Caso Utente

Slam: razionalizzare l’It per reggere nuove sfide

Se è vero che l’It debba supportare il business, non ne è il motore, secondo la visione di Angelo Bronzi, It Manager di Slam, nota azienda di abbigliamento per velisti e amanti del mare. Ne è il telaio che unisce ogni singolo componente ma di cui non ci si dovrebbe nemmeno accorgere. Partendo da questa metafora Bronzi racconta a ZeroUno i passaggi chiave di un’evoluzione aziendale, e del dipartimento It, che passa dalla revisione dei processi all’implementazione di un nuovo Erp, un datawarehouse “fatto in casa” e la virtualizzazione

Pubblicato il 29 Nov 2010

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Un piccolo gruppo di quattro amici, fanatici di vela, nel 1979 decide di dar vita ad una linea di abbigliamento nautico in grado di migliorare in modo concreto il comfort e le performance dei velisti. Dal 1980 in poi cresce sempre più la loro passione per la ricerca e l’innovazione; una scelta vincente e apprezzata dal mercato che si traduce anche in un considerevole aumento delle vendite per la società: Slam. Nel 2010 festeggia i suoi trent’anni di attività con 40 negozi, 21 sono in Italia e 19 all’estero (Croazia, Spagna, Portogallo, Gran Bretagna e Polonia) in grandi centri commerciali o nelle più prestigiose località turistiche (Roma, Milano, Porto Cervo, Saint Tropez, Barcellona, Palma De Mallorca, Cowes, Repubblica Domenicana).
Attualmente Slam si affaccia verso nuovi mercati e prosegue la lunga esperienza del laboratorio galleggiante hi-tech Slam che ha messo a punto l’abbigliamento hi-performance per i top team della vela internazionale.
In questo laboratorio, si ricercano e studiano le fibre più idonee, l’utilizzo di finissaggi innovativi che sfruttano la nanotecnologia e si compiono numerosi test delle performance attraverso misurazioni scientifiche che hanno consentito di creare una serie di capi “limited edition” dall’alto valore tecnologico.
Gli sviluppatori di Slam, oltre a collaborare a stretto contatto con i velisti di tutto il mondo, hanno lavorato anche con il Politecnico di Milano e il Politecnico di Torino per studiare nuovi filati, nuovi tessuti, nuove soluzioni, che rispondano al meglio sia alle condizioni climatiche sia alla biomeccanica dell’atleta in barca a vela. Con l’Università di Milano il laboratorio ha realizzato una vera e propria “body map” del velista per studiare al meglio la situazione in cui si trova l’atleta, individuando le zone corporee in cui si riflettono i punti critici.
Tutto questo per fornire agli atleti la massima tecnicità disponibile oggi nell’industria dei filati e contribuire alla migliore performance sportiva. La ricerca poi consente di industrializzare il processo produttivo con la realizzazione di capi d’abbigliamento uomo/donna per il grande pubblico.
Premessa doverosa quella illustrata a ZeroUno da Angelo Bronzi, It Manager e System Administrator Ict Department di Slam, per inquadrare una media azienda italiana, con headquarter a Genova, che ha fatto un percorso di internazionalizzazione, tutt’ora in corso, fortemente supportato dalla tecnologia (nell’ambito della ricerca e sviluppo) e dal dipartimento It, raddoppiando nell’ultimo triennio il fatturato (oggi di circa 38 milioni di Euro). Oggi la società conta 180 dipendenti (meno di dieci anni fa erano solo una trentina), è presente in oltre 30 Paesi e ha 40 punti vendita monomarca distribuiti a livello globale (è recente l’ingresso nel mercato Usa).

Il dipartimento It in Slam: il “telaio” della macchina
“Il dipartimento It, centralizzato a Genova, conta oggi tre risorse interne che hanno un ruolo di coordinamento dei diversi collaboratori esterni che tra sviluppatori, sistemisti, integratori, consulenti, ecc. supportano il dipartimento – spiega Bronzi -. In questi ultimi anni, dove abbiamo avuto una forte crescita di fatturato e una necessaria revisione organizzativa interna, il reparto It è stato più volte ripensato in base alle esigenze, e questo tipo di struttura snella ci ha permesso di farlo senza criticità”.
L’infrastruttura interna di Slam vede un data center che custodisce tutta l’intelligence dell’azienda; sull’hardware risiedono i database, l’Erp, tutti gli applicativi aziendali, fino alla posta elettronica. “È tutto fortemente centralizzato e, per scelta, interno all’azienda – precisa Bronzi -. Da Genova serviamo tutti i punti vendita e le sedi dislocate sul territorio che si collegano ai sistemi aziendali tramite una Lan privata e protetta con sistemi di sicurezza e policy specifiche. L’It serve, in dettaglio, circa un centinaio di utenti interni, più tutta la forza vendita, interna ed esterna, e i negozi commerciali”.
“In Slam il supporto tecnologico è di fondamentale importanza – osserva l’It manager – e il business ha compreso da tempo che velocizzando i processi si rendono più produttivi gli utenti e automatizzando le attività ripetitive o non di valore rispetto al core business, ma necessarie, si liberano risorse (tecniche ed umane) da “sfruttare” su attività che portino valore aggiunto al business”.
“A me piace utilizzare una metafora per descrivere il nostro ruolo in azienda – continua Bronzi -. Identifico Slam come una macchina molto potente e veloce (tecnologicamente all’avanguardia grazie all’area R&d finalizzata alla produzione); il motore è rappresentato dal nostro customer care e dalla forza vendita; l’ufficio stile e la supply chain possono essere identificati come la benzina che spinge per far funzionare il motore e, quindi l’automobile; via via si possono identificare poi tutti i componenti, fino ad arrivare al telaio che unisce tutte le parti: ecco l’It, che consente a Slam di procedere nella sua corsa tenendo uniti tutti i componenti della macchina”.

