Banca Arner: Risk management? Opportunità di nuova efficienza

Banca Arner ha sviluppato e implementato un ambizioso progetto di gestione del rischio operativo che, nato per rispondere agli obblighi di Basilea II, ha in realtà rappresentato la base per l’avvio di una revisione dei processi e il miglioramento dell’efficienza operativa.

Pubblicato il 05 Giu 2007

Specializzata nella gestione patrimoniale, Banca Arner (www.arnerbank.ch) è una banca svizzera di piccole dimensioni ma presente nel mercato internazionale con società e servizi specializzati. La Banca, il cui utile netto di gruppo è stato nel 2006 di 18,7 milioni di franchi (crescito dell’80% rispetto all’anno precedente) e la massa amministrata pari a 4,9 miliardi di franchi (+ 36% sul 2005), integra i propri servizi di private banking con attività di advisory a fondi alternativi e di private equity e con servizi di corporate finance. L’istituto finanziario ha intrapreso, a partire dal 2004, un percorso di gestione del rischio operativo che, nato per rispondere alle esigenze di adeguamento alle normative di Basilea II, ha in realtà rappresentato un momento importante di revisione dei processi e dei modelli organizzativi al fine di rendere più efficiente questo delicato aspetto dell’attività bancaria.
Come è noto, Basilea II impone alle banche l’implementazione di specifiche procedure per la gestione del rischio operativo che, inizialmente, dovevano vedere l’attuazione entro il gennaio 2007 ma il cui termine è stato posticipato di un anno. Banca Arner, comunque, si è mossa con anticipo vedendo in questa normativa non una semplice imposizione, ma, come dicevamo, un’opportunità per migliorare la propria efficienza operativa.

Aldo Indelicato, direttore di Banca Arner, particolarmente sensibile al tema del Risk Management, promosse, a fine 2003, un progetto di ampio respiro con l’obiettivo di renderlo replicabile, come la stessa normativa richiede, alle altre partecipate del Gruppo. “Si trattava di una tematica completamente nuova; fino a quel momento, infatti, le banche non dovevano allocare alcun capitale per coprire questo tipo rischio. Anche la normativa non era del tutto chiara ed era importante coglierne la corretta interpretazione”, spiega Indelicato.

Gestire attivamente il rischio di perdite operative
Nel 2004 la Banca compie dunque i primi passi e, fin dall’inizio, viene supportata da Sdg (www.sdgitaly.it ), società specializzata nel supporto metodologico e tecnologico alle problematiche inerenti i rischi operativi della banca.
“Missione del progetto era quella di gestire attivamente il rischio di perdite operative attraverso la sua identificazione, la sua valutazione, il suo monitoraggio e la sua mitigazione. Contemporaneamente – prosegue Indelicato – si trattava di allocare correttamente parte dei mezzi propri della Banca a fronte della minaccia di perdite operative. In pratica volevamo sì rispondere alle richieste della normativa, ma soprattutto individuare gli eventi che sono alle origini delle perdite, aumentare l’efficienza e quindi sviluppare un modello di organizzazione adeguato a cogliere tutti i fattori di rischio operativo, creando, e questo era l’aspetto più importante, la cultura della gestione del rischio con una sensibilizzazione di tutta la struttura su questi temi. Abbiamo quindi definito gli obiettivi che intendevamo raggiungere e identificato le scelte di base sui metodi di misurazione da adottare, ben consapevoli degli impatti che questo progetto avrebbe avuto su tutta la struttura della Banca, sulle sue procedure, sui suoi processi”.
Indelicato e il suo team, con il totale appoggio dei vertici della Banca (in quanto in un progetto di revisione organizzativa così impegnativo un forte coinvolgimento dei vertici è indispensabile) e il supporto di Sdg, hanno iniziato la fase di analisi dei processi. Nel riquadro della pagina precedente abbiamo schematizzato le fasi del progetto, ma, per meglio comprenderne la portata, è importante sottolineare che Banca Arner ha deciso di utilizzare il metodo di misurazione Base (ricordiamo che Basilea II prevede tre approcci scalari di misurazione: Base, Standard e Avanzato) applicando però i criteri qualitativi dell’approccio Standard: “Questo – precisa Indelicato – ha permesso a Banca Arner di creare, parallelamente al calcolo patrimoniale, un modello di gestione del rischio operativo in linea con un futuro passaggio al modello di calcolo superiore”.
Il progetto, partito nel 2004, ha visto la conclusione della Fase 9 (vedi riquadro) nel 2006: “Nel corso del 2007 – specifica Indelicato – Banca Arner intende consolidare e affinare il processo di gestione dei rischi operativi per tutti gli aspetti che sono a regime e far evolvere il modello applicando i parametri suggeriti per il metodo di misurazione standard. Inizierà poi l’applicazione del modello alle partecipate del Gruppo”.

Impatti sulla struttura organizzativa della banca
Il progetto ha richiesto un investimento in risorse umane che è cresciuto in maniera parallela all’aumentare della complessità del progetto stesso e, anche con il supporto dei consulenti Sdg, è stato creato un team dedicato alla gestione dei rischi operativi. “Proprio grazie a questo progetto è stata creata la funzione dell’Operational risk management (ORM), responsabile della progettazione, implementazione e manutenzione dei processi di gestione del rischio operativo. Tale funzione dovrà garantire il corretto svolgimento delle attività da effettuare una volta terminato il progetto (attività legate principalmente alle fasi di progetto da 3 a 9 riportate nella pagina precedente). Contestualmente, è stato creato l’ufficio organizzazione, fondamentale per garantire una continuità al lavoro di aggiornamento dei processi esistenti. Il repentino evolversi dell’attività bancaria ha reso indispensabile la definizione di un’unità organizzativa capace di monitorare e segnalare eventuali cambiamenti all’interno della struttura. Le due nuove funzioni, quindi, rappresentano una componente strategica della Banca molto importante”, spiega Indelicato.

