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I CEO tra AI e frammentazione tecnologica: la nuova sfida della leadership



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I dati dell’IBM CEO Study 2025 rivelano un’accelerazione negli investimenti in AI, ma anche tensioni tra ritorni attesi, gap di competenze e architetture IT disomogenee. “Il vero vantaggio lo otterranno solo quei CEO coraggiosi che vedono i rischi come opportunità da cogliere”

Pubblicato il 10 giu 2025



AI CEO

L’intelligenza artificiale si conferma al centro dell’agenda strategica delle imprese. A testimoniarlo è l’IBM CEO Study 2025, che ha coinvolto 2.000 amministratori delegati in 33 Paesi e 24 settori industriali, restituendo un quadro in cui la trasformazione digitale, pur accelerata, fatica a tradursi in una reale armonizzazione delle infrastrutture IT.  

I CEO si dichiarano pronti ad aumentare in modo significativo gli investimenti in AI: il tasso di crescita è destinato a raddoppiare nei prossimi due anni. In Italia, oltre il 70% delle organizzazioni sta già adottando agenti AI, con l’obiettivo di scalarne l’uso in tempi rapidi.

Ma l’accelerazione tecnologica non è esente da contraccolpi. Il 56% dei CEO italiani ammette che l’incremento degli investimenti in IT ha generato una frammentazione delle tecnologie aziendali, creando ecosistemi poco integrati dove risulta complesso capire cosa è davvero “essenziale”. In questo scenario, solo il 50% degli intervistati globali ritiene di operare con una tecnologia coerente e armonica.

Eppure, proprio i dati aziendali rappresentano per il 72% dei CEO – 66% in Italia – la chiave per sbloccare il pieno potenziale dell’AI generativa, a patto che l’architettura informativa sia integrata e supporti la collaborazione tra le funzioni.

“Con l’accelerazione nell’adozione dell’intelligenza artificiale per migliorare efficienza e produttività – sottolinea Gary Cohn, vicepresidente IBM – il vero vantaggio lo otterranno solo quei CEO coraggiosi che vedono i rischi come opportunità da cogliere. Questo implica concentrarsi su ciò che è controllabile […] I leader che non approfitteranno di questi strumenti per evolversi stanno praticamente optando per non competere in futuro”.

AI CEO
Come sono cambiate le priorità dei CEO (fonte: IBM 2025 CEO Study) 

ROI e skill gap: la doppia sfida per i CEO

Il report mette in luce una tensione crescente tra esigenze di breve periodo e strategie di lungo termine. Solo un quarto delle iniziative legate all’AI ha generato il ritorno sull’investimento previsto, e soltanto il 16% ha avuto impatti a livello organizzativo esteso.

I CEO si trovano quindi a dover bilanciare due forze contrarie: da un lato, la necessità di ROI immediati; dall’altro, l’impegno nell’innovazione, spesso percepita come investimento a lungo raggio.

Non sorprende che il 65% degli intervistati – 70% in Italia – dichiari di puntare su casi d’uso di AI guidati da ritorni misurabili, dotandosi di metriche specifiche per valutarne l’efficacia. Parallelamente, il 52% (59% in Italia) segnala che l’adozione dell’AI generativa sta iniziando a produrre valore anche al di là della semplice riduzione dei costi, contribuendo a migliorare processi e risultati.

Resta tuttavia forte l’incertezza: il 64% dei CEO riconosce che la paura di perdere terreno competitivo spinge a investire in tecnologie ancora poco mature. Solo una minoranza (37%) è disposta a privilegiare la velocità all’accuratezza quando si tratta di innovazione.

Un’ulteriore criticità riguarda la gestione del budget in contesti instabili: il 59% dei CEO ammette difficoltà nel bilanciare risorse tra attività operative e iniziative di innovazione, mentre il 67% – che sale al 70% in Italia – chiede maggiore flessibilità finanziaria per cogliere le opportunità offerte dalla digitalizzazione.

In questa complessità, le competenze emergono come elemento determinante. Il 69% dei CEO ritiene essenziale disporre di leader con visione strategica e capacità decisionali autonome. Tuttavia, la scarsità di profili qualificati e le barriere culturali interne, come la resistenza al cambiamento e la mancanza di collaborazione tra silos organizzativi, ostacolano il pieno dispiegamento del potenziale innovativo.

Secondo le stime, il 31% della forza lavoro dovrà essere formato o riqualificato nei prossimi tre anni, e il 65% delle organizzazioni (71% in Italia) conta sull’automazione per compensare i gap di skill.

“Quando si tratta di adottare l’AI, i CEO si trovano a dover bilanciare la pressione del ROI a breve termine con quella degli investimenti in innovazione a lungo termine”, osserva Tiziana Tornaghi, General Manager di IBM Consulting Italia. “Ma sappiamo che le organizzazioni che continuano a innovare, soprattutto nei periodi di incertezza, ne usciranno più forti e saranno meglio posizionate per capitalizzare sulle nuove opportunità”.

Un segnale della rapida evoluzione è dato dal fatto che il 54% dei CEO – 47% in Italia – afferma di aver introdotto in azienda ruoli legati all’AI che non esistevano nemmeno un anno fa. Un dato che evidenzia quanto l’intelligenza artificiale non sia solo una tecnologia, ma un vero e proprio fattore di riorganizzazione del lavoro, delle competenze e della cultura aziendale.

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