Strategie

Kyndryl accelera su AI e modernizzazione: la sfida non è sperimentare ma scalare l’innovazione



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La realtà nata dallo spin-off della divisione servizi infrastrutturali di IBM festeggia il quarto compleanno e trasloca nei nuovi centralissimi uffici milanesi. Il Presidente Paolo Degl’Innocenti fa il punto sulle strategie dell’azienda tra cybersecurity, cloud e AI. Il nodo delle competenze

Pubblicato il 10 nov 2025



Paolo Degl’Innocenti, Presidente di Kyndryl Italia
Paolo Degl’Innocenti, Presidente di Kyndryl Italia

Il 4 novembre 2021 è la data che segna la nascita di Kyndryl come entità indipendente da IBM. Quattro anni dopo, la filiale italiana celebra questo compleanno con l’inaugurazione della nuova sede di Milano, in pieno centro, che nasce come ambiente di co-progettazione tra clienti, partner, università e team interni. «Non un ufficio vetrina – spiega Paolo Degl’Innocenti, Presidente di Kyndryl Italia –, ma un laboratorio permanente per mettere a fattor comune competenze di business e tecnologia».

L’area include laboratori data & AI, zone di progettazione collaborativa e spazi flessibili per i team multipiattaforma.

Un nuovo spazio che segna anche un cambio di passo nella transizione di Kyndryl da semplice fornitore di servizi infrastrutturali a partner strategico per il supporto alla trasformazione digitale nelle grandi e grandissime aziende. «Siamo nati con una credibilità molto forte sul mission critical, ma oggi la conversazione con i CIO verte su temi diversi. Non riguarda più solo la continuità operativa, ma piuttosto la capacità di generare valore di business attraverso i dati e l’automazione», commenta Degl’Innocenti.

I tre pilastri della strategia Kyndryl: persone, competenze e asset

«La nostra azienda – spiega il manager – non è snaturata dall’obiettivo di gestire e architettare le infrastrutture critiche, ma col tempo questa missione si è arricchita ed è evoluta, per tenere conto delle esigenze del mercato».

Un mercato che oggi richiede di governare al meglio i dati e accedere a soluzioni AI efficaci per casi d’uso come l’ibridazione degli ambienti IT e l’ottimizzazione applicativa.

Un’evoluzione che non riguarda solo la tecnologia, ma anche il capitale umano e la capacità di tradurre l’innovazione in competenze distintive, elementi che per l’azienda rappresentano il vero motore della crescita.

«In Kyndryl creiamo valore attraverso l’azione sinergica di tre elementi: persone, competenze e asset tecnologici», osserva Dell’Innocenti. Per quanto riguarda il primo elemento, «nel 2021 in Italia, alla data dello spin-off eravamo 1.600 persone e oggi siamo circa 2.600, con il 70% dei nuovi entrati che è ancora con noi a distanza di tempo. In un settore in cui il turnover è altissimo è sicuramente un motivo d’orgoglio per noi, perché significa che ci si riconoscono dei valori, che c’è una forte simbiosi tra dipendente e azienda e questo è un aspetto che impatta direttamente sulla qualità del servizio».

Come cambiano i modelli di delivery

Il nodo delle competenze, poi, è centrale della visione strategica di Kyndryl. «Quando siamo nati, avevamo un portafoglio di 880 certificazioni nelle 6 aree nelle quali operiamo: cloud, sicurezza, Digital Workplace, applicazioni core e mainframe, networking, AI e dati. Oggi, invece, ne abbiamo oltre 2.500. Giusto per avere un’idea dell’impegno che mettiamo nella formazione, nei primi nove mesi di quest’anno abbiamo erogato circa 70mila ore di education, ben più di quanto è stato fatto in tutto il 2024. La tecnologia varia in modo talmente rapido che bisogna dare priorità alla qualificazione delle persone, specie in aree come AI, cybersecurity e cloud in cui la domanda di skill da parte del mercato supera di gran lunga l’offerta».

