Agenda Digitale e Azienda Digitale: il percorso Finaki-ZeroUno-NetConsulting

Finaki, ZeroUno e NetConsulting hanno intrapreso, a partire dalla chiusura dei lavori di Finaki 2011, un percorso di collaborazione per la realizzazione di un progetto di condivisione dei contenuti, di confronto e di lavoro congiunto a supporto del programma 2012 focalizzato su “Agenda Digitale: il contributo dei Cio”.

Pubblicato il 18 Gen 2013

Nata in Francia nel 1989, Finaki, che è tra i fondatori di EuroCio, è il promotore degli “Incontri Ict”, giornate di lavoro tra Cio e operatori dell’offerta durante le quali si analizzano i principali trend del mondo Ict e che, con la complessa quanto inevitabile trasformazione del ruolo del Cio, hanno visto negli ultimi anni una sempre maggiore focalizzazione sulle tematiche della cosiddetta Business Technology. Il tema conduttore degli Incontri viene definito ogni anno dal Comitato di Programma che nel 2012, sotto la presidenta di Federico Alker, Direttore Relazioni Istituzionali di Consip, ha scelto di offrire il proprio contributo, come Community che riunisce i Cio delle principali aziende italiane, all’innovazione del sistema Paese. È questa l’eredità contenutistica, di dibattito e di proposta su cui il Comitato di Programma 2013, sotto la presidenza di Aldo Chiaradia, Cio di Prada, articolerà i lavori del prossimo anno.

Il progetto Finaki, ZeroUno e NetConsulting è stato scandito da quattro tappe che hanno visto i tre partner attivamente coinvolti per portare anche all’esterno della community Finaki gli spunti di riflessione e gli approfondimenti che solitamente contraddistinguono il dibattito all’interno dei Workshop durante gli Incontri Ict:

  1. supporto alla fase preparatoria dell’evento Finaki 2012 e realizzazione del documento draft “I Cio per l’Agenda Digitale. Riflessioni e proposte” che ha rappresentato la base di discussione degli incontri svoltisi nello scorso giugno a Taormina;
  2. partecipazione attiva ai Workshop di Taormina con la presenza di giornalisti di ZeroUno e di analisti di NetConsulting;
  3. realizzazione di 4 Tavole Rotonde con la presenza di Cio Top Level e alcuni primari player dell’offerta nelle quali si sono incrociate tematiche trasversali ai vari settori merceologici con le specificità e le regole tipiche dei differenti settori, rapportando il tutto all’interno delle linee guida dettate dall’Agenda Digitale;
  4. pubblicazione di 4 Quaderni Cio Conversations per rendere esplicite e promuovere a livello nazionale le proposte operative di trasformazione organizzativa e tecnologica dei differenti segmenti merceologici attraverso l’innovazione Ict. I Quaderni, oltre a essere allegati ai numeri di novembre e dicembre di ZeroUno, verranno presentati agli opportuni tavoli istituzionali che dovranno assicurare l’attuazione dell’Agenda Digitale.

Se è vero che il ruolo dei Cio è diventato sempre più importante all’interno delle imprese, se è vero che i Ceo di tutto il mondo vedono ormai nell’innovazione tecnologica il driver principale per affrontare la complessità competitiva di oggi, perché i Cio di imprese e organizzazioni che rappresentano il motore del Paese non devono impegnarsi, dare il proprio contributo, ed essere ascoltati, per supportare l’innovazione del sistema Paese? Proprio per questo il 4° Quaderno (che sarà uno dei due allegati al numero di dicembre) rappresenta un vero e proprio “Manifesto dei Cio per l’attuazione dell’Agenda Digitale” che verrà presentato all’Agenzia per l’Italia Digitale e ai diversi tavoli istituzionali.
Ma qual è il contesto recente da cui proveniamo e quale, presumibilmente, quello futuro sancito, in parte, da alcune linee guida definite nell’Agenda Digitale?

Negli ormai quattro anni trascorsi dall’inizio della crisi, le imprese italiane hanno effettuato un profondo processo di trasformazione per adattarsi alle nuove condizioni competitive e di sopravvivenza generate dai suoi impatti diretti e indiretti.

In una prima fase esse hanno reagito a una riduzione della domanda e della marginalità attraverso consistenti tagli sui costi che, se da un lato hanno consentito recuperi di efficienza e produttività, dall’altro hanno ridotto le risorse destinate a progetti innovativi.

In fasi più recenti le imprese italiane, in misura più o meno intensiva a seconda della dimensione e del settore di appartenenza, hanno spostato il baricentro delle loro strategie dalla riduzione dei costi interni e della razionalizzazione dei processi all’incremento del loro grado di competitività attraverso un’apertura e una ricerca di sinergie con l’ambiente esterno.

Questo riorientamento strategico, al cui interno rimane tuttora una forte attenzione al controllo dei costi, si è basato su 4 assi fondamentali.

