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Digital transformation nelle università: a che punto siamo?

La pandemia ha costretto gli atenei a operare online, con un repentino ricorso al digitale. Ma dopo quell’impulso iniziale, qual è lo stato della digital transformation oggi? Ne parliamo con Barbara Zullo, IT Delivery Manager di Beta 80 Group, che racconta il caso dell’Università Cattolica di Milano

Pubblicato il 12 Apr 2022

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È un fatto indiscusso che la pandemia abbia avuto un impatto enorme anche sul settore universitario dove, come è accaduto in molti altri casi, per correre ai ripari si è avuta un’accelerazione del ricorso alle tecnologie digitali. Ma oggi, che si sta andando verso il termine dell’emergenza Covid-19, la situazione com’è? Abbiamo posto questa domanda a Barbara Zullo, IT Delivery Manager di Beta 80 Group, azienda che ha seguito, e sta seguendo, il processo di digitalizzazione di diversi atenei. Da qualche anno Barbara Zullo si sta occupando principalmente dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano.

Una digitalizzazione che viene da lontano

“La pandemia ha fatto da acceleratore, ma già da qualche anno era stato iniziato un percorso di transizione al digitale – afferma Zullo –. Si stava già operando nell’ottica di digitalizzare tutti i processi indistintamente. Era un trend in atto in generale nell’ambito universitario. D’altra parte, come tutte le aziende anche le università definiscono piani strategici e di innovazione (piani annuali, triennali e sul lungo periodo). E la digitalizzazione rientra nei piani definiti”.

L’arrivo della pandemia ha però portato importanti e repentini cambiamenti, nel senso che non è stata modificata soltanto la modalità di erogazione delle lezioni, passando dalla presenza fisica all’online, ma è cambiato anche il modo in cui venivano organizzati ed erogati gli esami. E tutto è stato spostato online. Perciò è stata introdotta una serie di nuove procedure, sia per identificare lo studente sia di altro tipo, come, per esempio, quelle per evitare che qualcuno copiasse durante un esame “scritto”. Oppure anche per sostenere un esame o verbalizzare l’esame stesso. Queste operazioni non potevano più essere fatte in presenza, come si faceva prima.

Coesistenza definitiva

Barbara Zullo sottolinea però, che, oltre allo studente, bisognava pensare anche al personale tecnico-amministrativo e ai docenti. È infatti vero che lo studente è al centro di tutti i servizi universitari, però è altrettanto vero che con la pandemia il personale tecnico-amministrativo si è trovato di fronte ad alcuni processi non ancora digitalizzati. Con l’arrivo della pandemia si è perciò corso per digitalizzare al più presto tali processi.

Ora che l’emergenza Covid-19 sta terminando, è piuttosto chiaro che non tutto potrà tornare com’era prima della pandemia. Con tutta probabilità la coesistenza di presenza e online darà vita a una sorta di offerta ibrida di servizi. In sostanza, sia per le lezioni sia per gli esami si dovrà prevedere a priori la possibilità della contemporaneità della presenza e dell’online. Questo implica nuove procedure che permettano allo studente di seguire un corso di laurea a volte in presenza e a volte online, e di poter sostenere un esame senza doversi presentare fisicamente in ateneo se, per esempio, dovesse affetto da Covid-19.

Online cambia lo scenario competitivo

L’offerta formativa sta cambiando per andare incontro a nuove esigenze e gli atenei, Università Cattolica compresa, stanno introducendo corsi che possono essere erogati ufficialmente sia in presenza sia online. Si tratta quindi di una proposta strutturata e non di una scelta del consiglio di facoltà per adattarsi a una situazione contingente.

Questa tendenza ha portato un’importante novità. In pratica, la disponibilità della formazione online sta cambiando lo scenario competitivo delle università perché ora possono essere seguiti a distanza interi corsi accademici, anche di università all’estero. E tutto questo senza doversi spostare da casa. Va da sé che ciò permette di ospitare studenti da tutto il mondo. In Italia ora sono diverse le università che hanno corsi completamente online, che possono essere frequentati dovunque ci si trovi senza la necessità della presenza. Questo permette anche – evidenzia Barbara Zullo – di ampliare il numero di potenziali studenti senza però dover adattare strutture e aule.

On premise e sul cloud

“Valutando la digitalizzazione dal punto di vista tecnico – precisa Barbara Zullo –, possiamo dire che in questo momento siamo online grazie a un potenziamento della rete. La potenza di calcolo in generale è cambiata: con la presenza online è cresciuta in modo esponenziale, di conseguenza anche tutta l’infrastruttura è stata potenziata”.

Questo potenziamento non è stato un processo immediato, perché in alcuni casi è stato necessario effettuare modifiche, nel senso che è stato attuato sia un potenziamento delle macchine già possedute sia un’estensione verso il cloud “che offre molte più opportunità. In particolare, sul cloud è stata avviata una serie di attività per dare scalabilità agli applicativi, soprattutto per far fronte ai picchi e il cloud bene si presta situazioni di questo tipo”.

Approntata un’adeguata infrastruttura, ora è il momento del tuning. “Siamo sempre alla ricerca di soluzioni migliori che possano offrire un migliore servizio in generale – Barbara Zullo –. E questo non solo allo studente, ma anche ai docenti e al personale tecnico-amministrativo.

Si torna a guardare al futuro

“Possiamo dire che, come accade in tutte le situazioni di emergenza, nei primi mesi si è pensato a rendere disponibili tutti i servizi che stavano iniziando a mancare – conclude Barbara Zullo –. Adesso si lavora un po’ più sulla qualità perché si torna a ragionare non più nell’ottica dell’emergenza, ma di un sistema università che di fatto è un’azienda. Quindi le sfide ora sono: come preservo il mio business? Come lo faccio crescere? Quali sono le nuove opportunità? Si sta ragionando in maniera un po’ più progettuale sul futuro perché, il mondo dell’education sa che uscirà diverso dall’emergenza.

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