La “data gravity” si sposta sempre più verso l’edge mettendo a dura prova i sistemi di storage. Nel 2021 la società di ricerche e consulenza IDC aveva stimato che entro quest’anno vi saranno 55,7 miliardi di dispositivi IoT (Internet of Things) connessi, in grado di generare quasi 80 zettabyte (ZB) di dati.
Al di là della previsione in sé, ciò che evidentemente può destare preoccupazione nelle organizzazioni IT con risorse limitate è quale tecnologia di storage adottare per gestire a livello di infrastruttura edge la crescita esponenziale di volumi di dati mission-critical che arrivano a questo ordine di grandezza.
In tali contesti aziendali occorre riuscire a fornire un’alternativa valida rispetto alle classiche soluzioni di infrastruttura iperconvergente (HCI – Hyperconverged Infrastructure).
Le tradizionali soluzioni HCI certamente forniscono benefici di consolidamento e gestione unificata dello storage in organizzazioni e data center di medie e grandi dimensioni, ma possono risultare costose e complesse da installare e gestire in ambienti edge, uffici e filiali remoti (ROBO – Remote Office-Branch Office), infrastrutture IT di piccole e medie imprese, con budget contenuto e poco personale in loco. Fornire una soluzione alternativa è esattamente l’obiettivo che ha spinto DataCore Software ad ampliare ulteriormente l’offerta HCI, attraverso l’acquisizione a maggio di StarWind Software.
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Soluzioni di storage semplici fra dati primari e secondari
In un incontro stampa a Milano, Rémi Bargoing, VP Sales Italy di DataCore, ha approfondito le ragioni dell’acquisizione di StarWind, spiegando perché la casa di Beverly ha dovuto trasformare ed estendere la propria offerta tecnologica. “Il posizionamento dell’offerta di DataCore era inizialmente sullo storage dei dati primari” ricorda Bargoing, quelli attivi, transazionali, su cui si basano le operazioni quotidiane di un’azienda, “ma poi la IoT ha generato la crescita esplosiva dei dati secondari, che col tempo hanno richiesto gli stessi livelli di affidabilità e sicurezza dei dati primari”.
Bargoing fa un esempio: in un aeroporto i filmati acquisiti dal sistema di videosorveglianza parcheggi non sono quasi mai dati primari, strategici per rispondere in tempo reale a situazioni critiche. Questi sono dati secondari, ma comunque soggetti a obblighi di conformità con regolamenti dell’Unione europea come GDPR, segnatamente per quanto riguarda il tempo di conservazione. Un altro esempio: i dati di telemetria generati dai sensori di un aereo moderno durante un volo Milano-Parigi possono raggiungere un terabyte, e di nuovo rientrano nei dati secondari, usati per analisi post volo o rispettare conformità normative.
Anche nell’industria dei media e dell’intrattenimento (M&E) i contenuti video prodotti generano con facilità terabyte di dati. Poi ci sono settori come quello retail, o la grande distribuzione, che “hanno necessità di sistemi di storage estremamente flessibili e facili da installare e utilizzare” chiarisce Bargoing.

Alta disponibilità dei dati anche nell’edge
Tutte queste necessità delle organizzazioni di gestire grandi volumi di dati secondari nell’edge, attraverso soluzioni di storage HCI semplici e veloci da amministrare, ma al tempo stesso affidabili, sono state recepite da DataCore, che ha ritenuto di rispondere al meglio a tali esigenze con l’acquisizione di StarWind.
StarWind fornisce tecnologia di storage HCI progettata in maniera specifica per le esigenze degli ambienti ROBO, edge e delle piccole e medie imprese. La semplicità della soluzione StarWind prende forma, ad esempio, attraverso la StarWind HCI Appliance, un apparato hardware che integra in un’unica piattaforma risorse di storage, networking, software di virtualizzazione, e lascia ampia possibilità di scelta all’utente in termini di capacità e performance, attraverso una gamma composta da tre differenti modelli, dotati di crescente capacità computazionale, memoria RAM e spazio di storage, basato su SSD (Solid-State Drive) SATA (Serial Advanced Technology Attachment) e NVMe (Non-Volatile Memory Express). L’appliance include un’architettura cluster a soli due nodi (il cluster witness è opzionale) per garantire l’alta disponibilità negli ambienti mission-critical, ed è controllabile e amministrabile centralmente tramite un’interfaccia utente web-based.
Nel segno della continuità con la strategia DataCore.Next
La ridefinizione dell’offerta dopo l’acquisizione di StarWind, l’ultima in una lunga serie di acquisizioni societarie nei diversi settori strategici della tecnologia di storage, non significa un cambio di rotta ma, al contrario, un completamento della gamma di soluzioni di software-defined storage (SDS), in linea con la visione DataCore.Next. Quest’ultima ha l’obiettivo di liberare gli utenti aziendali da vincoli di lock-in tecnologico verso questo o quel vendor, fornendo soluzioni che consentono di eseguire con affidabilità e sicurezza servizi mission-critical in ambienti core (data center) edge e cloud, in maniera indipendente dall’infrastruttura – HCI, SAN (storage area network) tradizionale, object storage, storage Kubernetes in ambienti cloud-native – in cui i dati sono archiviati ed elaborati.
