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Sovranità digitale by design: il cloud europeo secondo Aruba



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La sovranità digitale non è più solo un requisito normativo, ma un fattore strategico di competitività. Fabio Ciolino (Aruba Cloud Service) spiega come il modello europeo del cloud possa evolvere verso una sovranità “by design”, secondo 3 dimensioni

Pubblicato il 13 ott 2025



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La sovranità digitale è diventata uno dei temi centrali del dibattito europeo sul futuro del cloud. Da concetto normativo, confinato per anni alle checklist di conformità, sta oggi assumendo un ruolo strategico nella competizione globale per il controllo dei dati e delle infrastrutture digitali. A chiarirne i nuovi contorni è stato Fabio Ciolino, Head of Product di Aruba Cloud Service, durante il convegno “Il Cloud tra AI e sovranità: strategie e politiche industriali per un nuovo ecosistema digitale” organizzato dall’Osservatorio Cloud Transformation del Politecnico di Milano.

Dalla conformità alla strategia: la nuova centralità della sovranità

Il concetto di sovranità è stato a lungo interpretato come un insieme di obblighi tecnici e regolatori. «Finora è stata considerata un tema di compliance, una lista di requisiti per rendersi conformi a una normativa specifica», spiega Ciolino. Oggi, però, la situazione è radicalmente diversa. L’emergere dell’Intelligenza Artificiale e la crescente attenzione pubblica verso la protezione e la localizzazione dei dati hanno trasformato la sovranità da vincolo burocratico a leva strategica per la competitività.

Per le imprese europee e, in particolare, per quelle italiane che trattano dati sensibili, la gestione della sovranità è ormai un prerequisito per operare sul mercato. Ciolino distingue due livelli di impatto: per alcune aziende è un requisito “mandatorio”, indispensabile per rispettare le normative e mantenere la fiducia dei clienti; per altre rappresenta un fattore differenziante, un vantaggio competitivo che consente di valorizzare l’appartenenza a un ecosistema regolato da standard europei.

«La sovranità è diventata un elemento strategico per le imprese», afferma, sottolineando come questa evoluzione imponga di passare da una logica di difesa a una di costruzione del valore. Non si tratta più soltanto di proteggere i dati, ma di sviluppare modelli di business che ne facciano un asset competitivo, capace di garantire trasparenza, controllo e interoperabilità.

Il ruolo dei cloud provider locali

Questo cambio di prospettiva rende centrale il ruolo dei cloud provider locali, chiamati a trasformarsi da semplici fornitori di infrastrutture a partner strategici. Secondo Ciolino, «i player locali devono evolversi, non ragionare più solo come fornitori di infrastruttura, ma supportare le imprese nel bilanciare le esigenze del mercato locale e le necessità di governance dei dati».

Le aziende italiane ed europee, infatti, chiedono soluzioni che uniscano prossimità territoriale e capacità di integrazione con ecosistemi tecnologici più ampi. «I clienti hanno bisogno di un ecosistema che vada oltre l’infrastruttura, comprendendo servizi PaaS e SaaS interconnessi, spesso integrati anche con ambienti on-premise», aggiunge Ciolino.

Questa visione valorizza la conoscenza del contesto economico e normativo nazionale, che consente ai provider europei di offrire servizi costruiti su standard di sicurezza e compliance più vicini alle esigenze locali. È qui che il concetto di sovranità by design diventa cruciale: integrare la sovranità non come vincolo esterno, ma come principio progettuale intrinseco alle architetture cloud.

Le 3 dimensioni della sovranity by design

Aruba ha scelto di rendere la sovranità digitale una caratteristica strutturale del proprio modello di servizio. «Non deve essere una patch aggiunta sopra l’infrastruttura», spiega Ciolino, «ma un requisito intrinseco di progettazione». Questo approccio, definito sovranità by design, si basa su tre dimensioni fondamentali: sovranità dei dati, sovranità operativa e sovranità tecnologica.

La sovranità dei dati riguarda la localizzazione e la giurisdizione legale delle informazioni. «Garantire che i dati risiedano in un determinato territorio è essenziale», precisa Ciolino. Aruba può contare su data center proprietari sul territorio italiano, elemento che rafforza la capacità di controllo e riduce la dipendenza da infrastrutture estere.

La sovranità operativa introduce invece strumenti che permettono alle aziende di monitorare in modo autonomo i propri flussi e carichi di lavoro. Ciolino spiega che questo significa fornire «tool di osservabilità e una Cloud Management Platform che permetta di sapere dove stanno girando effettivamente i dati». In altre parole, la governance diventa trasparente e verificabile in tempo reale.

Infine, la sovranità tecnologica mira a ridurre la dipendenza da tecnologie proprietarie chiuse. «Non bisogna replicare il worst case europeo, quello di basarsi su tecnologie chiuse», afferma Ciolino, sottolineando la necessità di adottare standard aperti e soluzioni open source per costruire un ecosistema più resiliente e interoperabile. È una posizione in linea con gli indirizzi strategici della Commissione europea, che spinge verso modelli di cloud aperto e cooperativo.

Compliance, sicurezza e fiducia

Oltre ai tre pilastri della sovranità, Ciolino indica un ulteriore asse di sviluppo: la compliance. In un panorama normativo sempre più articolato, i provider devono assicurare la conformità a standard come ISO/IEC 27001 o alle direttive europee sulla sicurezza delle reti (NIS). «La compliance è un elemento imprescindibile», osserva, «perché consolida la fiducia e certifica l’affidabilità delle infrastrutture».

Questa attenzione alla conformità è anche alla base della crescita del private cloud, che molte aziende scelgono per esigenze di controllo e riservatezza. Ciolino osserva che il mercato sta registrando «un forte aumento delle soluzioni di private cloud, proprio per la necessità di contare su sistemi affidabili e sotto pieno controllo operativo».

La sovranità, dunque, non è più un vincolo tecnico ma un fattore di fiducia industriale, una garanzia che consente alle organizzazioni di utilizzare i dati come leva di innovazione senza compromettere sicurezza e autonomia.

Verso un ecosistema cloud europeo autonomo

L’approccio delineato da Ciolino riflette una visione più ampia, condivisa da molte realtà europee impegnate a costruire un cloud continentale autonomo, capace di garantire indipendenza tecnologica e allo stesso tempo competitività internazionale. Il modello di sovranità by design si inserisce in questo percorso come strumento concreto per ridurre la dipendenza da provider extraeuropei e consolidare una filiera del dato allineata ai valori e alle regole dell’Unione.

Il tema della sovranità digitale è quindi destinato a ridefinire non solo le architetture tecniche, ma anche il modo in cui imprese e istituzioni concepiscono la gestione del dato. Come evidenziato da Ciolino, la sfida non è più soltanto quella di proteggere, ma di progettare: costruire infrastrutture in cui la sicurezza, la trasparenza e la responsabilità siano principi nativi, e non aggiunti in un secondo momento.

La sovranità si propone quindi non come una barriera, ma una forma di libertà tecnologica, fondata su un ecosistema cloud europeo capace di crescere e innovare in modo aperto, interoperabile e sostenibile.

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