Il consumatore di tecnologie Ict cambia anche in Italia. E le aziende?

Da una recente indagine Istat emergono alcuni significativi cambiamenti nei comportamenti degli italiani nei confronti dell’Ict. Si delinea un consumatore più attento e consapevole e le aziende dovranno strutturarsi di conseguenza. Saprà il nostro Paese interpretare questa nuova fase come un’opportunità o, ancora una volta, ne vedrà soltanto le criticità e le minacce?

Pubblicato il 06 Feb 2006

La recente pubblicazione di un’indagine condotta dall’Istat sulla penetrazione e l’uso dell’Ict nelle famiglie italiane (Istat, Le tecnologie dell’informazione e della comunicazione: disponibilità nelle famiglie e utilizzo degli individui, Statistiche in breve, 27 dicembre 2005), oltre a fornire informazioni e dati molto aggiornati, offre l’occasione per riflettere su alcuni fenomeni che si sono manifestati sino ad ora in forma di segnali deboli, ma che sembrano destinati a consolidarsi, a modificare gli assetti del settore e ad avviare un nuovo ciclo di crescita del mercato dell’Ict.

Aumenta il patrimonio tecnologico
I risultati dell’indagine, condotta su un campione di 20.000 famiglie per un totale di 55.000 individui, mostrano come la televisione sia il bene tecnologico più diffuso, essendo presente nel 95.5% delle famiglie, ma, circostanza ancora più importante, evidenziano come dal 1997 al 2005, all’interno delle famiglie italiane si sia consolidato un patrimonio tecnologico davvero notevole: il telefono cellulare è attualmente posseduto dall’81% delle famiglie, mentre il tasso di penetrazione del Pc è passato dal 16,7% del 1997 al 44% del 2005, l’accesso a Internet dal 2,3% al 34,5% nello stesso periodo e l’accesso a banda larga è presente oggi nell’11,6% delle famiglie (vedi figura 1).

Famiglie per beni tecnologici posseduti. Anni 1997, 2003 e 2005 (valori percentuali)
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Fonte: ISTAT, statistiche in breve, 27 dicembre 2005

L’indagine segnala, inoltre, come sia notevolmente aumentata la penetrazione dei beni legati all’industria dell’entertainment, quali la videocamera (25,2%), l’impianto stereo hi-fi (57,5%) e la consolle per videogiochi (17%), ma come, nel contempo, esistano ancora significativi divari in termini di diffusione e uso nelle famiglie italiane, che risultano dipendenti da differenti fattori. Le famiglie nelle quali le tecnologie risultano meno presenti sono quelle composte prevalentemente da anziani, quelle a minor reddito e quelle in cui il capofamiglia ha un livello di istruzione poco elevato.
I divari digitali di tipo geografico tendono invece a ridursi, poiché tra il 1997 e il 2005 gli incrementi maggiori nel possesso di tecnologie si sono registrati nell’Italia Meridionale dove, per citare un esempio, la penetrazione del PC nelle famiglie è del 40,5% contro il 44,9% dell’Italia Nord Occidentale, area che risulta, peraltro, posizionata su livelli inferiori a quelli relativi sia all’Italia Nord Orientale (47,1%) che all’Italia Centrale (47,5%).

Emerge l’individuo digitale
Di grande interesse risultano i profili e le modalità d’uso delle tecnologie, soprattutto di quelle Ict, da parte degli individui.
Tra questi, coloro che si connettono a Internet sono 16.5 milioni pari al 30% della popolazione superiore ai 6 anni di età, e lo fanno allo scopo di comunicare (77,4%), di cercare informazioni su merci e servizi (64,4%), di usare servizi on line (47,3%), di relazionarsi con la Pubblica Amministrazione (38,5%), ma anche di scaricare giochi, immagini e musica (33,8%) o di acquistare prodotti o servizi (16%) (vedi figura 2).

Persone (da 6 anni in su) che hanno utilizzato Internet negli ultimi 3 mesi per attività svolta (valori percentuali)
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Fonte: ISTAT, statistiche in breve, 27 dicembre 2005

I risultati dell’indagine Istat confermano, dunque, circostanze e fenomeni già noti, ma segnalano, soprattutto, alcune tendenze delle quali si dovrà tener conto per comprendere i sentieri evolutivi del mercato dell’Ict in Italia e nei maggiori Paesi.
Il dato di fondo che viene confermato è che gli individui e le famiglie stanno manifestando in questa fase storica una capacità di appropriazione delle nuove tecnologie e di loro trasformazione in valori d’uso molto superiore a quella delle imprese. E ciò è testimoniato anche dai differenziali di crescita della spesa in Ict da parte di questi due segmenti di utenza in Italia, dove quella relativa a individui e famiglie è aumentata del 12,7% negli ultimi 2 anni a fronte di un modesto +0.7% da parte delle imprese (vedi figura 3).

