Come cambia la gestione del dato nell’era del Digital Business

Il mercato non aspetta, vuole risposte immediate, altrimenti l’“occasione di business” può essere persa per sempre. Diventa quindi strategico ripensare il modello di data management in un’ottica dove lo storage, da semplice repository di dati, si trasformi, con l’innesto di “intelligenza”, in un abilitatore delle strategie di business dell’azienda. Se ne è parlato nel “Breakfast con l’Analista” organizzato da ZeroUno, in collaborazione con Fujitsu e Intel

Pubblicato il 20 Ott 2014

“Che il dato rappresenti una risorsa centrale per l’azienda è un’affermazione che sentiamo ormai da molti anni, ma quello che differenzia, per le imprese, questo momento storico dal passato è che la pervasività della digitalizzazione, grazie anche a fenomeni come l’Internet of Things, consente di disporre non solo di una enorme quantità di dati, ma soprattutto di tipologie di dati che hanno una grande potenzialità di trasformarsi in informazioni utili per il business”, esordisce Stefano Uberti Foppa, Direttore di ZeroUno, presentando il Breakfast con l’Analista Business oriented storage. La gestione del dato nell’era del Digital Business, organizzato dalla nostra testata in collaborazione con Fujitsu e Intel. “Ed è proprio la capacità di analisi di queste informazioni – prosegue il direttore – che porta al centro del dibattito quello che Gartner definisce il Digital Business: la tecnologia diventa fonte di innovazione e opportunità, è parte stessa dell’offerta delle aziende ed è fondamentale per offrire nuovi prodotti e, soprattutto, affiancarvi servizi innovativi”.

L'articolo continua nella pagina seguente

*BRPAGE*

(segue dalla pagina precedente)

In uno scenario di questo tipo, è evidente che un ruolo vitale è determinato dalla capacità, da parte dei sistemi informativi, di rendere disponibili quei dati che giungono con un flusso continuo da innumerevoli fonti e che, una volta archiviati, devono poter essere utilizzati nel momento stesso in cui se ne presenta la necessità, eliminando i tempi di latenza tra richiesta e disponibilità del dato. “Quindi – afferma Uberti Foppa – lo snodo primario è definire una corretta strategia di gestione dei dati per la quale è indispensabile capire quanta ‘intelligenza’ può essere inglobata nei diversi livelli dell’infrastruttura tecnologica e quale capacità di automazione può essere raggiunta dai differenti sistemi (server, storage, rete) in modo che l’intera infrastruttura si possa dinamicamente riconfigurare, in tempo reale, in funzione delle variabili che l’azienda deve poter essere in grado di sfruttare”.

I relatori da sinistra: Davide Benelli, Business Program Manager di Fujitsu, Stefano Uberti Foppa, direttore di ZeroUno, Vittorio Arighi, Practice Leader di NetConsulting e Romeo Merli, Business Developer Manager South Region di Intel

Da queste considerazioni emerge il ruolo strategico assunto dallo storage che si trasforma da semplice repository, in un abilitatore (o un freno se non adeguatamente strutturato e gestito) delle strategie di business dell’azienda rendendo il dato una risorsa disponibile in modo intelligente quando serve. Come? Con analisi dettagliate dei flussi di accesso e utilizzo dei dati e definendo una corretta strategia di data management basata sulle necessità delle applicazioni e del business. Il tutto, naturalmente, perseguendo quella logica di ottimizzazione dei costi ormai saldamente radicata in ogni azienda. “Ma tutto ciò non è sufficiente se non è supportato da un’adeguata cultura del processo. La continuità del business, garantita dalla disponibilità intelligente del dato, è un differenziale competitivo, ma non può essere perseguita affrontando il data management esclusivamente dal punto di vista tecnologico. Gli aspetti organizzativi, di governance e di competenze (in grado di mantenere un costante allineamento tra It e business) sono prioritari affinché l’azienda possa muoversi in modo ‘proattivo’ nei confronti dei mercati, considerandone tutte le implicazioni, conseguenze, interrelazioni ecc.”, ricorda infine Uberti Foppa, lasciando la parola a Vittorio Arighi, Practice Leader di NetConsulting.

