Interviste

Cisco Intercloud, cresce la rete globale per chi usa “nuvole” pubbliche e private

Bruno Pierro, Cloud Leader di Cisco Italia, spiega gli obiettivi e gli ultimi sviluppi dell’iniziativa: «L’idea è favorire un’evoluzione simile a internet, con la possibilità di scambiare in modo semplice workload applicativi da un Cloud all’altro, con scalabilità virtualmente infinita e in conformità alle norme locali». Applicazioni e servizi sono già rivendibili in Italia

Pubblicato il 19 Nov 2014

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Bruno Pierro, Cloud Leader di Cisco Italia

Lo scorso marzo Cisco Systems ha annunciato un’ambiziosa strategia per “orchestrare” la nascita di Cisco Intercloud, una rete planetaria di Cloud in grado di soddisfare le esigenze sempre più forti di flessibilità e scalabilità nella gestione dei workload applicativi e nei loro passaggi da Cloud pubbliche a private e viceversa (modello “hybrid cloud”). La strategia si basa su due tecnologie di Cisco – Intercloud Fabric, appunto per la gestione degli hybrid cloud, e Application Centric Infrastructure (API), che ottimizza il provisioning automatico dei workload di ciascuna applicazione in base alle sue caratteristiche -, e su decine di alleanze con fornitori di connettività, infrastrutture, software e servizi Cloud, tra cui VCE, NetApp, Red Hat, Telstra e Microsoft.

Circa un mese fa poi Cisco ha annunciato un’altra serie di novità per Intercloud. Tra queste gli accordi con altri 30 partner tra cui Deutsche Telekom, British Telecom, NTT Data ed Equinix (che insieme portano in dote oltre 250 data center in 50 Paesi); il rafforzamento delle partnership con Tech Data, Comstor e Ingram Micro, che diventano “aggregatori” di servizi Intercloud; due pacchetti di tecnologie e servizi hybrid cloud; una piattaforma di provisioning di servizi Cloud pensata per i provider che puntano al mercato delle piccole e medie aziende; e un miliardo di dollari per finanziare l’adozione di soluzioni Cloud “Cisco Powered” da parte di clienti e partner.

Con Bruno Pierro, Cloud Leader di Cisco Italia, abbiamo approfondito più in dettaglio gli obiettivi che hanno portato Cisco a lanciare la strategia Intercloud, e lo scenario che può delinearsi con l’espansione di quella che molti analisti hanno chiamato la “Cloud of Clouds”. L’idea alla base di Intercloud, spiega Pierro, è favorire per il Cloud un’evoluzione simile a quella di internet: «All’inizio c’erano reti private, isole di LAN attive solo al loro interno, poi sono arrivate le WAN con il ruolo importante di far parlare queste reti private, permettere loro di scambiare pacchetti. Allo stesso modo ora Cisco vuole creare la possibilità di scambiare in modo semplice workload, cioè carichi di lavoro di applicativi, da un Cloud all’altro in funzione delle esigenze del momento».

Il tutto con la garanzia della possibilità di scegliere dove far girare una determinata applicazione, della consistenza (in termini di livelli di servizio, sicurezza, ecc.) di ciò che passa tra un Cloud e un altro, della compliance rispetto alle norme, e del controllo su come vengono erogati questi servizi. «Obiettivi fondamentali sono il poter rispettare leggi diverse in Paesi diversi per il trattamento dei dati, e quindi poter erogare servizi in ciascuno di questi paesi, e poter scalare virtualmente in modo infinito, avendo a disposizione una capacità tale da poter soddisfare tutte le esigenze, anche in vista della crescente domanda che prevediamo man mano che si diffonderanno le applicazioni di Internet of Everything. Avremo sempre più oggetti connessi, e quindi necessità di elaborare e archiviare dati, e condividere workload tra Cloud diverse».

Il contributo di Cisco in termini tecnologici, continua Pierro, consta soprattutto in due soluzioni. «Intercloud Fabric fornisce gli strumenti di gestione che danno al Cloud Provider o all’organizzazione utente la possibilità tramite dashboard di scegliere dove allocare il workload di un’applicazione, mentre Application Centric Infrastructure (API) permette di “pilotare” l’infrastruttura dalle applicazioni, cioè l’erogazione dei servizi tramite le infrastrutture sulla base di policy e SLA definiti dall’applicazione».

Per quanto riguarda l’Italia, «per ora le alleanze riguardano solo partner multinazionali che operano anche in Italia, ma l’interesse per questo progetto è molto alto. Il concetto più importante è che Cisco Intercloud è già ora una piattaforma di applicazioni e servizi creati in tutto il mondo, che possono essere rivenduti anche in Italia». Infine Pierro conclude con un parere da “addetto ai lavori” sulla diffusione del Cloud in Italia. «Da un punto di vista generale sono d’accordo con i responsi dell’Osservatorio Cloud del Politecnico di Milano, constatiamo anche noi una crescita oltre il 30%. Sostanzialmente si muovono tutti i settori di mercato, chi per necessità di ridurre costi, chi per far partire un business velocemente. Anche se comunque gli ostacoli non mancano, sia per le caratteristiche del tessuto economico italiano che per la poca conoscenza del tema, l’adozione del Cloud è ormai concreta e tangibile, e cresce la consapevolezza dei benefici dell’Hybrid Cloud».

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