Ci sono aziende che digitalizzano l’esistente e aziende che, invece, puntano a immaginare ciò che ancora non esiste. Pirelli appartiene alla seconda categoria: quando uno pneumatico esce dalla fabbrica, la sua storia tecnologica, in realtà, è iniziata diversi anni prima – spesso più di un decennio. Le scelte su materiali, processi industriali e flussi della Supply Chain sono, infatti, prese mentre quel prodotto è ancora solo sulla carta.
Questa capacità di “abitare il futuro” non nasce da intuizioni isolate, ma da un complesso sistema tecnologico che riduce in anticipo, il più possibile, l’incertezza e trasforma la gestione del rischio in vero e proprio asset strategico.
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Il modello di business di Pirelli
Il modello di business di Pirelli è un po’ un unicum nel mondo tyre. Somiglia, infatti, più a quello di un brand del lusso che non a quello di un produttore di pneumatici. Il team di ricerca e sviluppo co-progetta insieme alle case automobilistiche gomme specifiche per i diversi modelli d’auto e l’omologazione rappresenta il vero vantaggio competitivo di Pirelli, che diventa il fornitore del primo equipaggiamento ufficiale per numerosi modelli d’auto prestigiosi. «Questo – esordisce Pier Paolo Tamma, Senior Vice President e Chief Digital Officer di Pirelli – ci dà visibilità di quella che sarà la domanda di pneumatici destinati al primo equipaggiamento per quello specifico modello per i successivi 5 o 6 anni. Una volta che un’auto va sul mercato, poi, sta a noi conquistare il cliente nel ciclo di ricambio. Detto in altre parole, vuol dire ragionare con una prospettiva futura di ulteriori 5 o 6 anni. In pratica, quindi, ogni volta che facciamo un accordo con un costruttore abbiamo la visibilità di quella che sarà la domanda di pneumatici per quello specifico modello d’auto per i successivi 10, a volte anche 12 anni».
Il che, tradotto nei tempi frenetici del mercato, equivale un po’ a guardare con un telescopio una stella che brilla a centinaia di anni luce di distanza… E questo cambia radicalmente il modo in cui si progetta, si prendono decisioni e si compete.
«Il nostro obiettivo – prosegue il manager – è proprio intercettare la domanda di sostituzione, perché il 75% del fatturato di Pirelli è legato al mercato del ricambio». Il digitale negli anni è diventato, dunque, la spina dorsale del ciclo industriale della multinazionale.

Dal digital twin al prodotto fisico
Tamma dirige una struttura che conta 170 professionisti nell’area digital a Milano, 15 data scientist interni, un Innovation Center a Bari che impiega circa ottanta persone, un centro per le Service Operation in Romania che ne occupa circa 200 e un centinaio di persone a supporto delle fabbriche e delle 5 Region in cui Pirelli opera. «Il digitale da noi non è un layer di supporto – evidenzia – è la struttura abilitante delle decisioni, dalla ricerca e sviluppo alla produzione. Nell’R&D, per esempio, progettiamo dai 300 ai 400 nuovi prodotti ogni anno. Uno pneumatico, sebbene specifico per un modello di vettura, a volte ha fino al 70-80% di caratteristiche comuni con quello sviluppato per un’auto dello stesso segmento. Questo significa che possiamo produrre capitalizzando al massimo la conoscenza accumulata attraverso simulazioni virtuali avanzate, senza dover ricominciare ogni volta da zero».
Il cuore dell’innovazione è un Digital Twin dello pneumatico: ogni modello è progettato simulando i comportamenti di mescola e performance sull’auto attraverso un compounder, ovvero un miscelatore di materie prime, virtuale. «Si tratta – spiega – di un set di algoritmi di intelligenza artificiale che abbiamo addestrato sulla storia dei prodotti degli ultimi dieci anni e a cui stiamo insegnando la chimica e la fisica dei materiali. A fronte delle specifiche che ci fornisce la casa costruttrice, l’algoritmo propone una mescola di partenza e simula in digitale come si comporterà se si aumenta o si diminuisce la quantità di un determinato materiale o se vengono fatte delle sostituzioni».
