Il percorso di adeguamento alla NIS2 rappresenta una sfida di portata senza precedenti per il tessuto produttivo italiano, in particolare per le piccole e medie imprese che costituiscono l’ossatura della manifattura nazionale. A delineare con precisione il quadro è Andrea Monteleone, presidente di ANIE Sicurezza, che durante la tavola rotonda del Rapporto Clusit 2025 ha illustrato le difficoltà e le opportunità che la nuova direttiva europea sta portando nella filiera industriale.
Secondo Monteleone, la prima reazione delle aziende è stata di smarrimento, trovandosi alle prese con un cambiamento normativo e culturale che impone nuove logiche organizzative, tecniche e relazionali. .
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Un impatto esteso lungo tutta la filiera
La direttiva NIS2 non si limita a definire obblighi per le grandi aziende o per i soggetti considerati essenziali: la sua influenza si estende a monte e a valle della filiera produttiva, coinvolgendo fornitori, subappaltatori e partner tecnologici.
Monteleone sottolinea come il nuovo impianto normativo abbia «destabilizzato il mercato a tutti i livelli», perché la platea dei soggetti interessati è «molto più ampia rispetto alla NIS1». Questo allargamento ha due effetti: da un lato, impone alle imprese di rafforzare la loro postura di sicurezza; dall’altro, spinge il mercato a rivedere i rapporti tra produttori, distributori e installatori in un’ottica di responsabilità condivisa.
Il presidente di ANIE spiega che l’impatto si manifesta su due piani distinti. Il primo è organizzativo, perché molti produttori rientrano tra i fornitori critici e devono adeguarsi agli obblighi della NIS2 come entità autonome. Il secondo è tecnico, e riguarda le modalità con cui la tecnologia viene progettata, sviluppata, distribuita e mantenuta.
«Siamo la filiera che abilita l’utilizzo della tecnologia», ricorda Monteleone, «perché la disegniamo, la sviluppiamo, la distribuiamo». Questa consapevolezza trasforma il ruolo dei fornitori: non più semplici erogatori di componenti, ma anelli fondamentali di una catena di sicurezza che si estende fino all’utilizzatore finale.
La consapevolezza come fattore critico
Uno dei problemi principali emersi dal confronto riguarda la scarsa consapevolezza delle imprese rispetto al reale significato della NIS2.
Monteleone evidenzia come la mancanza di informazione non riguardi solo i fornitori, ma anche «i clienti di ultima istanza». La direttiva impone nuovi standard, ma il primo passo è comprenderli: senza una cultura diffusa della sicurezza, l’adeguamento rischia di ridursi a una serie di adempimenti formali, privi di efficacia concreta.
Il tema della formazione diventa quindi cruciale. Le imprese devono dotarsi di competenze interne, creare figure di raccordo tra area tecnica e direzione e sviluppare un linguaggio comune che permetta di interpretare correttamente gli obblighi normativi.
La mancanza di risorse qualificate è un ostacolo significativo, soprattutto in un settore in cui l’innovazione corre più veloce della capacità di aggiornamento del personale.
PMI e risorse limitate: un equilibrio difficile
Il peso della NIS2 grava in modo particolare sulle PMI, che costituiscono la stragrande maggioranza del tessuto industriale italiano. Per molte di loro, la direttiva rappresenta una sfida di sostenibilità: da un lato devono adeguarsi a standard europei sempre più rigorosi, dall’altro dispongono di budget e strutture organizzative ridotte.
Monteleone osserva che le gap analysis — le analisi di scostamento tra la situazione attuale e i requisiti richiesti — stanno mettendo in luce criticità significative. Lo sforzo richiesto è «non da poco, umano e tecnologico». Eppure, è proprio nelle PMI che si gioca una parte decisiva della sicurezza nazionale, perché esse costituiscono la base operativa della supply chain dei grandi player industriali.
Le aziende più piccole non possono più considerarsi al riparo solo perché non gestiscono direttamente dati sensibili o infrastrutture critiche: un attacco a un subfornitore può compromettere l’intera catena di produzione.
Dalla teoria alla pratica: cultura, persone, cooperazione
Il punto di contatto tra le parole di Monteleone e la visione più ampia delineata da ACN e dal Clusit è chiaro: la sicurezza non è più una questione di strumenti, ma di cultura.
Non bastano firewall o sistemi di monitoraggio avanzati se manca la capacità di comprendere e governare i processi.
La NIS2 introduce una logica di corresponsabilità che richiede collaborazione tra le aziende e dialogo costante tra pubblico e privato. Le imprese devono lavorare insieme, condividere informazioni sugli incidenti, adottare pratiche comuni di gestione del rischio e sviluppare una cultura della trasparenza e del miglioramento continuo.
Monteleone insiste sul ruolo delle associazioni di categoria, come ANIE, nel favorire questo processo: il confronto tra imprese diventa uno strumento essenziale per interpretare correttamente la normativa e individuare soluzioni operative sostenibili.
L’evoluzione del fornitore industriale: da produttore a partner di sicurezza
La transizione imposta dalla NIS2 comporta anche una ridefinizione del ruolo del fornitore nel ciclo produttivo.
Se in passato la sicurezza era vista come una responsabilità esclusiva del committente, oggi ogni attore della catena è chiamato a dimostrare la propria affidabilità digitale.
Il fornitore non deve solo rispettare gli standard tecnici, ma anche garantire la trasparenza dei processi, la gestione sicura dei dati e la tracciabilità delle componenti. Questo approccio, spiega Monteleone, implica un nuovo modo di progettare e distribuire la tecnologia, tenendo conto fin dall’inizio di requisiti di cyber resilience.
La filiera diventa quindi un ecosistema interdipendente, in cui la vulnerabilità di un solo attore può esporre tutti gli altri. L’obiettivo della direttiva è costruire un sistema in grado di reagire, adattarsi e apprendere da ogni evento di sicurezza, riducendo il rischio complessivo.
L’orizzonte del cambiamento
Il percorso di adeguamento alla NIS2 è ancora in fase di consolidamento, ma una cosa è chiara: non si tratta di un semplice obbligo normativo, bensì di una trasformazione strutturale che ridefinisce le fondamenta del fare impresa in Europa.
Le imprese che anticipano il cambiamento, integrando la sicurezza nei propri processi e nella propria strategia industriale, sono anche quelle più competitive nel lungo periodo.
Come sottolinea Monteleone, se la sicurezza informatica entrare nel DNA delle aziende, diventa parte della loro identità produttiva e culturale. È un percorso impegnativo, ma inevitabile: la NIS2 è la nuova grammatica della fiducia digitale.
















