Una PA facile come un’app

Una conversazione con Paolo Barberis, consigliere per l’innovazione del Presidente del Consiglio Renzi, per capire la strategia alla base del piano Italia.it e, soprattutto, cosa c’è di nuovo in termini di contenuti e di metodo rispetto al passato nel processo di digitalizzazione della PA. La cultura Internet è protagonista nella relazione fra i cittadini e amministrazioni che metteranno in pratica la riusabilità con una logica app store. La nuova identità digitale sarà accompagnata dalla nuova carta di identità elettronica, distribuita non più dai Comuni ma a livello centrale

Pubblicato il 19 Feb 2016

“Nei piani del passato, Internet nella forma attuale, con la forte crescita del più recente utilizzo in mobilità, non era così centrale”. È questa la principale novità indicata da Paolo Barberis, Consigliere per l’Innovazione del Presidente del Consiglio intervistato da ZeroUno, che prosegue: “Nell’agenda digitale veniva considerata importante la connettività e venivano identificati alcuni elementi di base senza che fosse però indicato il funzionamento dell’ecosistema. La progettualità non teneva conto dell’obiettivo principale di dare efficienza alla vita del cittadino, a causa di un atteggiamento meccanicistico, troppo basato su aspetti tecnologici e cultura di processo”.

Paolo Barberis, consigliere per l’innovazione del Presidente del Consiglio

Per Barberis non ha senso oggi parlare di Ict, come disciplina separata, visto che la gestione digitale delle informazioni fa parte della nostra vita e rientra nei sistemi di relazione tradizionale.

“Si tratta di adottare le tecniche del quotidiano anche in ambiti considerati distanti e far parlare l’Internet di tutti i giorni con l’informatica del paese”, spiega. L’obiettivo è di portare sotto un’unica interfaccia, accessibile via desktop e mobile, tramite un sistema di app coordinate, tutti i rapporti fra il cittadino e la pubblica amministrazione e fra le aziende e lo Stato.

A chi considera inadeguato questo approccio, sostenendo che non basta creare portali per garantire la digitalizzazione senza rivedere i processi sottostanti, risponde, in modo un po’ provocatorio: “Chi parla di portali è rimasto fuori dal mondo. Viviamo la rete in vari modi nella comunicazione quotidiana e ormai la coincidenza fra front end e back end è forte. Dal punto di vista tecnologico l’interoperabilità è garantita dalle Api, ma questi sono temi che non interessano ai cittadini bensì il mondo degli sviluppatori. É molto importante fare un robusto piano di interoperabilità cooperativa per connettere tutti gli enti e i sistemi pubblici, per fare in modo che al cittadino non siano chieste due volte le stesse informazioni e che le amministrazioni dialoghino la meglio fra loro”.

Dopo design.italia.it, lo spazio web dedicato alla comunità dei designer che fornisce le linee guida per definire un approccio unitario ai siti pubblici (il primo è stato Governo.it), sarà disponibile a breve developer.italia.it per la comunità degli sviluppatori.

Se il punto di riferimento è il cittadino, come superare la contraddizione che vede la Pa italiana ai primi posti per numero di servizi online offerti, ma agli ultimi per utilizzo da parte dei cittadini? “Un’uniformità maggiore è un modo per aiutare gli utilizzatori – spiega – Stiamo per esempio pensando a uno ‘smart’ footer, utile per aiutare il cittadino a orientarsi, ma anche per misurare l’utilizzo del servizio”.

Fra le novità l’uscita dalla fase ventennale di sperimentazione della carta digitale elettronica: “Con Spid, il Sistema Pubblico per la gestione dell’Identità Digitale, si procede in parallelo sull’identità digitale e fisica – prosegue Barberis – Ci sarà un’unica carta che unirà tutte le carte che abbiamo nel portafoglio e sarà inviata a casa, grazie a un processo di stampa centralizzato del Poligrafico; la nuova Cie, per la quale sono già state definite le specifiche, sarà indispensabile per il terzo livello di sicurezza di accesso alla Pa, quello fisico, il più elevato, tramite Nfc”.

Sul versante applicativo, la logica del riuso di cui tanto si è parlato, ma scarsamente messa in pratica, verrà resa possibile da una logica app store. “Pensiamo a un marketplace on line, che si basa sul mercato telematico di Consip, ma con un’iniezione di tecniche contemporanee – aggiunge – Le software house potranno entrare negli store creando un mercato competitivo, dove la scelta sarà determinata da cosa ha funzionato e cosa no, in una cultura dell’adozione basata su domanda e offerta”.

Per quanto riguarda tempi e modalità di introduzione sembra di capire che si sia scelta una logica di incentivi più che di divieti e non sempre uno switch-off netto, pur con la definizione di momenti di accelerazione e di deadline. “È un ecosistema pensato perché tutti salgano a bordo”, conclude.

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