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Esempi d’innovazione digitale nel settore siderurgico

Integrazione dei processi di produzione – gestione ed elemento umano si rivelano fondamentali per l’innovazione d’impresa nella filiera siderurgica bresciana. I casi d’eccellenza e le valutazioni di Giuliano Noci del Politecnico di Milano da un recente convegno SAP

Pubblicato il 05 Apr 2018

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Provaglio d’Iseo (Brescia) – La siderurgia italiana ha bisogno d’innovazione nei processi e nelle capacità di gestire e correlare dati. Ne è convinto Giuliano Noci, docente di Strategia & Marketing presso la School of Management del Politecnico di Milano e Prorettore del Polo territoriale cinese dell’Ateneo milanese, intervenuto al convegno Made in Italy, Made in Digital, di recente organizzato in collaborazione con SAP a Provaglio d’Iseo, nel cuore del distretto siderurgico bresciano.

Una sfida che non riguarda solo la digitalizzazione dei processi interni alle aziende, ma anche di quelli di filiera fino al prodotto: “La capacità di correlare i dati permette di conoscere ciò che sta a valle della produzione, ma anche di creare prodotti intelligenti che parlano tra loro nei sistemi complessi di cui fanno parte”. Secondo Noci, per esprimere l’eccellenza, le aziende del distretto hanno bisogno di condividere il loro patrimonio dati in un tessuto connettivo capace di aumentare la competitività dell’intero ecosistema. “Non si può affrontare la competizione di oggi con le categorie mentali del passato – spiega il professore -. Al primo posto nella catena del valore ci sono i dati e non i prodotti e il differenziale competitivo si sposta sempre più dal prodotto al processo. Fare innovazione significa quindi riuscire a lavorare con attori diversi, mettere a fattor comune la conoscenza, creare nuovi servizi basati interamente su dati”.

Dall’integrazione dei processi aziendali alle opportunità dell’IoT

All’evento SAP sono stati portati degli esempi d’innovazione in ambito digitale. A cominciare da quello di Feralpi Holding raccontato da Francesco Besacchi, direttore dei Sistemi Informativi. “L’azienda si è riorganizzata 4 anni fa per impulso dei vertici aziendali con lo scopo di diversificare i prodotti, migliorare la sostenibilità ambientale, la conoscenza a monte e a valle della filiera”. Riorganizzazione supportata dall’integrazione dei differenti processi che si è tradotta nell’adozione della piattaforma SAP passando attraverso il change management, l’unificazione delle politiche di reporting, di produzione e gestione degli acquisti: “Un lavoro cominciato presso lo stabilimento Feralpi in Germania, dopo 11 mesi andato in produzione con 300 utenti nei diversi ambiti aziendali, grazie al lavoro di 4 persone interne, 50 specialisti SAP e 300 giornate di formazione – spiega Besacchi -. La sostituzione della piattaforma, avvenuta in modalità big bang, non ha creato fermi, malgrado abbia riguardato molti moduli software contemporaneamente e tutti i reparti strategici aziendali”. Per il futuro, Feralpi prevede altri rollout di SAP su aziende acquisite in Italia e all’estero. In autunno l’azienda completerà un un progetto avviato nelle risorse umane basato su SAP Success Factors (un sistema integrato di applicazioni dedicate allo Human Capital Management), proseguirà inoltre esperimenti nel campo della manutenzione predittiva che richiedono integrazione degli apparati di produzione. La società ha inoltre avviato sulla piattaforma cloud SAP Leonardo un progetto triennale di ‘predictive quality’ e per il customer engagement: “Abbiamo bisogno di integrare i canali di contatto con clienti e fornitori e vogliamo farlo con progetti molto più veloci rispetto a quelli del passato, sperimentando, nel caso sbagliando e riprovando”, conclude Besacchi.

IoT e cloud sono al centro del progetto di OMR (Officine Meccaniche Rezzatesi), avviato dall’inizio dell’anno con SAP Leonardo, raccontato da Raffaele De Benedetto, CIO dell’azienda, che mira a interconnettere impianti e macchine: “Un cambiamento necessario per conoscere l’efficienza degli impianti di produzione in tempo reale, ma che richiede molto lavoro d’integrazione, per via della presenza di macchine utensili di differente tecnologia – precisa De Benedetto -. Nel settore automotive, in cui operiamo, c’è inoltre l’esigenza di integrare una supply chain molto estesa, fatta di aziende terziste che sono troppo piccole per permettersi l’EDI (Electronic Data Interchange, molto usato nel settore auto, ndr) e cospicui investimenti software”.

Lo sviluppo in chiave Industria 4.0 è nel mirino di Giuseppe Mercurelli, CEO della divisione Special Steel di ASO siderurgica: “Abbiamo installato il primo ERP nel 2002 e un poco alla volta lo abbiamo sviluppato per arrivare all’integrazione dei processi nell’intera impresa. L’ERP è oggi interfacciato con i dati di produzione, anche i più dettagliati, che riceve in real time. Questo è utile per migliorare i processi produttivi”. La sfida di ASO è oggi nell’integrazione di filiera: “Ci stiamo provando – continua Mercurelli – con i grandi fornitori, anche esteri, a monte delle nostre lavorazioni per facilitare la pianificazione e la programmazione: un’impresa titanica. Dalla mia esperienza, lo stimolo fiscale che sta alla base del Piano Industria 4.0 non ha ancora modificato l’essenza delle imprese con cui lavoriamo. Incontro clienti, all’avanguardia per posizione di mercato, che sono ancora titubanti nella raccolta dei dati e, lontani dalle logiche real time; si accontentano di fare conteggi trimestrali”.

Per Massimo Dal Checco, presidente di SIDI, società partner di SAP, il piano Calenda ha avuto un impatto molto positivo sul settore, con una crescita del 13% nelle vendite di nuovi macchinari, ma anche stimolando gli imprenditori delle aziende più piccole a guardare avanti sul fronte delle tecnologie che ancora devono essere pienamente sfruttate: “Non è uno scherzo analizzare i dati e capire come usarli sia per il business d’impresa sia per agevolare la filiera in un contesto produttivo fatto di piccole e medie imprese che è molto diverso da quello di altri Paesi”.

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