ICity Rate 2016: le città italiane che valorizzano i dati sono più… smart

Salgono sul podio Milano, Bologna e Venezia. Si conferma il crescente distacco della capitale (21° posizione) e si registra un certo movimento delle città medie del Sud, che tuttavia restano lontane. Sono questi i risultati di ICityRate 2016, l’indagine realizzata da Fpa che identifica la smartness delle città italiane analizzando 106 Comuni capoluogo sulla base di 105 indicatori. Disporre dei dati, saperli gestire e interpretare, dotandosi delle infrastrutture necessarie, è una delle condizioni che possono aiutare le città restate indietro a diventare Smart City e alle più smart a sfidare le capitali europee, puntando sulla collaborazione.

Pubblicato il 04 Nov 2016

BOLOGNA – Cresce il distacco fra Milano, che si conferma la più smart, e Roma, in 21° posizione ma con una distanza crescente in termini di punteggio (da 127 dello scorso anno a 155); si registra la presenza del sistema urbano del Nord costituito da Milano, Torino, Venezia e Bologna, rafforzato da centri di media dimensione come Padova, Parma, Trento, Modena e Ravenna; le città del Sud sembrano in movimento, pur restando lontane dalle prime dieci classificate, come nel caso di Cagliari, prima città del meridione in 54° posizione, salita rispetto al report 2015 di 6 posti. ICityRate 2016, l’indagine realizzata da Fpa che identifica la smartness delle città italiane analizzando 106 Comuni capoluogo sulla base di 105 indicatori su sette dimensioni tematiche (Economy, Living, Environment, People, Mobility, Governance e Legality), ha ottenuto questi risultati introducendo nella classifica delle Smart City nuove variabili, come ad esempio la capacità di attrarre cervelli e talenti e generare imprese innovative; ottenere finanziamenti europei per la ricerca e l’innovazione; rendere disponibili i dati pubblici; favorire l’uso sociale degli spazi pubblici; attivare reti e relazioni per la sostenibilità e la gestione delle politiche smart.

Figura 1: Dualismo Roma-Milano

Milano (figura 1) è saldamente in testa per la dimensione economy non solo per il valore aggiunto pro capite, ma anche per il maggior numero di brevetti, la presenza di imprese di grandi dimensioni, la nascita di luoghi dell’innovazione come i Fablab e i maker space. E così gli artigiani digitali scelgono Milano dove si creano reti di innovatori, mentre la città punta su un modello di innovazione urbana basato sull’economia collaborativa e sulla social innovation grazie alla concessione di spazi, il sostegno economico a progetti e imprese.
Come ha ribadito Gianni Dominici, Direttore di Fpa e curatore della ricerca, l’obiettivo di ICity Rate è soprattutto aiutare i primi a migliorare e aiutare chi è rimasto indietro a imparare dai migliori. Fondamentale per tutte le città é la capacità di saper utilizzare i dati di cui dispongono.

La centralità dei dati per le Smart City

“Non può esserci area ben governata senza dati pubblici – ha ribadito Ettore Di Cesare, Co-fondatore e Direttore Progetti di Openpolis, nel corso del dibattito seguito alla presentazione di ICity Rate – È difficile governare i territori senza un’analisi che vada oltre la percezione degli amministratori; i dati sono indispensabili anche per alimentare un dibattito pubblico informato che garantisca processi di partecipazione capaci di incidere sulle decisioni. Oggi, superata la fase in cui le Amministrazioni pubblicavano i dati aperti in una logica puramente quantitativa, senza valutarne l’impatto economico e sociale, è arrivato il momento di garantire qualità e aggiornamento costante, condizioni indispensabili perché le aziende investano sui dati pubblici”.
Nella capacità di raccogliere, elaborare e mettere a disposizione i dati, un ruolo fondamentale è svolto da Istat: “La statistica ufficiale deve fare i conti con le statistiche dei privati (le varie Facebook, Amazon…), una sfida che si gioca anche in termini di budget ma va interpretata come uno stimolo per fare meglio – ha sottolineato Sandro Cruciani, Direttore Centrale per le statistiche ambientali e territoriali di Istat – La parola d’ordine, per non restare sommersi dal diluvio dei dati, non può che essere integrazione, con l’obiettivo di un output migliore, più tempestivo e dettagliato”. La risposta di Istat è un nuovo modello di produzione basato sul sistema integrato dei registri (Sir), che ha fra i suoi obiettivi il superamento dei silos statistici e una maggior centralità del territorio. “La Direzione di cui sono responsabile ha il compito di fare integrazione dei dati a livello territoriale, che diventa più importante del livello settoriale”, ha ricordato.
Per Matteo Ricci, Sindaco di Pesaro e vice Presidente Anci, le tecnologie e la governance dei dati vanno pensate in funzione delle sfide che ci attendono e che, a suo parere, non saranno tanto sulla quantità della crescita né sulla decrescita (più o meno infelice) ma su come riusciamo a competere grazie alla qualità della crescita stessa.

Un momento della tavola rotonda fra gli assessori all’innovazione

Fondamentale dunque che “i servizi e le modalità di funzionamento dei Comuni siano ripensate in relazione all’evoluzione della società: il Comune può essere aperto 24 ore su 24 grazie gli smartphone. Ne consegue un ripensamento dell’organizzazione dell’amministrazione e la necessità di favorire il turn over (senza aumentare il costo del personale) per portare all’interno mentalità nuova e nuove competenze”, ha concluso Ricci.
Anche per Roberta Cocco, Assessora alla trasformazione digitale e servizi civici del Comune di Milano, la prima sfida dell’amministrazione è mettere a disposizione del cittadino le informazioni e i servizi che gli servono: oggi a Milano il 40% dei servizi è on line ma si punta al 100%, senza però lasciare indietro chi ha ancora difficoltà ad accedervi: “Ma dietro la punta dell’iceberg c’è un problema interno di interoperabilità, di armonizzazione delle strutture e di definizione degli standard di comunicazione che, senza ripartire da zero, rappresenta uno dei nostri impegni prioritari”.
Il Comune di Roma, per bocca dell’Assessora Roma Semplice (si chiama così l’assessorato che si occupa di tecnologie e i servizi digitali per i cittadini e le imprese della capitale), Flavia Marzano, ribadisce l’impegno alla trasparenza, basata su open data per mettere a disposizione di cittadini e operatori i dati dell’Amministrazione. Un esempio è il lancio di Open bilancio, un progetto per rendere tutti i dati di bilancio leggibili e fruibili anche dai non addetti ai lavori. Per la promozione e la sensibilizzazione alla cultura digitale e per il supporto all’uso delle tecnologie c’è l’impegno per la creazione punti di accesso assistiti per i servizi digitali denominati Roma facile che saranno realizzati in tutto il territorio in sedi pubbliche e private.
Cogliendo lo spirito di ICity Rate che ha l’obiettivo di aiutare chi segue a emulare le Smart City di successo, Marzano ha sottolineato: “Più che rimarcare le distanze, occorre trovare forme di collaborazione tra Roma e Milano, Torino e le città virtuose del Nord, nel percorso verso una città più semplice, più vivibile, più attenta ai bisogni delle persone, anche quelle che ancora non sono in Internet”.
Una proposta di collaborazione che Cocco accetta proponendo a sua volta di “mettere a disposizione cosa abbiamo fatto di positivo e chiedere aiuto su cosa non sappiamo fare”. Ma al tempo stesso rilancia la sfida: “Milano da prima vuole collaborare con tutti ma confrontarsi anche con l’Europa”.

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