Il canale Ict in Italia in tempo di crisi: una radiografia economico-finanziaria

Il nuovo Rapporto dell’Osservatorio Canale Ict della School of management del Politecnico di Milano evidenzia luci e ombre del canale Ict italiano. Dall’indagine emergono vizi e virtù delle imprese del settore: il quadro è sostanzialmente positivo per quanto riguarda redditività e margini rispetto ad altri settori, anche se con grandi differenze, per esempio, tra chi opera nel comparto Software & servizi rispetto a quello dell’hardware

Pubblicato il 02 Dic 2009

Sono stati spesi fiumi di inchiostro sull’impatto che la crisi che ha preso le mosse dal fallimento di Lehman Brothers, ha avuto sull’economia mondiale e come questi effetti si sono ripercossi sulle performance delle aziende, dalle multinazionali fino alle piccole imprese a conduzione familiare.
Anche il settore It, che ha un peso rilevante all’interno dell’economia italiana, con un valore complessivo del mercato che nel 2008 ammontava a circa 20 miliardi di Euro, non è stato risparmiato nell’attuale contesto di crisi. I primi sei mesi del 2009 hanno visto una contrazione pari a circa il 9%.
Una quota rilevante di questa contrazione ricade sulle spalle del canale Ict, attraverso il quale passa la maggior parte del mercato It. Si tratta di un settore costituito da una miriade di operatori, che si differenziano notevolmente per dimensioni e per modello di business (distributori, rivenditori hardware, Isv, software house, system integrator) e che svolgono il ruolo di liaison tra i vendor It e le imprese utenti.

La situazione economico finanziaria negli anni 2005-2008
Dall’analisi dei bilanci di circa 25.000 società di capitali relativi agli ultimi quattro anni emerge una situazione economica degli operatori del canale Ict italiano mediamente positiva. In particolare, se guardiamo agli operatori con un fatturato superiore a 500.000 Euro, la redditività media si è mantenuta pressoché costante negli anni 2005-2008, con un Roi di poco superiore all’11%, un rapporto Ebitda/Ricavi di poco superiore al 9% (figura 1) ed un Roe (Return On Equity – indica la redditività del capitale proprio, ndr) che è addirittura migliorato nel 2007 e nel 2008.

Figura 1: Ebitda/Fatturato degli operatori del canale Ict negli ultimi 4 anni (analisi effettuata su 9.000 operatori con fatturato maggiore di 500.000 Euro). Fonte: Osservatorio Canale Ict della School of Management Politecnico di Milano 2009
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Il livello di redditività positivo emerge chiaramente raffrontando i dati con quelli di imprese operanti in altri settori dell’economia italiana: il canale Ict presenta performance migliori rispetto alle imprese del sistema moda (Roi 2,2%), del sistema casa (Roi 3,4%), del settore degli alimentari e delle bevande (Roi 2,7%) e della meccanica (Roi 4,4%) .
Se guardiamo al modello di business degli operatori analizzati, la redditività più elevata è stata ottenuta dalle aziende che operano nel comparto del software e dei servizi Ict, quali software house, Indipendent Software Vendor (Isv) e system integrator. Se si guarda, invece, alla dimensione delle imprese, le perfomance migliori sono state ottenute dagli operatori medio-grandi, con un fatturato compreso tra 10 e 50 milioni di Euro.
Se la situazione economica degli operatori del canale Ict appare positiva, lo stesso non si può dire della situazione finanziaria, che presenta diverse criticità, dovute prevalentemente ad un elevato tempo medio di pagamento da parte dei clienti e ad un inizio di “stretta creditizia” da parte degli istituti di credito a partire dal 2008. In particolare, dall’analisi dei bilanci è emerso come il tempo medio di pagamento dei crediti commerciali, sebbene in leggero miglioramento nel corso del 2008, sia ancora superiore ai 4 mesi e superi abbondantemente i 5 mesi per gli operatori che si rivolgono – in via prevalente – alla Pa. Tale valore è decisamente superiore rispetto a quello rilevato in altri settori: nel manifatturiero, ad esempio, il tempo medio di pagamento dei crediti commerciali nel corso del 2008 si è attestato sui due mesi e mezzo (figura 2).

