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I giganti dei servizi IT indiani non assumono più come una volta



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Tra il 2023 e il 2024 il personale dei principali outsourcer è diminuito come non mai e non è più effetto post Covid. Il Paese e il mondo IT si interrogano.

Pubblicato il 27 mag 2024

Marta Abba'

Giornalista



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Wipro ne ha persi 24.516, Infosys 25.994 e Tata Consultancy Services 13.249, mentre a HCL Technologies resta la magra consolazione del poter sfoggiare un segno più, ma seguito da un numero ben minore: 1.537. Si tratta delle cifre emerse durante la presentazione dei risultati fiscali dei quattro principali outsourcer IT indiani e riguardano i dipendenti. O meglio, gli ex dipendenti, perché stavolta, dopo decenni, sono molti quelli lasciati a casa. Sì, c’è sempre una prima volta, e ora tocca all’India, ma è interessante capirne i motivi.

I motivi dei “tagliatori”

Una forte riduzione di organico manifestatasi così trasversalmente spinge il Paese a interrogarsi. E anche il resto del mondo, soprattutto occidentale, abituato a vedere nell’India un bacino di talenti e di forza lavoro di medie competenze IT su cui contare. A quanto emerso dagli approfondimenti compiuti dalla stampa locale, i giganti coinvolti hanno spiegato i tagli realizzati apportando varie ragioni. 

Tutte le operazioni passano sotto il “cappello” dell’efficienza operativa. Una parola che vorrebbe essere una formula magica con cui far sparire un fenomeno su cui è invece il caso di soffermarsi ad indagare. Sia dal punto di vista sociale che economico.

Alcuni sostengono si stia semplicemente iniziato a “ricalibrare le assunzioni laterali, concentrandosi maggiormente sull’utilizzo della capacità che abbiamo costruito negli anni precedenti”. E che si debba tener conto anche dell’aumento della quantità di tempo in cui un consulente lavora sui progetti dei clienti. Un altro fattore da non trascurare, il calo significativo del tasso di abbandono, legato a ragioni varie e complesse da comprendere, ma le cifre non mentono.

Post Covid o pre-ripresa? Un effetto inedito

Questa notizia ha scosso l’India e il settore IT, ma per meglio capire come muoversi nei prossimi mesi e cosa aspettarsi, quanto accaduto va guardato alla luce di una progressione che parte almeno dal 2022. O dal periodo del Covid, che ha portato a un inedito eccesso di assunzioni nei mesi subito successivi. Una reazione improvvisa del mercato del lavoro che ha poi innescato strategie di prudenza, di freno.

Nell’anno fiscale 2022 gli outsourcer IT indiani hanno registrato un tasso di abbandono elevato, cercando di rimediare assumendo laureati per un anno scarso. Poi si sono resi conto dell’inutilità della mossa e a maggio 2023 hanno rallentato. Ora, con l’assottigliarsi dei margini, il settore si è rivolto all’organico e all’utilizzo, unica leva realmente controllabile, ma che scatena effetti evidenti. Evidenti e non controllabili, dato che tutto partirebbe, a loro dire, da clienti che premono più che mai per conservare liquidità. Anche a costo di interrompere alcuni dei grandi progetti in corso. Una speranza arriva dall’aumento registrato nella prenotazione di grossi contratti, trend che potrebbe inaugurare una ennesima nuova era per la workforce IT indiana.

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