Il risultato è un ciclo di progettazione più rapido, dove il test fisico diventa conferma e non più esplorazione a 360° garantendo maggiore agilità di produzione senza compromessi su qualità e sicurezza.
«Molte scelte le prendiamo prima di toccare il materiale reale – sottolinea Tamma – perché il gemello digitale accelera validazione e comparazione».
Grazie a questa metodologia, Pirelli ha ridotto tempi e costi di prototipazione del 30%, passando da cicli triennali e cicli biennali, con impatti significativi anche sulla riduzione degli scarti e il miglioramento della sostenibilità.
Quantum Computing, supply chain e pianificazione a lungo termine
Un pilastro strategico di Pirelli è, poi, la pianificazione a lungo termine della produzione. Ogni nuovo deal con le case automobilistiche è proiettato su una finestra temporale di diversi anni integrando profittabilità, capacità produttiva e vincoli logistici.
Algoritmi di machine learning analizzano in tempo reale i dati degli ordini in attesa di evasione per identificare i segnali deboli che potrebbero generare criticità. La Supply Chain, composta da 18 impianti e numerosi magazzini distribuiti, opera secondo logiche local for local, ma con un controllo globale perché «chi arriva prima su scelte fondamentali domina la curva della marginalità», afferma Tamma.
L’AI permette a Pirelli di spostare in avanti la finestra di previsione, ma l’azienda sta sperimentando il Quantum Computing «per simulare scenari di allocazione complessi e aprire la strada a ottimizzazioni oggi impossibili con algoritmi tradizionali».
Il ruolo degli agenti virtuali
Il terzo fronte di innovazione – dopo R&D e Supply Chain – è quello della relazione con i dealer. «Con Salesforce abbiamo digitalizzato tutti i processi commerciali. Dalla gestione di un’opportunità fino alla vendita al car maker, tutto è stato integrato su un’unica suite. Il nostro venditore è in grado di vedere sulla sua app in Salesforce qual è il territorio del dealer, quante e quali auto ci sono su quel territorio e quali di queste sono auto sono equipaggiate con gomme Pirelli. Riceve raccomandazioni basate su dati reali ed è, quindi, in grado di stimare con un ottimo livello di approssimazione la domanda che il rivenditore avrà dal suo territorio».
Salesforce è anche la piattaforma che gestisce Contact Center e siti B2B, integrando AI e agent virtuali per fornire supporto immediato e personalizzato agli utenti.
Il colosso della gomma ha anche avviato diverse sperimentazioni che riguardano l’AI agentica, con gli agenti AI Salesforce impiegati in ambiti come la ricerca dei prodotti sul sito web, il Customer Care self-service e i suggerimenti sulle next best action.
Transformation 2.0: così Pirelli spinge sull’acceleratore dell’intelligenza artificiale
Dal 2019, quando è partito il nuovo corso della trasformazione digitale, la multinazionale ha ridisegnato completamente il modello operativo (Integrated Operating Model) con l’obiettivo di anticipare la domanda, ottimizzare l’impiego delle risorse e ridefinire i processi di vendita, la progettazione dei prodotti e la Supply Chain. Non esiste, infatti, un’innovazione limitata a un perimetro isolato, perché ogni dato raccolto dalla fabbrica, dal dealer, dai sistemi di vendita confluisce in un’unica Big Data Platform che alimenta i modelli di intelligenza artificiale. Gli algoritmi attingono a record integrati, ricontestualizzati e utilizzati per supportare insight predittivi e decisioni in real-time perché «senza dati di qualità non esiste AI che generi valore», avverte il manager.
Quest’anno, con la conclusione del primo step del piano di digitalizzazione, Pirelli è entrata in una nuova fase, quella della Transformation 2.0 con «l’obiettivo di portare l’AI al centro dei processi e renderla esplicita, pervasiva e misurabile sui profitti e le perdite».
Ogni strumento in uso sarà, quindi, ripensato promuovendo l’uso più ampio dell’IA tradizionale e introducendo l’AI generativa perché «la trasformazione digitale non è un progetto finito – conclude Tamma -. È, piuttosto, un viaggio continuo dove la tecnologia anticipa il mercato e le persone lo guidano».



























