L’intelligenza artificiale si conferma al centro dell’agenda strategica delle imprese. A testimoniarlo è l’IBM CEO Study 2025, che ha coinvolto 2.000 amministratori delegati in 33 Paesi e 24 settori industriali, restituendo un quadro in cui la trasformazione digitale, pur accelerata, fatica a tradursi in una reale armonizzazione delle infrastrutture IT.
I CEO si dichiarano pronti ad aumentare in modo significativo gli investimenti in AI: il tasso di crescita è destinato a raddoppiare nei prossimi due anni. In Italia, oltre il 70% delle organizzazioni sta già adottando agenti AI, con l’obiettivo di scalarne l’uso in tempi rapidi.
Ma l’accelerazione tecnologica non è esente da contraccolpi. Il 56% dei CEO italiani ammette che l’incremento degli investimenti in IT ha generato una frammentazione delle tecnologie aziendali, creando ecosistemi poco integrati dove risulta complesso capire cosa è davvero “essenziale”. In questo scenario, solo il 50% degli intervistati globali ritiene di operare con una tecnologia coerente e armonica.
Eppure, proprio i dati aziendali rappresentano per il 72% dei CEO – 66% in Italia – la chiave per sbloccare il pieno potenziale dell’AI generativa, a patto che l’architettura informativa sia integrata e supporti la collaborazione tra le funzioni.
“Con l’accelerazione nell’adozione dell’intelligenza artificiale per migliorare efficienza e produttività – sottolinea Gary Cohn, vicepresidente IBM – il vero vantaggio lo otterranno solo quei CEO coraggiosi che vedono i rischi come opportunità da cogliere. Questo implica concentrarsi su ciò che è controllabile […] I leader che non approfitteranno di questi strumenti per evolversi stanno praticamente optando per non competere in futuro”.

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ROI e skill gap: la doppia sfida per i CEO
Il report mette in luce una tensione crescente tra esigenze di breve periodo e strategie di lungo termine. Solo un quarto delle iniziative legate all’AI ha generato il ritorno sull’investimento previsto, e soltanto il 16% ha avuto impatti a livello organizzativo esteso.
I CEO si trovano quindi a dover bilanciare due forze contrarie: da un lato, la necessità di ROI immediati; dall’altro, l’impegno nell’innovazione, spesso percepita come investimento a lungo raggio.
Non sorprende che il 65% degli intervistati – 70% in Italia – dichiari di puntare su casi d’uso di AI guidati da ritorni misurabili, dotandosi di metriche specifiche per valutarne l’efficacia. Parallelamente, il 52% (59% in Italia) segnala che l’adozione dell’AI generativa sta iniziando a produrre valore anche al di là della semplice riduzione dei costi, contribuendo a migliorare processi e risultati.
Resta tuttavia forte l’incertezza: il 64% dei CEO riconosce che la paura di perdere terreno competitivo spinge a investire in tecnologie ancora poco mature. Solo una minoranza (37%) è disposta a privilegiare la velocità all’accuratezza quando si tratta di innovazione.
Un’ulteriore criticità riguarda la gestione del budget in contesti instabili: il 59% dei CEO ammette difficoltà nel bilanciare risorse tra attività operative e iniziative di innovazione, mentre il 67% – che sale al 70% in Italia – chiede maggiore flessibilità finanziaria per cogliere le opportunità offerte dalla digitalizzazione.
In questa complessità, le competenze emergono come elemento determinante. Il 69% dei CEO ritiene essenziale disporre di leader con visione strategica e capacità decisionali autonome. Tuttavia, la scarsità di profili qualificati e le barriere culturali interne, come la resistenza al cambiamento e la mancanza di collaborazione tra silos organizzativi, ostacolano il pieno dispiegamento del potenziale innovativo.
Secondo le stime, il 31% della forza lavoro dovrà essere formato o riqualificato nei prossimi tre anni, e il 65% delle organizzazioni (71% in Italia) conta sull’automazione per compensare i gap di skill.
“Quando si tratta di adottare l’AI, i CEO si trovano a dover bilanciare la pressione del ROI a breve termine con quella degli investimenti in innovazione a lungo termine”, osserva Tiziana Tornaghi, General Manager di IBM Consulting Italia. “Ma sappiamo che le organizzazioni che continuano a innovare, soprattutto nei periodi di incertezza, ne usciranno più forti e saranno meglio posizionate per capitalizzare sulle nuove opportunità”.
Un segnale della rapida evoluzione è dato dal fatto che il 54% dei CEO – 47% in Italia – afferma di aver introdotto in azienda ruoli legati all’AI che non esistevano nemmeno un anno fa. Un dato che evidenzia quanto l’intelligenza artificiale non sia solo una tecnologia, ma un vero e proprio fattore di riorganizzazione del lavoro, delle competenze e della cultura aziendale.
IBM CEO Study 2025, focus sull’Italia
- Per accelerare i progressi, il 70% dei CEO intervistati in Italia sostiene che la propria organizzazione sta facendo affidamento su casi d’uso di intelligenza artificiale guidati dal ROI, con il 61% (68% la media globale) che ha affermato che la loro organizzazione dispone di metriche specifiche per valutare efficacemente il ritorno sull’investimento in innovazione.
- Quasi il 60% degli intervistati (52% nel mondo) ha sottolineato che la propria organizzazione, oltre alla riduzione dei costi, sta ottenendo valore dagli investimenti in AI generativa.
- Il 70% dei CEO in Italia (il 67% nel mondo) ha evidenziato che è necessaria una maggiore flessibilità di budget per capitalizzare sulle opportunità digitali che guidano la crescita e l’innovazione a lungo termine.
- Il 60% (67% nel mondo) dei CEO italiani ha affermato che la differenziazione dipende dall’avere le giuste competenze nelle posizioni giuste con i giusti incentivi.
- Il 71% dei CEO in Italia (65% nel mondo) ha dichiarato che la propria organizzazione utilizzerà l’automazione per colmare le lacune di competenze.
- In Italia, il 47% dei CEO (sotto la media globale del 54%) ha affermato che sta assumendo ruoli legati all’intelligenza artificiale che solo un anno fa non esistevano.
- Solo il 48% dei CEO intervistati in Italia (vs una media globale del 64%) ha evidenziato di aver già provveduto a formare i propri dipendenti al cambiamento culturale e operativo portato dagli AI agents.
Inoltre, in Italia quasi la metà dei CEO intervistati (47%) ha dichiarato che le più grandi barriere al cambiamento e alle innovazioni si trovano all’interno dell’azienda (38% nel mondo).