Dinamica del mercato ICT per target di utenza (1°H 05/1°H 03)
Quote % sul totale e % 1°H 2005/1°H 2003 al netto delle infrastrutture TLC

Fonte: Assinform/NetCOnsulting

Ma la vera novità di questa fase, che l’indagine Istat implicitamente dimostra, è che dalla figura generica di utilizzatore di tecnologie sta emergendo una nuova figura di individuo digitale che utilizza in modo intenso, consapevole e differenziato le nuove tecnologie senza soluzioni di continuità tra vita privata e vita professionale, tra casa e luogo di lavoro, realizzando quel collegamento tra Digital Lifestyle e Digital Workstyle di cui ha parlato Bill Gates nel suo intervento all’ultimo Smau.
In questo scenario la casa, al pari dell’impresa, diventerà un contenitore di nuove device tecnologiche, derivanti dalla convergenza oggi in atto, sempre più integrate e interoperabili tra di loro, che consentiranno all’individuo digitale di accedere a informazioni e servizi, di scambiare file, di acquistare on-line, di lavorare a distanza e in mobilità. Questa centralità emergente dell’individuo digitale è destinata ad avere impatti importanti sia sul lato della domanda di tecnologie, soluzioni e servizi Ict sia sul lato dell’offerta e del sistema di alleanze tra fornitori.
Questa dinamica accelerata di appropriazione di tecnologie e di utilizzo di servizi innovativi cui esse consentono di accedere da parte dell’individuo digitale costringerà le imprese ad adeguarsi o a capitalizzare le opportunità che da ciò derivano, adottando sia strategie customer centric basate sulla prossimità virtuale al cliente sia strategie orientate alla gestione del lavoratore mobile.

Come dovranno cambiare le imprese
Ma questi cambiamenti imporranno alle imprese una rivisitazione strutturale dei loro sistemi informativi che nella realtà italiana sono in gran parte obsoleti e inadeguati rispetto a questo modello tendenziale di Mobile e Customer Centric Enterprise emergente
E questa inadeguatezza è evidente sotto diversi aspetti:
• l’obsolescenza e lo scarso grado di integrazione tra applicazioni;
• l’eterogeneità e lo scarso assetto sistemico dell’infrastruttura tecnologica;
• la separazione tra infrastruttura IT e infrastruttura di rete;
• la separazione ancora rilevante tra cambiamenti strategici e organizzativi ed evoluzione dei sistemi informativi.
I segnali di questi cambiamenti nelle strategie delle aziende e nei loro modi di utilizzare l’Ict sono, tuttavia, già oggi visibili in una parte delle aziende e degli Enti pubblici in Italia. In molti settori sono in corso progetti innovativi che vanno in questa direzione e quello che risulta maggiormente interessante è che questi progetti sono implementati anche da medie imprese, non solo da quelle grandi.
Dunque, la gestione di questo individuo digitale che è insieme consumatore e lavoratore sarà uno dei driver fondamentali del cambiamento strategico delle aziende, dell’introduzione di nuove soluzioni tecnologiche e sarà un fondamentale acceleratore di investimenti Ict.
Questa riorganizzazione della domanda di Ict attorno all’individuo digitale determinerà impatti importanti sul sistema dei fornitori e, in ultima istanza, sulla riorganizzazione del settore, aumentandone l’intensità competitiva, inasprendo i processi selettivi al suo interno, favorendo acquisizioni e fusioni, ma anche generando nuove imprese e nuovi settori.
Scenderanno, inoltre, in campo grandi operatori provenienti da altri settori che avranno come asset principali, oltre alla disponibilità di un portafoglio integrato di tecnologie, soluzioni e servizi ICT, la vicinanza al cliente (per esempio grandi società di telecomunicazione, di media, grandi utility ecc.) che tenderanno ad appropriarsi di questo mercato nascente a scapito degli operatori più tradizionali, appartenenti soprattutto al settore IT, molti dei quali avranno difficoltà ad adeguarsi a queste mutazioni.
Saprà il nostro Paese interpretare questa nuova fase come un’opportunità o, ancora una volta, come accade abitualmente, ne vedrà soltanto le criticità e le minacce?

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