Il numero scelto da HP per inaugurare il nuovo Experience Center di Cernusco sul Naviglio è tanto semplice quanto preoccupante: nel 2025, solo il 20% dei knowledge worker dichiara di avere un rapporto sano con il proprio lavoro, il livello più basso mai registrato dall’HP Work Relationship Index. La ricerca evidenzia pressioni crescenti, fiducia in calo verso la leadership e un diffuso senso di disconnessione che attraversa tutti i segmenti dell’impiego qualificato.
Allo stesso tempo, però, il WRI ribalta la prospettiva: l’85% dei fattori che determinano la realizzazione professionale è sotto il controllo delle aziende. È qui che HP individua la leva principale del cambiamento, trasformando l’AI da tecnologia abilitante a vera e propria infrastruttura di benessere organizzativo. Non a caso, sottolinea l’Index, quattro lavoratori su dieci già oggi utilizzano strumenti di Intelligenza Artificiale, e chi vi accede ha più del doppio delle probabilità di avere un rapporto positivo con il proprio lavoro.
Su queste basi si è costruito l’HP Experience Day, l’evento che ha sancito l’apertura del nuovo HP Experience Center: uno spazio progettato non solo per mostrare tecnologie, ma per far sperimentare come l’AI possa semplificare attività, ridurre complessità e migliorare la qualità dell’esperienza digitale.
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L’esperienza oltre le tecnologie
Già dal cambio di nome (da Innovation Center a Experience Center) si capisce il senso e l’importanza dell’esperienza utente. «Oggi non basta mostrare prodotti. Dobbiamo far vivere esperienze» spiega Giampiero Savorelli, VP e AD di HP Italy, sottolineando come la pandemia, lo smart working e l’adozione massiva del digitale abbiano cambiato radicalmente abitudini, aspettative ed esigenze. Del resto, Gartner stessa ha sottolineato l’importanza del DEX (Digital Employee Experience) per potenziare interazioni e produttività.
La strategia Future of Work, ha spiegato Savorelli, nasce da un paradosso: da una parte le aziende sono sottoposte a una forte pressione verso la crescita e l’efficienza; dall’altra i dipendenti chiedono più contenuto, più valore, più soddisfazione nel proprio lavoro. «La tecnologia, e in particolare l’AI, può aiutare a colmare questo gap» ha spiegato il manager. «Automatizzando attività ripetitive e a basso valore, possiamo restituire tempo per compiti più significativi».
Savorelli ha inserito questa trasformazione nel percorso italiano di HP, presente dal 1964, con 320 dipendenti e oltre 300 partner certificati. «L’Italia ha bisogno di accelerare, e questo gap va colmato. Il nostro obiettivo è contribuire a far crescere il Paese partecipando ai tavoli istituzionali e supportando imprese e territori».
Da qui l’idea di un’AI integrata a 360 gradi: non solo nei PC, ma anche nelle stampanti, nei sistemi di collaboration, nei software di orchestrazione. «L’intelligenza artificiale va introdotta in tutto l’ecosistema workplace» ha concluso Savorelli.
Il PC e la qualità dell’esperienza
Il tema dell’AI come strumento quotidiano è stato sottolineato anche da Rossella Campaniello, Personal Systems Category Lead di HP. «Oggi tutto il nostro portafoglio è dotato di intelligenza artificiale» ha affermato. Un elemento che non riguarda solo le prestazioni, ma la qualità dell’esperienza.
Oggi tutto il nostro portafoglio è dotato di intelligenza artificiale» ha esordito, spiegando come la nuova generazione di processori con NPU dedicate consenta di gestire elaborazioni in locale, riducendo latenza e proteggendo la privacy.
«L’AI Companion vive nel PC. Non vengono esportati dati sensibili: tutte le analisi vengono fatte in locale», ha sottolineato. Il sistema può analizzare documenti, generare sintesi, supportare la produzione di offerte, riconoscere la voce dell’utente e personalizzare il lavoro quotidiano.
Sul piano delle prestazioni, Campaniello ha ricordato che «prima non era possibile essere multitasking senza sacrificare potenza e durata». Oggi, grazie alle nuove architetture, i PC HP possono sostenere videoconferenze e applicazioni complesse in parallelo, garantendo fino a 24 ore di autonomia.
Un ruolo chiave lo giocano anche le tecnologie di collaboration integrate: «Con Camera Pro e Poly, il sistema riconosce lo speaker, migliora la qualità video, elimina rumori e rende la comunicazione più naturale». La vera differenza, secondo Campaniello, è l’integrazione: «PC, stampanti, sistemi di collaboration: tutto è pensato per essere fluido e coerente».

Il paperless totale non esiste: serve un modello ibrido
Se il mondo del personal computing è in piena trasformazione, il printing non è da meno.
«Si stampa ancora tanto» ha detto Giusi Garrano, Printing Category Lead di HP. «Solo l’11% dei processi documentali è davvero paperless». E persino nell’education emerge un recupero del supporto cartaceo: «L’apprendimento su carta è fino a otto volte più efficace rispetto allo schermo».
Il punto, però, non è difendere la stampa, bensì reinventarla. E l’alleato principale è ancora una volta l’AI.
In questo senso, Garrano ha mostrato diverse applicazioni che mostrano come la stampante possa diventare uno snodo intelligente del workflow.
Il driver intelligente. Il classico scenario è la stampa di un foglio Excel, che spesso si traduce in uno spreco di carta. «Quando stampo un Excel, il driver suggerisce tre layout. Non rischio più di stampare pagine e pagine con tabelle spezzate» ha spiegato Garrano. È un modo semplice ma efficace per ridurre gli sprechi e aumentare la qualità della stampa.
Lo Scan-to-Email evoluto. La classica funzione, che trasferisce la scansione di un documento sul PC dell’utente tramite email, si arricchisce sempre nell’ottica di favorire l’esperienza utente. «Non si riceve più un PDF anonimo – spiega Garrano – L’AI genera automaticamente un riassunto del contenuto, pronto per essere inoltrato a colleghi o all’ufficio legale.
Scan AI riconosce il tipo di documento. Scan AI è una funzionalità interessante, capace di riconoscere il tipo di documento e automatizzare completamente la fase di classificazione e inserimento dati. Come? Dopo un training iniziale, Scan AI è in grado di distinguere ad esempio una fattura da una bolla o un documento di trasporto. Il sistema separa automaticamente i file, ne estrae data e numero e genera un PDF e un file con i metadati (CSV, JSON) pronto per essere importato nel gestionale. L’integrazione avviene per ora con interscambio di questi file, ma in futuro è prevista l’integrazione automatica via API. «Oggi questa attività è ancora manuale in tantissime aziende» ha ricordato Garrano. «Un operatore scansiona, rinomina, apre il gestionale, inserisce numero e data. Con Scan AI, questi passaggi spariscono».
L’impatto è rilevante in tutti i settori dove circolano grandi volumi di DDT, bolle e fatture: logistica, retail, uffici amministrativi delle PMI.


















