Data driven economy, ecco perché servono dati pubblici di qualità

È importante è ricorrere a fonti ufficiali, organizzate secondo criteri di qualità certificata, che permettano di integrare i dati con i sistemi informativi interni alle aziende. L’esperienza del Registro delle imprese delle Camere di commercio

Pubblicato il 09 Apr 2020

Domenico Tarantino

direzione governo progetti, innovazione e Agenda digitale di InfoCamere

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Oggi non avere dei processi decisionali data driven significa rinunciare a un vantaggio competitivo spesso determinante, qualunque sia il settore in cui si opera. Un rischio che troppe imprese italiane stanno correndo seriamente. Secondo il DESI – l’indice UE di sviluppo digitale – nel 2019 l’Italia è al 24° posto su 28 Stati membri. Uno scenario che ci impone di correre più veloci degli altri solo per raggiungerli, perché sulla strada della digitalizzazione non sono consentite soste.

Nella sfida per ridurre questo distacco non esiste una killer application: mettere a disposizione di cittadini e imprese i famosi big data non basta. Il nostro ritardo è prima di tutto culturale ed è su questo piano che bisogna investire per realizzare la digital trasformation della nostra società. Per muoversi nello scenario digitale, occorre sviluppare una comprensione più profonda dei fenomeni e governare appieno la “piramide del valore” del dato, ricavandone quello che veramente conta: informazioni affidabili per le decisioni.

I dati delle imprese italiane nel Registro gestito da Infocamere

Secondo alcune stime, nel 2020 la quantità di informazioni create a livello mondiale sarà prossima ai 47 zettabytes (triliardi di bytes), 24 volte superiore a quella generata nel 2010 e il quadruplo del 2015. La notizia vera, però, è che questo è solo l’inizio. Per il filosofo Luciano Floridi, “stiamo vivendo una preistoria digitale. […]. La forbice fra i dati prodotti e la capacità di archiviazione mondiale va costantemente allargandosi. Una cultura sviluppata non si preoccupa soltanto di accumulare dati, ma ne ha anche cura: li analizza, li inserisce in un contesto, li interpreta”.

Per un’impresa, conoscere significa poter fare affidamento su informazioni attendibili (su un’altra impresa o su un intero mercato), indispensabili per avere un vantaggio competitivo e puntare a crescere. Queste informazioni si basano necessariamente su dati di qualità. Secondo lo standard internazionale che individua le qualità essenziali dei dati gestiti con strumenti informatici, per essere di qualità il dato deve essere accurato, attuale, coerente, completo e credibile.

Come soddisfare tutte queste esigenze? Il primo passo è ricorrere a fonti ufficiali, organizzate secondo criteri di qualità certificata e che permettano di integrare i loro dati con i sistemi informativi interni alle aziende. In quest’ottica, il Registro delle imprese delle Camere di commercio – strumento di pubblicità legale e anagrafe economica ufficiale di tutte le imprese italiane, realizzato e gestito da InfoCamere – rappresenta la base di conoscenza fondamentale per capire l’economia reale e interpretarne l’evoluzione. Un percorso che, attraverso i fatti e gli eventi amministrativi, si muove realmente “dalla culla alla tomba” (e anche oltre, visto che di ogni impresa, anche quelle già chiuse, è possibile ricostruire le vicende passate). Al Registro sono tenute a iscriversi tutte le imprese che operano nel nostro Paese: un’impresa in Italia non può esistere se non è iscritta al Registro Imprese, esattamente come non può esistere una persona non iscritta all’anagrafe del Comune in cui risiede.

In virtù del fatto di essere “nativo digitale” – dal 1996 ogni comunicazione che le imprese fanno è telematica – il Registro delle imprese ha pochi eguali nel mondo: contiene informazioni ufficiali su 6 milioni di imprese e 10 milioni di persone che ricoprono cariche o possiedono quote in società italiane, oltre a 1 milione di bilanci. Una best practice riconosciuta a livello europeo che di recente ha ricevuto (primo registro pubblico sulle imprese nella UE e primo esempio in assoluto in Italia) la certificazione ISO/IEC 25012 che attesta la qualità dei dati in esso contenuti. Un patrimonio informativo gestito con tecnologie all’avanguardia che consente l’accesso, l’utilizzo, l’integrazione e la diffusione di dati ufficiali e garantiti dalla legge anche verso terzi.

Il Registro delle camere di commercio, dati pubblici di qualità certificata

Lo sviluppo nell’utilizzo dei big fata a favore della business intelligence non può che essere favorito da un maggiore collegamento tra le grandi basi di dati istituzionali unito a una crescente attenzione alla qualità del dato. Negli ultimi anni, anche grazie a una legislazione favorevole, il Registro imprese è diventato sempre più un hub informativo relativamente ai dati di impresa, grazie all’integrazione di alcune ulteriori informazioni. Dai dati relativi agli addetti forniti dall’Inps, a quelli relativi ai marchi e brevetti dell’Ufficio Italiano Marchi e Brevetti (UIBM), dalle certificazioni di qualità e ambientali amministrate da Accredia; le certificazioni SOA in ambito lavori pubblici rilasciate dall’Autorità per la Vigilanza sui Contratti Pubblici (AVCP); dati in materia di ambiente provenienti dall’Albo Nazionale dei Gestori Ambientali, nonché la progressiva integrazione con gli Sportelli Unici per le Attività Produttive (SUAP).

Davanti alla ricchezza crescente di dati e alla possibilità di leggerli in modo integrato, la chiave di volta è la disponibilità di competenze adeguate a ricavarne informazioni e di strumenti semplici da usare e interpretarli (non ultimi quelli, ormai sempre più diffusi, legati alla rappresentazione visiva dei dati attraverso piattaforme – dashboard – interattive e navigabili). L’elemento cruciale perché imprese e organizzazioni possano cogliere queste opportunità – come nel caso di InfoCamere – è la presenza di figure professionali come i data scientist che, coniugando conoscenze informatiche, di business e capacità di storytelling, sono in grado di trasformare dati grezzi in informazione facilmente accessibile a tutti. Dal piccolo imprenditore all’amministratore pubblico, la sintesi grafica rende oggi più comprensibili e facilmente gestibili fenomeni complessi che richiedono il trattamento di enormi quantità di dati diversi e in continua evoluzione.

Basi di dati amministrative, come il Registro delle Camere di commercio, concepite e gestite per garantire e accrescere la qualità dei dati sono asset fondamentali per affrontare le sfide della trasformazione digitale. Un punto di partenza per fare quel salto “disruptive” ormai indispensabile perché l’Italia possa recuperare il gap digitale accumulato rispetto agli altri paesi avanzati.

Dati pubblici di qualità certificata e di facile accesso sono una chiave indispensabile per gestire meglio le decisioni di business, fronteggiare i pericoli collegati alla crescente circolazione di informazioni di scarsa qualità, e contribuire a fare di noi dei cittadini e degli imprenditori digitali più consapevoli e, perciò, più liberi.

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