e le nuove partnership, a partire dagli accordi con gli hyperscaler. Oracle infatti ha lanciato in successione le offerte Database@Azure, Database@Google Cloud e la recentissima Database@AWS che permettono l’erogazione dei servizi Oracle Database in esecuzione su OCI direttamente all’interno dei datacenter dei tre maggiori cloud provider.
Sempre nell’ottica della capillarità, è stata annunciata a Las Vegas una nuova configurazione di OCI Dedicated Region, l’infrastruttura cloud implementata all’interno del datacenter aziendale ma con i benefici della nuvola pubblica in termini di flessibilità, scalabilità e convenienza. Con la Dedicated Region25 o Butterfly come è stata denominata, tutti gli oltre 150 servizi OCI saranno infatti disponibili all’interno di soli tre rack, espandibili su scala tendente all’infinito, “ponendo così un nuovo punto di ingresso e consentendo un’erogazione iper-capillare dei servizi cloud”, come suggerisce Sinopoli.
Il binomio artificial intelligence e sicurezza
L’altro tema principe portato sul palco di Las Vegas è “AI + Security” come evidenzia Mario Nicosia, Country Leader, Technology Software, Oracle Italia.
Il primo aspetto esaminato riguarda l’Autonomous Database, un concetto su cui Oracle sta lavorando da tempo (e che non rappresenta una novità del CloudWorld 2024). “Come ha anche riportato provocatoriamente Ellison – afferma Nicosia – il principio alla base è ‘no human, no error’, per cui quanto più un sistema è automatizzato tanto più è sicuro, visto che la maggioranza degli attacchi informatici fa leva sull’errore umano. Entro un anno tutte le nostre applicazioni SaaS sfrutteranno il principio dell’Autonomous”.
L’altro concetto sul tema “AI + Security” riguarda invece l’applicazione dell’autenticazione biometrica per accedere alle informazioni del database e gestire transazioni.
Il binomio intelligenza artificiale e sicurezza si declina anche sul mondo delle applicazioni. Qui il fulcro del discorso gira attorno a Apex (Application Express) ovvero il linguaggio di programmazione utilizzato da Oracle che, accedendo direttamente alle informazioni, permette di sfruttare l’intelligenza artificiale “per generare non il codice ma la logica applicativa che c’è dietro al dato”. Anche qui l’automazione AI è il principio per eliminare l’errore umano, ridurre le vulnerabilità e quindi aumentare la sicurezza.
La principale novità riguardante la network security si traduce invece nell’annuncio di Zero Trust Packet Routing (ZPR), una soluzione che permette di segregare all’interno di infrastrutture dedicate la gestione della sicurezza e l’architettura di rete su cui funziona OCI, con un disaccoppiamento tra i due layer. Ciò permette di elevare i livelli di sicurezza e semplificare la gestione delle policy.
L’evoluzione delle applicazioni con la GenAI
L’intelligenza artificiale chiaramente è un motore di innovazione anche per gli applicativi di Oracle, come racconta Giovanni Ravasio, VP & Country Leader, Cloud Applications, Oracle Italia.
“La strategia – suggerisce – rimane l’offerta di una piattaforma senza gap funzionali su tutte le Industry, con applicativi verticali che rispondono anche alle richieste di nicchia dei mercati”.
Se l’approccio rimane fedele all’originale, i progressi tecnologici sono in fortissima accelerazione. “Dal lancio di ChatGPT – sottolinea Ravasio – in nove mesi abbiamo rilasciato 50 funzionalità GenAI puntuali, legate al linguaggio, ovvero il classico LLM. Successivamente, abbiamo sviluppato 50 features legate invece al contesto, quindi che considerano lo scenario e i dati aziendali”. Oracle oggi sta rilasciando agenti AI che invece forniscono risultati basati sul ragionamento, quindi tagliati su specifici processi aziendali.
Come evidenzia Ravasio, poiché Oracle progetta su un’infrastruttura proprietaria, ha la piena padronanza sui livelli di security e privacy. Il Large Language Model viene pre-allenato e una volta inserito nell’applicativo non viene più connesso a Internet. I dati aziendali che rappresentano il contesto vengono elaborati dal modello senza avere contatti con l’esterno. Il processo di aggiornamento delle feature e degli agenti GenAi è continuo e allineato alle richieste delle aziende (basti pensare come dichiarato da Oracle che il 70% delle funzionalità è sviluppato su input dei clienti).
L’ascolto e il supporto del cliente, come suggerisce Ravasio, insieme alla capacità di stringere accordi rilevanti e investire nell’innovazione, sembrano essere insomma la chiave di Oracle per assicurarsi la prosecuzione di una strategia indovinata.