Caso Utente

Mediobanca: riorganizzare l’IT per interpretare il cambiamento continuo

“Il sistema informativo bancario nell’era digitale non è più centralizzato ma viene rimpiazzato da un insieme di componenti distribuite che dialogano tra loro, situate indifferentemente nel data center, presso outsourcer, vendor IT e cloud provider”. Alessandro Campanini, Group CIO, ci racconta i cambiamenti in atto nell’IT di Mediobanca

Pubblicato il 23 Apr 2018

campanini

Quello bancario è uno dei settori più sollecitati dagli sviluppi digitali: l’esigenza di erogare sempre nuovi servizi ai clienti, di aumentare l’efficienza, di rispondere prontamente a requisiti di sicurezza e regolamentali, sono i fattori che portano forti discontinuità nella gestione dell’IT.

Per Alessandro Campanini, Group CIO di Mediobanca il momento del cambiamento è ormai raggiunto: “Abbiamo già vissuto nel passato le fasi di consolidamento dei servizi IT e d’introduzione dei vari modelli di outsourcing. Oggi non basta, servono piattaforme progettate per poter interpretare il continuo cambiamento tecnologico e strumenti che aiutino i team IT a definire gli indirizzi strategici e gestire il rischio”. Mediobanca è una realtà relativamente piccola rispetto ad altre banche nazionali, ma non per questo meno complessa: “Il Gruppo ha 5000 dipendenti, ma ci sono linee di business e complessità che sono paragonabili ai grandi gruppi [Leader in Italia nell’investment banking, il Gruppo è oggi uno dei top player italiani nel credito al consumo con Compass e un operatore qualificato nel wealth management a servizio sia della clientela Affluent & Premier con CheBanca! (acquisizione Barclays) che Private & HNWI con l’integrazione di Esperia., ndr]. Questo ci obbliga a essere selettivi sul fronte dell’IT, mantenere la nostra struttura più snella possibile per avere risorse da impiegare su ciò che è davvero differenziante per il business della Banca, usando l’outsourcing e il cloud per tutto il resto”.

Nuove esigenze per servizi che cambiano

Le tecnologie digitali sono oggi fondamentali per la competitività della banca e per rispondere alla domanda di nuovi servizi. “Un’esigenza che accomuna sia i clienti retail sia quelli del private banking, come anche la produttività interna”, spiega Campanini. Non è più fantascienza nemmeno l’intelligenza artificiale: nel mese di marzo, Mediobanca ha acquisito il controllo della società elvetica RAM Active Investments che utilizza tecniche innovative di machine learning per la gestione dei fondi. “La rivoluzione digitale sta entrando in tutta la filiera bancaria – prosegue Campanini –. A cominciare dai progetti per l’open banking che mirano a rendere i sistemi della banca interoperanti con quelli di terze parti. Questo viene richiesto dalla direttiva Psd2 che punta a stimolare la creazione di nuove opportunità di business, per esempio, nell’ambito dei servizi di pagamento integrati”. Le nuove necessità operative hanno risvolti importanti nell’ambito IT: “Viene meno quello che, nel passato, era il ‘sistema centrale’ della banca, sempre più rimpiazzato da un insieme di componenti distribuite in dialogo tra loro, situate indifferentemente nel data center, presso outsourcer, fornitori IT, cloud e Saas. Il sistema informativo bancario dell’era digitale dev’essere aperto e capace di interoperabilità”.