La scelta della virtualizzazione
“Negli ultimi anni la forte spinta di sviluppo, come anticipato, ci ha portato ad una forte revisione organizzativa, del personale e delle loro funzioni e anche dei processi di business – racconta Bronzi -. Il tutto contestualmente all’implementazione di un nuovo Erp grazie al quale abbiamo anche rivisto l’infrastruttura. Il vecchio gestionale si basava infatti su iSeries/As400, mentre oggi siamo su piattaforma Windows e l’Erp è Microsoft Dynamics Nav. In questo processo si inserisce poi un datawarehouse (costruito internamente) finalizzato alla Business Intelligence”.
“Ci siamo quindi trovati nel 2008 con un’infrastruttura server molto frammentata – prosegue Bronzi – obsoleta e disomogenea con decine di server e sistemi operativi differenti; il processo di espansione dell’azienda poi ci poneva già di fronte alla necessità di acquistarne altri”.
Una situazione che, seppur fino a quel momento in grado di sostenere le politiche strategiche della società, presentava criticità anche nell’ordine del governo e del controllo dei sistemi, con inevitabili disservizi legati soprattutto alla manutenzione dell’hardware. La via più naturale, quindi, è stata quella della server consolidation dove ha giocato un ruolo determinante la virtualizzazione.
“Dopo aver dedicato gli sforzi alla parte applicativa con l’Erp e il datawarehouse, ci siamo resi conto della necessità di ottimizzare l’infrastruttura sottostante per riallineare tutti i sistemi ai parametri di affidabilità, ridondanza, sicurezza, disponibilità necessari all’azienda”, precisa Bronzi. “È quindi stata avviata la selezione dei partner/fornitori conclusasi con la scelta di Vmware come prodotto ed Ecs come partner che ha seguito il progetto in tutte le sue fasi. Il valore aggiunto che ci ha dato Ecs, al di là delle competenze qualificate e della capacità di comprensione delle nostre necessità (non banale comunque), sta anche nel fatto di avere un unico interlocutore anche per la parte economico-finanziaria. Con loro abbiamo definito un sistema di “noleggio evolutivo” che ci permette di avere maggiore flessibilità nell’adattare l’It al business (che nel nostro caso è in espansione continua)”.

I passaggi chiave
“Con Ecs abbiamo definito un team misto, composto da tecnici e capo progetto Ecs e dal nostro It interno – descrive Bronzi – e, grazie alla metodologia e alla consulenza Ecs, abbiamo fatto un’analisi di dettaglio molto lunga e un assessment molto particolareggiato. Che ci ha consentito poi di definire le varie fasi del progetto, identificarne tempi, costi e benefici”.
Valutato l’effettivo utilizzo delle risorse, si è deciso di individuare gli ambiti attraverso i quali sfruttare la tecnologia di virtualizzazione, scegliendo di dedicare un determinato server virtuale per ogni singolo servizio applicativo per avere il minor disservizio possibile (che si ripercuote direttamente sugli utenti aziendali) nel caso di malfunzionamento di un server. “Questa scelta ci ha visto quindi coinvolgere tutti i vari software vendor per poter trasferire le applicazioni sulle macchine virtuali in modo sicuro e, soprattutto, senza ritrovarci con problematiche funzionali che sarebbero state dannose per la produttività dell’azienda”, osserva Bronzi. “Quest’aspetto, forse, rappresenta l’unica vera criticità perché si tratta di sedersi al tavolo con i software vendor e rivedere gli accordi. Devo dire che la questione è stata risolta proprio da Ecs che, ponendosi come unico interlocutore tra le parti ed essendo indipendente da qualsiasi brand, ha permesso di trovare il giusto punto d’incontro”.
“La virtualizzazione è diventata poi occasione per l’aggiornamento di alcune soluzioni che erano leggermente obsolete permettendoci di avere quindi altre aree su cui fare efficienza e ottimizzazione”, conclude Bronzi che aggiunge: “il progetto, complessivamente, è durato circa sei mesi e la maggior parte delle attività sono state effettuate in orario extra lavorativo per evitare rallentamenti al business o creare disagi agli utenti, punti di focalizzazione primaria per qualsiasi progetto It definito in Slam”.

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