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Disruption combinatoriale, la nuova lente strategica dei CIO



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Le innovazioni che producono vera tech disruption oggi non sono singole tecnologie, ma costellazioni di forze convergenti: è il paradigma della disruption combinatoriale. Una dinamica che cambia le regole dell’analisi strategica per chiunque operi nel mondo della tecnologia. L’analisi di Gartner

Pubblicato il 26 ago 2025



disruptioncombinatoriali

Il concetto di tech disruption ha subito una profonda evoluzione. Non si tratta più soltanto di un evento innovativo che rompe lo status quo. Le disruption più significative tra quelle previste entro il 2029 derivano da un effetto combinatorio: una serie di tecnologie e fenomeni che interagiscono, amplificando reciprocamente i propri impatti. Questo approccio interpretativo è stato illustrato da Daryl Plummer, Distinguished VP Analyst e Chief of Research di Gartner, nel corso del suo keynote “7 Disruptions Through 2029 You Might Not See Coming” al Gartner IT Symposium/Xpo.

Secondo Plummer, il termine “disruption” deve essere riservato a quei cambiamenti che hanno effetti duraturi e irreversibili, capaci di alterare strutturalmente mercati, tecnologie e comportamenti. Non si tratta di mode passeggere, ma di veri e propri cambi di paradigma: come il passaggio dalla TV broadcast allo streaming o l’introduzione del cloud computing. E oggi, osserva Plummer, il cambiamento non avviene quasi mai in forma lineare o isolata.

Perché le disruption non agiscono mai da sole

Plummer invita a superare l’idea dell’innovazione monodirezionale. Le innovazioni che producono vera tech disruption oggi non sono singole tecnologie, ma costellazioni di forze convergenti. Clima, intelligenza artificiale, cybersicurezza, generazione energetica e altri fattori agiscono in sinergia, rendendo il contesto più imprevedibile e difficile da governare.

Gartner ha denominato questa dinamica “disruption combinatoriale”: non è un cambiamento che nasce da una singola causa, ma una trasformazione sistemica alimentata dalla collisione e sovrapposizione di più driver di cambiamento.

La metafora del lago: splash e ondulazioni

Per descrivere il fenomeno, Plummer ricorre a una metafora visiva: immaginare un lago calmo colpito da un masso che cade da una montagna. L’impatto provoca uno splash, il momento di shock iniziale, seguito da una serie di onde concentriche. Queste onde rappresentano gli effetti secondari e terziari della disruption, spesso più rilevanti e duraturi dello splash stesso.

Plummer cita l’esempio di ChatGPT: la sua comparsa è stata uno splash, ma le vere implicazioni si stanno manifestando oggi, nel modo in cui cambia l’accesso alla conoscenza, l’automazione dei processi, l’organizzazione del lavoro e perfino il rapporto con il cliente.

Quando più massi cadono contemporaneamente, le onde si sovrappongono e interagiscono, creando effetti non lineari e difficili da prevedere. Questo è il cuore del concetto di disruption combinatoriale.

Le forze disruptive: AI, clima, sicurezza ed energia

Le aree che generano le maggiori ondulazioni disruptive secondo Gartner sono l’intelligenza artificiale, il cambiamento climatico, le tecnologie energetiche e la cybersicurezza. L’intersezione tra queste forze crea scenari inediti e ad alta instabilità.

Un esempio pratico è dato dall’interazione tra AI generativa e infrastrutture critiche. Sistemi sempre più automatizzati impongono nuovi standard di sicurezza, che a loro volta richiedono tecnologie ancora più avanzate per la protezione e il controllo. Allo stesso tempo, le esigenze climatiche accelerano l’adozione di tecnologie energetiche distribuite, che devono dialogare con reti intelligenti, spesso governate da algoritmi.

Una rappresentazione visiva proposta da Plummer durante il keynote evidenzia l’ampiezza di questa dinamica: le disruption digitali emergenti sono disposte lungo una curva di magnitudo crescente, che va da miglioramenti incrementali fino a cambiamenti con potenziale rivoluzionario.

In cima alla scala si trovano elementi come i semiconduttori definiti via software e le nuove strategie energetiche, che mostrano come l’interconnessione fra tecnologie stia già generando impatti sistemici. Il messaggio implicito è chiaro: maggiore è l’interazione tra forze eterogeneemaggiore sarà la portata trasformativa della disruption.

Perché il lavoro dei CIO è diventato più difficile (e più critico)

Il paradigma combinatorio trasforma radicalmente il ruolo dei CIO e dei direttori IT. Se in passato si poteva monitorare l’emergere di una singola tecnologia, oggi serve un nuovo approccio sistemico.

Le tech disruption non possono più essere gestite una alla volta. Vanno osservate nelle loro interazioni, nelle retroazioni tra domini tecnologici e nei loro impatti trasversali. Questo complica l’analisi predittiva e rende meno affidabili i modelli lineari di pianificazione.

Secondo Plummer, la velocità con cui le disruption si diffondono dipende dalla natura delle loro “ondulazioni”. Se queste riescono a influenzare sistemi adiacenti (come supply chain, normativi o di governance), la loro portata aumenta esponenzialmente. Ed è proprio qui che si gioca la capacità di leadership di chi guida l’IT aziendale.

Cosa significa per le decisioni strategiche di oggi

Interpretare la tech disruption come un effetto combinatorio implica una revisione del modo in cui si costruiscono le strategie. Le roadmap tecnologiche devono tener conto non solo delle singole innovazioni, ma delle loro possibili interazioni.

Questo richiede strumenti predittivi più sofisticati, ma anche una cultura aziendale capace di leggere i segnali deboliconnettere i punti tra domini apparentemente distanti.

L’IT non è più un supporto tecnico, ma un osservatorio privilegiato sui cambiamenti sistemici, e chi riesce a interpretare per tempo le ondulazioni della disruption avrà un vantaggio competitivo difficile da colmare.

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