Come Mediobanca ha trasformato l’IT

Il Gruppo Mediobanca viene storicamente da un modello IT ‘federato’ in cui le diverse realtà del Gruppo sviluppano applicazioni e componenti business in autonomia mentre, a livello centrale, il team IT si occupa della governance e del reporting regolamentare. “Il modello organizzativo prevede l’esistenza di figure IT divisionali e centrali, queste ultime impiegate ‘come collante’ per garantire coerenza negli sviluppi digitali”, spiega Campanini. In totale lavorano oggi nell’IT Mediobanca circa 220 persone, al netto dello scorporo del ramo d’azienda che ha in carico l’infrastruttura IT (MIS – Mediobanca Innovation Services) affidato dal gennaio scorso a IBM: “L’area infrastrutturale è efficiente e ben organizzata, ma abbiamo ritenuto utile l’affido a un partner esterno per sfruttare meglio le economie di scala, ridurre il TCO, oltre che per garantire l’aggiornamento tecnologico e del modello organizzativo nel lungo termine”. Per questo nel 2017, è stata bandita una vendor selection in seguito alla quale l’infrastruttura IT del Gruppo è stata affidata a IBM per dieci anni. “L’affidamento non è stato una passeggiata – commenta Campanini -, ha richiesto una lunga preparazione realizzata con l’aiuto di team multifunzionali partecipati dalle strutture interne di controllo, auditing, compliance, comunicazione e HR [circa 60 persone IT sono passate all’outsourcer, ndr]”. L’apertura dell’ecosistema IT della banca a un partner esterno ha reso cruciali la definizione dei rapporti contrattuali e degli elementi di governo dell’IT: “Questo ha comportato l’adozione di metodi diversi dal passato per la gestione del procurement e del ciclo di vita dei contratti – precisa Campanini -. Abbiamo inoltre dovuto affrontare complesse problematiche normative attraverso interlocuzioni e approvazioni sia in sede BCE sia in Banca d’Italia”.

Grazie all’outsourcing si è definitivamente spostato il baricentro dell’IT Mediobanca: dall’infrastruttura alle esigenze di supporto IT divisionali, liberando risorse da impiegare a contatto con le LOB. Senza più l’onere di gestire i sistemi, al reparto IT centrale restano i compiti di gestire i rapporti con l’outsourcer IBM, le applicazioni che hanno valenza di Gruppo (come le segnalazioni di vigilanza, la tesoreria e altre) e la governance IT. Il team di governance ha anche responsabilità che riguardano la definizione della strategia generale IT, con il supporto del Chief Digital & Innovation Officer del Gruppo per l’innovazione. Tra le componenti d’innovazione più interessanti per i futuri sviluppi digitali del Gruppo, Campanini cita le chatbot per l’automazione dei service desk, le logiche di software defined data center, le tecniche di advanced predictive analytics e d’incident management. “Riteniamo inoltre importante l’automazione e l’orchestrazione dei servizi in logica DevOps per poter gestire con la necessaria velocità il ciclo di vita delle applicazioni dei clienti e dei front-end bancari”.

Le fonti di idee e di innovazione: confronto e contaminazione

Le sorgenti di conoscenza e le idee per l’innovazione digitale sono decisamente variegate nel mondo bancario. “Personalmente ritengo utile la partecipazione agli eventi di settore sia in Italia sia all’estero – spiega Campanini –, come anche le ricerche e gli eventi locali organizzati delle società di analisi, come Gartner e Forrester. I temi tecnologici che ci interessano si chiamano blockchain, AI, machine learning; spesso ricaviamo idee e conoscenza su tecnologie innovative dalle trasferte che alcuni fornitori IT ci offrono nei loro laboratori e centri di sviluppo”. Un aspetto importante per l’innovazione è lo scambio di esperienze con innovatori e altri CIO impegnati nei contesti più diversi: “Ritengo importante la partecipazione a iniziative come i Digital 360 Awards che mi mettono in contatto [Campanini è membro della giuria del Premio, ndr] con gli innovatori nell’ambito finanziario e tecnologico. La valutazione dei progetti ci permette di entrare nei dettagli, ricavare idee, conoscere meglio altre rilevanti realtà aziendali nazionali. Ritengo sia anche un modo per dare un contributo all’innovazione dell’ecosistema aziendale italiano. Anche come membro della community Finaki ho l’opportunità di contatto con persone che operano in ambiti simili sia Italia sia all’estero”.

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