Sicurezza, agilità e controllo economico. Sono, secondo HPE, i punti di forza della Compute Experience resa possibile da alcune delle novità principali presentate dal vendor in occasione dell’evento Discover 2017 a Las Vegas. Sicurezza, innanzitutto, contro alcuni dei più attuali e temuti tipi di attacchi: quelli che prendono di mira il firmware, ovvero quel software che i produttori di hardware sviluppano per la gestione più interna dei loro dispositivi fisici o di determinati componenti. Per la Isaca (Information Systems Audit and Control Association), nel 2016 il 50% delle aziende che hanno analizzato i problemi di security legati al ciclo di vita dell’hardware ha riportato almeno un incidente per firmware infettato da malware.
Contro questo tipo di threat, HPE propone un tipo di protezione ribattezzato “silicon root of trust”, che si basa sul binomio formato da “custom silicon” (ovvero processori fatti disegnare e produrre appositamente per HPE) e dal firmware proprietario HPE Integrated Lights Out (iLO), che permette anche il monitoraggio e la gestione da remoto dei dispositivi. “Gli attacchi al firmware – afferma Mark Potter, Chief Technology Officer – sono molto difficili da intercettare. Per questo motivo abbiamo voluto ripensare la sicurezza del firmware di un server sotto diversi aspetti”. Molto si basa sulla capacità di silicio e firmware di riconoscersi tramite una sorta di impronte digitali e di comunicare in modo criptato. Nel caso in cui il firmware venisse compromesso, i server vengono arrestati in automatico e riattivati solo dopo che un’apposita funzionalità ha eseguito il recovery delle componenti essenziali del firmware originale.