Oggi si parla molto di prompt engineer, ma i profili che mancano davvero sono numerosi: AI system engineer, specialisti di observability, architetti della protezione dati, designer di processi ibridi uomo-macchina…

Per colmare il gap, Kyndryl lavora contemporaneamente su due fronti. Da un lato, attraverso i programmi formativi su AIOps, cyber resilience, cloud e governance del dato della Kyndryl Academy, dall’altro promuovendo un modello di co-delivery in cui competenze e conoscenza vengono trasferite dagli esperti Kyndryl ai team interni del cliente.

Kyndryl Bridge: dalla visibilità all’azione

Il terzo elemento chiave della proposta di valore dell’azienda è rappresentato dagli asset tecnologici, tra cui spicca Kyndryl Bridge – piattaforma digitale che integra osservabilità, automazione, AI e gestione degli asset IT ibridi in un unico layer operativo. «Non si tratta – spiega il manager – di un semplice cruscotto di monitoraggio delle infrastrutture, ma di un motore che connette dati tecnici e metriche di business, abilitando la capacità di prendere decisioni e intervenire in tempo reale».

Degl’Innocenti la descrive come «l’equivalente di un digital twin per l’industria», capace di correlare eventi infrastrutturali e di sicurezza, log applicativi, costi e prestazioni del cloud… «Kyndryl Bridge nasce per eliminare la frammentazione, che oggi è il principale nemico della produttività IT. Kyndryl Bridge non suggerisce, interviene. Non segnala un incidente, lo previene o lo risolve in automatico, perché associa l’osservabilità all’esecuzione. Oggi, la piattaforma gestisce più di 1,3 milioni di endpoint globali e raccoglie dati che alimentano modelli predittivi su performance, costi energetici, sicurezza e continuità operativa». L’obiettivo non è sostituire le piattaforme esistenti, ma governare come un’unica architettura asset on-prem, mainframe, cloud pubblici, edge, applicazioni containerizzate e ambienti legacy.

Kyndryl AI Innovation Lab: infrastrutture, competenze e cultura per scalare l’intelligenza artificiale

L’approccio di Kyndryl alla modernizzazione IT non si ferma alla componente tecnologica, ma contempla aspetti chiave di change management e cultura dell’innovazione. Questo vale in particolare per il “fenomeno AI”, la cui diffusione su ampia scala in azienda è spesso vanificata da resistenze di carattere organizzativo.

Un report indipendente del team di ricerca Nanda (Networked Agents and Decentralized AI) del MIT di Boston evidenzia, infatti, che solo il 5% delle aziende ottiene risultati misurabili dall’IA. «Il motivo principale – è convinto il manager – risiede nel gap culturale e nelle resistenze organizzative, specie nel momento in cui si pretende che il solo disseminare strumenti general purpose generi automaticamente dei vantaggi. Noi come Kyndryl vogliamo diffondere l’utilizzo dell’intelligenza artificiale nelle policy di sicurezza e resilienza dei nostri clienti, lavorando in particolare sugli agenti AI».

Per supportare concretamente questa vision, l’azienda ha creato una rete d i AI Innovation Lab in India, Singapore, Francia e Irlanda, in cui conta di formare nei prossimi mesi centinaia di consulenti e dipendenti che lavorano a contatto con i clienti in ambienti IT particolarmente critici.

Come far funzionare l’AI nei sistemi mission critical

Uno scenario, quello delle grandi e grandissime aziende a cui Kyndryl si rivolge, che resta caratterizzato da ambienti IT complessi ed eterogenei, oltre che da una governance frammentata.

«Tutti parlano di IA – conclude Degl’Innocenti –, ma la vera domanda che ci fanno i nostri clienti è: come faccio a mettere ordine nei miei dati e nei miei sistemi? Il tema non è avere i modelli migliori, ma farli operare in contesti complessi e distribuiti, con logiche di compliance e sicurezza integrate. Il mercato ha già capito a cosa serve l’AI. Ora la domanda è: chi è in grado di farla funzionare nei sistemi che non possono fermarsi? Ed è lì che si gioca la partita della competizione nei prossimi anni».

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