Un’indagine recente condotta dall’Institute for Business Value di IBM ha rivelato una preoccupante perdita di fiducia dei top manager nelle capacità dei loro team IT di fornire servizi tecnologici di base. Questa crisi di fiducia arriva in un momento cruciale, quando i CIO sono impegnati a promuovere l’adozione di nuove tecnologie rivoluzionarie come l’Intelligenza Artificiale generativa.
Lo studio, che ha coinvolto 2.500 executive tecnologici di alto livello provenienti da 34 paesi, tra cui l’Italia, evidenzia come solo il 36% dei CEO e il 50% dei CFO ritenga che l’IT sia efficace nei servizi di base, rispetto al 64% e al 60% del 2013.
Questa tendenza negativa non è un fenomeno isolato, ma sembra riflettere una sfida più ampia che i leader tecnologici devono affrontare.
Secondo lo studio, il 63% dei CIO ammette che le loro organizzazioni IT non sono molto efficaci nell’usare workflow e automazione per guidare la strategia aziendale. Questa mancanza di efficacia potrebbe compromettere seriamente la capacità delle aziende di cogliere appieno le opportunità offerte dalla GenAI.
La collaborazione tra IT e finance
La ricerca dell’IBM Institute for Business Value evidenzia quanto sia cruciale la collaborazione tra CIO e CFO per prendere decisioni più ponderate, allineare gli investimenti tecnologici ai risultati aziendali misurabili e migliorare il ritorno sugli investimenti. Tuttavia, i dati rivelano che questa strada è ancora una chimera. Solo il 39% dei CIO collabora con il team finanziario per integrare metriche tecnologiche nei business case, e solo il 35% dei CFO viene coinvolto anticipatamente nella pianificazione IT per stabilire come la tecnologia supporti la strategia aziendale. Insomma, si continua a lavorare in compartimenti separati.
Questa mancanza di allineamento tra IT e finance rappresenta un ostacolo significativo per le aziende che cercano di sfruttare appieno il potenziale dell’intelligenza artificiale e delle altre tecnologie emergenti. Il consiglio? I CIO dovrebbero abbandonare il ruolo di “semplici informatori” e collaborare attivamente il team finance. A riprova che la collaborazione sia la strada migliore per il futuro c’è il fatto che quando gli investimenti tecnologici vengono associati ai risultati aziendali misurabili la conseguente crescita dei ricavi è del 12% più alta.
Le sfide infrastrutturali dell’Intelligenza Artificiale generativa
Le attuali infrastrutture si rivelano inadeguate per supportare le ambizioni dell’AI. Solo il 16% dei CIO è molto fiducioso rispetto alle risorse cloud e di data management disponibile in azienda, mentre il 43% segnala un aumento delle preoccupazioni sulle infrastrutture tecnologiche negli ultimi sei mesi.
È cruciale ottimizzare le infrastrutture cloud per i carichi di lavoro AI e, parallelamente, combinare “collaborazioni” tra cloud e IA, selezionando partner che abbiano valori e obiettivi in linea con quelli dell’azienda. Questo approccio consente di passare da casi d’uso e progetti pilota a operations di IA su scala industriale su cloud ibrido.
La gestione dei dati come risorsa strategica
Sebbene i CFO ritengano di avere dati sufficienti per adottare nuove tecnologie, solo il 29% dei CIO concorda totalmente che i dati aziendali soddisfano tutti gli standard di qualità, accessibilità e sicurezza per una scalabilità efficace della GeAI. Bisogna portare la discussione su altri tavoli per abbracciare temi GRC (Governance, Risk and Compliance)
Il GRC standardizza la gestione dei dati attorno a pratiche fondamentali, come il riconoscimento dei dati come asset aziendale, con indicazione di ownership e responsabilità all’interno delle funzioni aziendali. Inoltre, affronta questioni come la qualità e il rischio del dato, temi fondamentali da considerare.
La sfida del talento tecnologico per le aziende
Mentre i CEO sono fiduciosi che i loro team abbiano le competenze necessarie per incorporare nuove tecnologie come l’IA generativa, solo la metà dei CIO condivide questo ottimismo. Quasi sei CIO su dieci (58%) affermano di avere difficoltà a ricoprire ruoli chiave, e prevedono che nei prossimi tre anni la carenza di competenze aumenterà in aree critiche come il cloud (+36%), l’IA (+29%), la sicurezza (+25%) e la privacy (+39%).
Il futuro del lavoro non consiste solo nel reclutare più personale, ma nel valorizzare appieno il potenziale dei talenti attuali. Ciò richiede un ripensamento radicale dei ruoli, dei percorsi di formazione e dei processi di lavoro, adottando metodologie agili e investendo nel reskilling e nell’aggiornamento delle competenze.