  • Il primo asse è stata l’apertura verso i mercati a maggiore crescita della domanda, sia sul lato degli investimenti sia su quello dei consumi, attraverso sia una presenza diretta produttiva o commerciale o con partner locali, sia utilizzando strumenti di eCommerce, anche se come è noto, le imprese italiane ne fanno ancora scarso uso e il fatturato derivante da vendite on-line incide soltanto per il 5% su quello totale.
  • Il secondo asse è stato quello dell’ottimizzazione della relazione con i partner a monte e a valle dei processi produttivi e della attivazione di nuove partnership, soprattutto nella catena produttiva, nell’ambito di filiere settoriali e intersettoriali (per esempio consumer goods, grande distribuzione e logistica) che la crisi ha contribuito a consolidare. Questo processo è risultato particolarmente significativo in alcuni distretti produttivi a maggiore vocazione internazionale.
  • Il terzo asse, complementare al secondo, è stato costituito da aggregazioni tra piccole e medie imprese o dalla formazione di consorzi. Finalizzati alla riduzione dei costi di struttura e all’aumento della massa critica e delle economie di scala nelle attività di produzione e nell’ampliamento nella base di clienti.
  • Il quarto asse, forse il più importante in prospettiva, e la cui realizzazione risulta ancora embrionale nel nostro Paese è rappresentato dalla progressiva apertura delle imprese italiane verso il mondo “social”, ovvero dall’utilizzo di strumenti che consentano loro di avere una relazione sempre più interattiva e in tempo reale con clienti, dipendenti e partner. Per valutare l’importanza di questo trend si consideri che gli italiani che utilizzano strumenti di Social Networking sono circa 27 milioni.

L’Agenda Digitale per l’Italia, presentata dal Governo in forma di Decreto Legge denominato Crescita 2.0 è destinata a esercitare un impatto molto forte nell’accelerazione dei processi che spontaneamente le imprese italiane hanno intrapreso fino a oggi in questi anni di crisi.
Alcuni dei principali progetti previsti dall’Agenda avranno un peso più significativo di altri in proposito.

In generale, l’Agenda determinerà una forte crescita del livello di digitalizzazione e alfabetizzazione dei cittadini, dei professionisti e delle piccole imprese nell’ambito di un processo generalizzato di dematerializzazione delle transazioni e degli scambi di documenti con valore legale, consentendo al nostro Paese di recuperare progressivamente il gap accumulato in questi anni nei confronti dell’Europa.

Si presume che questo processo che verrà supportato dalla creazione di una identità digitale, facoltativa per i cittadini e obbligatoria per professionisti e imprese, possa accelerare il fenomeno del Bring Your Device (Byod), attraverso il quale l’individuo supporterà con un unico strumento tutte le proprie interazioni digitali nella sua vista di cittadino, dipendente, professionista e consumatore.

Gli investimenti previsti per rendere accessibile l’infrastruttura a larga banda all’intera popolazione favoriranno, inoltre, una maggiore interazione online con la Pubblica Amministrazione.

I processi di collaborazione e socializzazione digitale indotti dall’Agenda rafforzeranno presumibilmente la formazione e il funzionamento delle relazioni tra imprese nell’ambito di ecosistemi territoriali e settoriali (filiere produttive, distretti, parchi scientifici e tecnologici).

Un ultimo ma non meno importante effetto indiretto dell’Agenda è relativo all’aumento della pressione della compliance, in quanto lo switch della Pubblica Amministrazione verso il digitale imporrà un forte adeguamento a regole nuove rispetto al passato, ad esempio nell’area del lavoro, della previdenza e della fiscalità.

Il risultato complessivo derivante dalla sommatoria dei processi di riorganizzazione intrapresi dalle imprese nella lunga crisi che stiamo vivendo e dei prevedibili impatti che su di esse avranno i progetti previsti dall’Agenda Digitale sarà quello di apertura sempre più significativa delle imprese italiane verso il mondo esterno e un loro inserimento all’interno di ecosistemi non più soltanto produttivi e distributivi ma anche istituzionali.

È questa la ragione per la quale l’Agenda Digitale per l’Italia si realizzerà anche attraverso un nuovo percorso di digitalizzazione delle imprese italiane.

Per realizzare gli obiettivi dell’Agenda Digitale, la Pubblica Amministrazione dovrà intraprendere un lungo e importante percorso di razionalizzazione dei processi interni di modernizzazione della propria infrastruttura Ict che consisterà in un processo di consolidamento dei data center, di integrazione di banche dati e di interoperabilità tra applicazioni nell’ambito di una visione olistica.

Se anche le imprese faranno la loro parte, la sinergia tra Agenda Digitale e “Azienda Digitale” potrà costituire il motore di crescita delle imprese e del Paese nei prossimi anni.

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