Ripensare l’architettura storage: quali benefici

Figura 1 – Aumentano i dati, cresce l'esigenza di gestirli: azioni attraverso le quali rispondere a questa esigenza – Fonte: NetConsulting, Cio Survey 2014 (indagine su 70 responsabili Ict)

“Le aziende oggi sono di fronte a una rivoluzione digitale dalla quale non si può tornare indietro; ci sono diverse velocità per affrontare questa tematica, ma alcuni paradigmi tecnologici come cloud, mobility, social, IoT, big data devono obbligatoriamente essere tenuti in considerazione dalle imprese perché, da una parte, sono abilitatori di un nuovo modo di fare business e dall’altra consentono di ottimizzare i processi già in essere”, esordisce l’analista.

Le aziende chiedono tempi dei cicli produttivi più ridotti, time to market sempre più in tempo reale, ottimizzazione della catena del valore, maggiore integrazione con i fornitori: tutte esigenze che portano le aziende a chiedere ai propri sistemi informativi una diversa velocità di gestione, ma soprattutto una gestione strategica dei dati guidata dalle esigenze del business. “Dall’adozione di motori di ricerca semantici a quella di soluzioni di business analytics, fino alla scelta di database in memory, il ripensamento in ambito tecnologico si muove in diverse direzioni, ma, come è emerso dall’ultima Cio Survey [vedi figura 1 – ndr], le aziende stanno pensando, come una delle attività prioritarie, a un ripensamento della propria architettura storage”, afferma Arighi.

Se nel passato il termine normalmente correlato a storage era “archiviazione”, oggi è diventato “disponibilità” e questo significa, dal punto di vista tecnologico, una virtualizzazione che permea tutta l’infrastruttura tecnologica con l’innesto di strati di software che consentono di automatizzare determinate attività (provisioning dinamico in base a determinate necessità di business, ma anche de-provisioning automatico quando le applicazioni non ne hanno più bisogno ecc.), il tutto ovviamente mantenendo ben presenti le problematiche di sicurezza, rendendo quindi il dato disponibile ai diversi utenti sulla base di precise policy.

Figura 2 – Gli ingredienti necessari per evolvere verso un'infrastruttura di Business-oriented Storage – Fonte: NetConsulting

“I benefici di una revisione architetturale di questo tipo – spiega Arighi – sono di due tipi: il primo è prettamente tecnologico perché abbiamo un tasso di utilizzo maggiore dei sistemi, una minore complessità operativa, un complessivo aumento delle prestazioni, tutti elementi che impattano anche sui costi con un contenimento delle spese correnti (riduzione degli spazi e dei consumi energetici, minori costi di manutenzione ecc.); ma è il secondo quello veramente importante, ossia l’allineamento delle priorità di utilizzo delle risorse alle esigenze di business, la creazione di nuovi piani di analisi dei dati funzionali alle esigenze dell’azienda, con la possibilità di effettuare simulazioni su scenari differenti prima inimmaginabili. Ma tutto ciò presuppone una grande vicinanza, un lavoro a stretto contatto tra business e It; per questo tra gli ingredienti necessari per evolvere verso un’infrastruttura storage realmente orientata al business [vedi figura 2 – ndr] sono indispensabili il ridisegno dei processi interni in ottica digitale e l’acquisizione di competenze adeguate. E in questo processo di trasformazione il supporto dei vendor è strategico”.

Business-It: centralità del dialogo

Raccoglie l’invito Davide Benelli, Business Program Manager di Fujitsu: “Nel complesso dialogo tra business e It, è proprio l’It che deve essere propositivo, avvicinandosi alle Lob non solo con un linguaggio proprio del business, ma portando best practice che evidenziano la capacità delle tecnologie di raggiungere quegli obiettivi di flessibilità, autoconfigurazione, dinamicità, sicurezza e disponibilità richieste dal business, tecnologie che devono essere declinate nei diversi dipartimenti affinché l’azienda abbia quell’elasticità richiesta per essere competitiva”.