Il plauso degli organi di sorveglianza
Il progetto era ambizioso, soprattutto se parametrato alle dimensioni della Banca, ma i risultati finora ottenuti stanno procurando grandi soddisfazioni a Banca Arner, in modo particolare nei riscontri avuti dagli enti esterni alla Banca.
“In un progetto di questo tipo è sempre molto complesso calcolare l’investimento, e quindi il suo ritorno, in termini economici, in quanto il suo sviluppo richiede anche attività non direttamente imputabili al progetto stesso. Quello che invece possiamo certamente rilevare sono i vantaggi ottenuti a livello organizzativo, con una struttura molto più sensibile alle problematiche di gestione del rischio, in grado di affrontare questa tematica con una precisa pianificazione. Inoltre, questa esperienza ha evidenziato la validità della metodologia seguita e oggi, anche per altri progetti, abbiamo adottato la modalità della gestione centralizzata”, dice Indelicato.
Se questi sono i vantaggi “interni”, uno degli aspetti di cui Indelicato parla con particolare orgoglio è il riconoscimento ottenuto dagli organi di sorveglianza. In Svizzera, contrariamente a quanto avviene in Italia dove è la stessa Banca d’Italia a eseguire i controlli, la Commissione Federale delle Banche (CFB) delega lo svolgimento dei propri controlli a società di revisione da lei autorizzate. “Banca Arner, in diversi momenti del progetto, ha presentato alla propria società di revisione i risultati ottenuti, per essere certa di aver intrapreso il percorso corretto. Le reazioni sono state molto positive e hanno dato al gruppo di lavoro ulteriori stimoli a continuare con grande impegno”, conclude con soddisfazione Indelicato.


LE FASI DEL PROGETTO

Fase 1 – Mappatura dei processi. Formalizzazione delle modalità operative di svolgimento delle attività che compongono i processi seguendo un approccio bottom up (con il massimo dettaglio delle attività di ogni unità operativa) per individuare i punti critici in cui si possono verificare perdite operative. In pratica si è trattato di conoscere a fondo come venivano svolte le attività, chi faceva cosa e come si snodava la quotidiana operatività della Banca.

Fase 2 – Introduzione del tool ORSSweb. Sdg ha sviluppato un tool, diventato poi un prodotto standard, che la software house propone al mercato, specificatamente studiato per le esigenze di gestione del rischio operativo (vedi riquadro della pagina successiva).

Fase 3 – Mappatura business unit e business line. Il metodo Standard di Basilea II stabilisce che per ogni business line attiva venga individuato il relativo indicatore di rischio che concorrerà poi a individuare il requisito patrimoniale totale. Questo significa allocare sulle business line attive, secondo i parametri di Basilea II, le attività mappate nella fase 1. Si tratta dell’attività che comporta il maggiore impatto a livello organizzativo.

Fase 4 – Identificazione delle minacce. In questa fase sono state identificate e definite le minacce specifiche della struttura della Banca.

Fase 5 – Collezionamento degli eventi di perdita. In pratica si è trattato di definire uno “storico” degli eventi di perdita verificatisi nella Banca, ciascuno dei quali è stato analizzato, classificato e inserito nel database delle perdite.

Fase 6 – Analisi di fattibilità per l’uso di banche dati consortili. Banca Arner ha, in questa fase, analizzato la possibilità di aderire a banche dati consortili (nelle quali sono inseriti i dati di altre banche a scopi statistici) per valutare quanto l’esperienza altrui era adattabile alla propria e ha infine deciso di aderire al consorzio italiano delle perdite operative Dipo.

Fase 7 – Self risk assessment. Per identificare i potenziali fattori di rischio (non quindi derivanti da uno storico ma ipotetici), Banca Arner ha implementato una metodologia di valutazione qualitativa mediante questionari online rivolti ai vari responsabili di unità. In questo modo sono stati individuati scenari di rischio legati a determinate attività. I risultati ottenuti hanno permesso di ottenere una matrice qualitativa dei rischi.

Fase 8 – Strategie e attività di mitigazione. Valutato il grado di esposizione a determinati rischi sono state individuate e implementate strategie volte a mitigare l’impatto di possibili eventi pregiudizievoli. Il Business Continuity Plan è stato una di queste.

Fase 9 – Reporting. La soluzione implementata permette il rilascio periodico, agli organi superiori di report, generati automaticamente, relativi al profilo di rischio della Banca, alle perdite operative rilevate, alle procedure di mitigazione e prevenzione da adottare o adottate.

(P.F.)


UN APPLICATIVO PER GESTIRE IL RISCHIO OPERATIVO
Il tool ORSSweb (Operational Risk Support System) è un applicativo web oriented, basato su database relazionale e sviluppato in ambiente Microsoft. Il sistema, sviluppato da Sdg (www.sdgitaly.it) consente di: mappare l’organizzazione sia per quanto riguarda le unità operative sia per le business line; mappare le tipologie di eventi e rischi a più livelli; analizzare e mappare organizzazione e processi tramite un editor online; archiviare documenti allegati a processi e attività; archiviare le perdite operative in modo classificato associandole a processi e attività; realizzare sessioni online di autodiagnosi (Self risk assessment); archiviare e valorizzare indicatori associandoli a processi e attività; produrre report sull’andamento delle perdite e sul profilo del rischio. L’utilizzo delle funzionalità è regolato da un motore di autorizzazione incapsulato nell’applicativo, in grado di abilitare o disabilitare l’accesso. (P.F.)

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