Grieco: partire dalla formazione

Patrizia Grieco, amministratore delegato di Siemens Informatica, sottolinea l’importanza del tema della formazione come elemento prioritario per la crescita economica delle aziende e lo sviluppo del sistema Italia. A cui si aggiunge la necessità di utilizzare adeguatamente le tecnologie Ict in modo da aumentare il livello di produttività e di efficienza.

Pubblicato il 06 Feb 2006

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Per Patrizia Grieco, Amministratore Delegato di Siemens Informatica, è la formazione il tema fondamentale di cui dovrebbe occuparsi prima di tutto il paese per garantirsi il futuro, anche attraverso la realizzazione di un patto sociale. “I treni non sono mai persi del tutto, ma per prenderli è indispensabile una forte volontà politica e una classe dirigente che abbia a cuore i destini del paese.

ZeroUno: Da dove partire, quindi, per creare un ambiente favorevole affinché le imprese italiane possano innovare? Quali invece i freni e le criticità?
Grieco: Credo che questo Paese abbia bisogno di riforme in senso lato; di un ripensamento culturale della nostra classe dirigente. E certo uno dei primi temi da cui partire è a mio avviso quello della formazione, che deve essere ricostruita per diventare efficace rispetto ai fabbisogni. Non do un giudizio di merito sulla situazione della scuola e sulle recenti riforme, ma verifico che abbiamo più carenze rispetto alla domanda di quanto accada in altri paesi; siamo meno capaci di trattenere i talenti e attrarli dall’estero, non abbiamo centri di eccellenza riconosciuti, e c’è un forte disallineamento fra domanda e offerta. Questo è uno dei temi dell’agenda di Lisbona; è dunque un problema europeo, ma nel nostro paese è più accentuato. Tutto ciò indica la necessità di pianificazione nel lungo periodo. Non basta però rendersi conto del problema, ma si devono fare oggi scelte decidendo quale università e quale ricerca si vuole avere fra vent’anni. Questo è possibile visto che alcuni megatrend di sviluppo indicano già oggi le aree su cui si farà ricerca come biotecnologie, nanotecnologie, Ict. Per sviluppare competenze in questi settori sono necessari tempi lunghi per preparare i centri, i professori, bisogna attirare immigrazione.
È un tema così vitale che sarebbe necessario un patto sociale, che impegni chiunque governi a ricostruire le basi della nostra formazione, creando centri di eccellenza, favorendo l’incontro fra domanda e offerta. Le grandi aziende hanno un rapporto privilegiato con l’università, ma questo non vale per il sistema italiano, dove le imprese sono medie o piccole e hanno un rapporto con l’università più difficile. E in questo caso i distretti possono svolgere un ruolo importante, in quanto capaci di aggregare una domanda simile.
Ci sono anche altri temi di breve e medio periodo su cui si dovrebbe intervenire come la fiscalità, il cuneo contributivo, l’Irap per R&S e, soprattutto, il mercato finanziario, che deve abilitare le iniziative di innovazione, la riforma della legge fallimentare, che come è oggi deprime la possibilità imprenditoriale; la definizione di un sistema che aiuti ad aumentare la dimensione delle imprese, oggi incentivate a restare piccole. Molte di queste riforme avrebbero dovuto già essere state fatte, ma si sono invece definite altre priorità…

ZeroUno: Che ruolo ha, a suo parere, l’utilizzo della tecnologia per aiutare le medie imprese a fare il necessario salto organizzativo, culturale e tecnologico e supportare lo sviluppo di nuovi modelli competitivi che consentano loro di reggere una strategia di crescita su mercati sempre più internazionalizzati?
Grieco: Credo che sia fondamentale. Quando ci confrontiamo con paesi a sviluppo più accelerato facciamo un errore drammatico se prendiamo come princiale parametro il costo del lavoro. Nell’elettronica, ad esempio, l’incidenza del costo del lavoro non supera l’8-10%. Se alcuni prodotti costano il 40% in meno dei nostri la ragione è che quei paesi hanno ingegneri più bravi dei nostri, più numerosi e sono generalmente più efficienti. La vera differenza deriva infatti dalla produttività, dall’efficienza e dalla capacità di innovare, anche in termini di infrastrutture, che ha il paese. L’Italia, che oggi è il consumatore più basso di Ict in Europa, deve fare una corsa spaventosa. Ma sono fiduciosa che gli imprenditori italiani, quando sentiranno sulla loro pelle la necessità di aumentare il livello di produttività e di efficienza, capiranno che l’unico modo è fare un uso diverso delle tecnologie abilitanti. È questo l’unico modo per poter guardare con ottimismo alla nascita di nuovi mercati, che per un paese come l’Italia, che costruisce le cose più belle al mondo e ha una grande offerta culturale, possono rappresentare una grande opportnunità.
Se facciamo tutto ciò riusciamo ad aumentare efficienza e produttività e potremo intercettare la domanda dei nuovi ricchi che ci saranno al mondo (300 milioni di persone solo in Cina nei prossimi anni).

ZeroUno: Quale può essere il ruolo dei fornitori, di quelli almeno che hanno capito che non ci si può più limitare a vendere prodotti ma è necessario offrire supporto per favorire la ripresa, aiutare le aziende a sviluppare modelli di business innovativi?
Grieco: Con la crescita del mercato dei servizi, il fornitore non si può più limitare a offrire prodotti, ma deve offrire soluzioni e soprattutto una capacità di tradurle in modo efficace.
Più si diffonde questo modello, più il cliente è spinto a investire in determinate soluzioni per evitare di restare fuori dal contesto (della competizione, della relazione, della delocalizzazione). E lo stesso fornitore che non riesce ad adeguarsi a questo modello avrà seri problemi. Le aziende, anche se non preparate a farlo, sono forzate dalla situazione ad acquisire soluzioni che accelerino i processi e aumentino l’efficienza, con un impatto profondo sul modello organizzativo, anche se non sempre se ne rendono conto.

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