La platea dei partecipanti

Sull’importanza di una stretta relazione con il business interviene Carlo Stella, Project Manager It Area Communication ed eLearning di Luxottica: “Già da 3-4 anni abbiamo portato avanti una grande trasformazione e come sistemi informativi lavoriamo a stretto contatto con il business; tutti gli aspetti tecnologici sono demandati a chi gestisce il data center e io, per esempio, passo l’80% del mio tempo a stretto contatto con persone di business”.

Nonostante sia un tema sul quale ci si confronta da tempo, il dialogo continua a presentare delle difficoltà: “I sistemi informativi spesso si relazionano ancora con un linguaggio vecchio stile, incomprensibile al business. Certo, si sta evolvendo rapidamente in una direzione diversa, ma rimane sempre difficile il colloquio fra chi ha il bisogno e chi deve risolvere questo bisogno. E questo cambiamento di approccio e linguaggio deve partire proprio dai sistemi informativi, non si può pretendere avvenga il contrario”, ricorda Davide Ferrari, I.S. Security Officer di Cofely Italia (azienda del Gruppo Gdf Suez), al quale si aggancia Uberti Foppa: “Il processo di cambiamento è sicuramente un percorso difficile che deve essere portato avanti a partire dai sistemi informativi anche con una contaminazione organizzativa, creando, per esempio, dei tavoli sull’innovazione digitale dove potersi confrontare tenendo conto di tutti gli aspetti, compreso quello delle garanzie di sicurezza”. Tema, quello della sicurezza, ricordato anche da Vincenzo La Marca, Technical Specialist Support & Operations di UniCredit: “Sicuramente ci troviamo a dover affrontare scenari molto complessi dove, soprattutto nel caso di una realtà come la nostra, dobbiamo sempre mantenere in primo piano il tema del rispetto delle normative, della sicurezza e integrità del dato”

Quale può essere, in questo contesto, il ruolo assunto dai vendor? “Dobbiamo essere in grado – afferma Romeo Merli, Business Developer Manager South Region di Intel – di creare quel meccanismo virtuoso che consenta di far crescere l’infrastruttura in una dimensione di flessibilità, di capacità di rispondere alle diverse variabili capace di strutturarsi con funzionalità di provisioning dinamico delle risorse. Il ruolo dell’It è quello di fornire un servizio quando serve e può farlo solo se l’infrastruttura è ripensata in quest’ottica: bisogna pensare a una ristrutturazione del data center in funzione della gestione del dato e della sua disponibilità in base alle esigenze di business e questo può avvenire attraverso un’infrastruttura guidata, nei suoi aspetti di dinamicità e autoconfigurazione, dal software. Il software defined data center, con tutte le sue declinazioni, dal software defined storage al software defined networking, rappresenta quindi la strada oggi da percorrere”.


Fujitsu – Intel: insieme per il software defined storage

“Molti non associano il nome Fujitsu con quello dello storage – dice Davide Benelli, Business Program Manager dell’azienda – ma in realtà la nostra presenza in questo ambito è di lunga data e oggi realizziamo una nuova generazione di soluzioni storage che, grazie una nuova architettura hardware e processori Intel, è in grado di aumentare le performance consentendo di utilizzare fino al 90% delle capacità dello storage senza penalizzare le prestazioni”. Nell’ambito di questa gamma di soluzioni i sistemi Eternus DX rispondono specificatamente alle esigenze di data management evidenziate nel corso del dibattito che si è tenuto durante il Breakfast con l’analista organizzato da ZeroUno.

Per quanto riguarda Intel, è recentissimo il lancio dei nuovi processori Intel Xeon E5-2600/1600 v3 progettati per soddisfare la domanda crescente di infrastrutture definite tramite software.

Valuta la qualità di questo articolo

La tua opinione è importante per noi!

Articoli correlati

Articolo 1 di 2