Figura 2: Tempo medio di incasso dei crediti commerciali (analisi effettuata su 9.000 operatori con un fatturato maggiore di 500.000 Euro). Fonte: Osservatorio Canale Ict della School of Management Politecnico di Milano 2009
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Anche il rapporto “capitale di debito su capitale proprio” si è ridotto nel corso del 2008. Se, da un lato, tale riduzione implica una minore esposizione finanziaria e, quindi, un livello di rischio inferiore, dall’altro, può essere letto come un inizio di “credit crunch”, cioè di stretta creditizia da parte degli istituti di credito, con possibili criticità finanziarie future per le imprese. Inoltre il costo medio del denaro non si è ridotto nel corso del 2008, nonostante il forte calo dei tassi di interesse sia cominciato proprio in quell’estate, a causa in particolare dell’incremento dell’entità delle spese accessorie.
Guardando ai modelli di business e alle dimensioni degli operatori, emerge che, dal punto di vista finanziario, le performance peggiori sono state ottenute dai rivenditori hardware e dagli operatori di medio-piccole dimensioni, con un fatturato inferiore ai 10 milioni di Euro.

L’impatto della crisi e le risposte in atto
Dai dati rilevati attraverso una survey estesa ad oltre 700 operatori, emerge, nel 2009, una situazione caratterizzata da luci e ombre. A fronte di un 40% di intervistati che dichiara un fatturato 2009 in contrazione, si evidenzia come circa un operatore su tre preveda una crescita nel corso del 2009.
Permangono e, in alcuni casi si aggravano, le criticità finanziarie emerse dall’analisi dei bilanci: la maggior parte degli operatori è concorde nel prevedere un peggioramento sostanziale dei tempi di incasso dei crediti commerciali e un più difficile rapporto con gli istituti di credito. Riguardo a quest’ultimo punto, le problematiche maggiormente segnalate riguardano l’aumento dei tempi di risposta da parte degli istituti nell’erogazione del credito, la richiesta di maggiori garanzie, eventualmente fornite da terzi, e la riduzione dell’importo dei fidi concessi rispetto a quanto richiesto.
Quali sono le azioni principali che gli operatori del Canale Ict stanno mettendo in atto per rispondere alla crisi? Dalla ricerca è emerso che gli operatori stanno attivando diversi interventi sia per aumentare i ricavi sia per ridurre i costi. In particolare, giocano un ruolo rilevante gli sforzi volti alla riduzione dei costi, attraverso il contenimento delle spese generali e, in diversi casi, attraverso un ripensamento dei processi e della struttura organizzativa. Oltre al taglio dei costi, gli sforzi della maggior parte degli operatori del canale Ict sono volti all’incremento dei ricavi, in particolare attraverso l’ampliamento del portafoglio prodotti/servizi proposti al mercato e maggiori sforzi commerciali, focalizzati, in particolare, sulla fascia di prodotti/servizi a più alta marginalità all’interno della propria offerta.
Sembrano, invece, meno considerate le azioni tese al miglioramento della situazione finanziaria dell’impresa.

* Raffaello Balocco, Marco Planzi, Andrea Gaschi, Osservatorio Canale Ict della School of Management Politecnico di Milano


L’Osservatorio canale Ict

Per supportare gli operatori del canale Ict nel processo di trasformazione e consolidamento che sta attraversando ormai da alcuni anni, la School of Management del Politecnico di Milano – in collaborazione con Smau – ha lanciato, nel corso del 2008, un Osservatorio specifico, con l’obiettivo di analizzare e valutare approfonditamente e criticamente le principali problematiche che caratterizzano il canale Ict in Italia.

La ricerca 2009 si è posta i seguenti obiettivi principali:
• valutare la situazione economico-finanziaria degli operatori del canale Ict italiano negli ultimi quattro anni, attraverso l’analisi dei bilanci di 25.000 società di capitali;
• mettere in evidenza le principali criticità che gli operatori del canale Ict italiano stanno incontrando nel contesto attuale e le azioni che stanno mettendo in atto per rispondere alla crisi, attraverso una survey che ha coinvolto oltre 700 operatori;
• individuare e analizzare le principali operazioni di fusione e acquisizione verificatesi nell’ultimo anno (oltre 200), che hanno coinvolto almeno una impresa appartenente al canale Ict italiano.

I risultati integrali – con informazioni di dettaglio sui principali indicatori economico-finanziari – possono essere scaricati dal sito www.osservatori.net nella sezione premium “Canale ICT”.

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