Reti intelligenti, come costruirle e quali i vantaggi per le imprese

Oggi è possibile creare infrastrutture di rete che migliorano le esperienze degli utenti, la competitività del business, ma consentono anche di ottimizzare i costi. Servono nuove tecnologie e cambiamenti di mentalità e nuovi modelli di relazione. Se ne è parlato in una Tavola Rotonda di Redazione promossa da ZeroUno in collaborazione con Cisco

Pubblicato il 10 Giu 2016

Reti aperte ma sicure, flessibili e intelligenti, in grado di garantire i ritorni sugli investimenti. Sono i network che non si limitano solo a garantire connettività, ma vere e proprie piattaforme che abilitano il digital business. Di questo tipo di reti, soprattutto nella loro accezione di “intelligent networking”, si è discusso in una Tavola Rotonda di redazione organizzata da ZeroUno in collaborazione con Cisco Italia. Intorno al tavolo anche alcuni responsabili di infrastrutture It presso primarie aziende o enti italiani.

Stefano Uberti Foppa, direttore di ZeroUno

“Compito di una rete oggi – introduce Stefano Uberti Foppa, direttore di ZeroUno – è distribuire in modo intelligente, sicuro e flessibile applicazioni che permettono di soddisfare le esigenze di produttività degli utenti e di velocità del business. Ma è nella ricchezza funzionale della piattaforma di networking disegnata sulla base dei differenti cluster di profili di utenti che la rete può diventare vero differenziale competitivo”.

Luigi Maisto, Responsabile It Settore supporto tecnico operativo (telecomunicazioni) della Banca Popolare di Milano

Che i responsabili delle infrastrutture siano sotto pressione degli It user affinché esaudiscano i loro desideri di maggiore flessibilità e performance lo ha testimoniato, fra le altre, l’esperienza di Luigi Maisto, Responsabile It Settore supporto tecnico operativo (telecomunicazioni) della Banca Popolare di Milano. “Le reti della banca –racconta – erano state disegnate in un periodo in cui l’erogazione dei servizi sul territorio era profondamente diverso da quello attuale. Oggi le banche tradizionali tendono a creare poche grandi filiali, che fungono anche da hub per alcune agenzie più piccole, e ad avere più persone che si muovono sul territorio. Di conseguenza, le filiali che diventano nuovi hub hanno bisogno di maggiore connettività verso la sede ed emerge anche la necessità di gestire le comunicazioni mobili”.

Flavio Tavarnelli, Responsabile Rete e Sicurezza dell’Irccs Humanitas

In molte aziende succede che chi gestisce il business implementi nuove applicazioni coinvolgendo solo in seconda battuta i responsabili delle reti. È un trend che si verifica un po’ ovunque e che gli It manager hanno iniziato ad affrontare. “Se in un ospedale – esemplifica Flavio Tavarnelli, Responsabile Rete e Sicurezza dell’Irccs Humanitas – si acquista una nuova tecnologia elettromedicale, la prima cosa che si fa è rafforzare la rete elettrica nel reparto interessato. Lo stesso processo, sovente, non accade invece se una struttura implementa una nuova applicazione It. In casi come questo, per esaudire velocemente nuove esigenze infrastrutturali circoscritte, c’è il rischio di creare nuovi silos. Per evitare queste eventualità è sempre più necessario che i responsabili delle infrastrutture siano coinvolti all’inizio di ogni progetto”.

Marian Ghita, membro dell’It department di Olympus Italia

È quello che sostiene anche Marian Ghita, membro dell’It department di Olympus Italia: “Essere coinvolti fin dall’inizio di un progetto It ci consente di effettuare valutazioni preventive che si traducono in una maggiore standardizzazione e ottimizzazione dei costi. Un esempio è l’implementazione di sistemi di Unified Communication and Collaboration. Adottando questo approccio, a livello europeo, siamo passati da una pletora di piattaforme che non si parlavano fra loro, ad una unica che garantisce la comunicazione e la collaborazione sia all’interno del gruppo sia con i partner esterni”.

Servono nuovi modelli organizzativi e tecnologici

Alberto Degradi, Leader Data Center e Enterprise Networking di Cisco

Ciononostante, la tendenza, da parte di alcune Line of Business a bypassare, per alcune esigenze, i dipartimenti It, continua e rischia di provocare nuovi silos, aumenti di costi e problemi di sicurezza. Da considerare poi, come sostiene Gartner, che entro i prossimi quattro anni, oltre la metà degli investimenti It saranno controllati direttamente dalle Line of Business. “La shadow It – interviene Alberto Degradi, Leader Data Center e Enterprise Networking di Cisco – è un problema molto sentito negli Usa, meno in Italia. Come Cisco, negli ultimi anni, abbiamo cambiato molto il nostro approccio al disegno delle reti in funzione delle nuove esigenze che emergono dalla digitalizzazione pervasiva. Oltre a dover rispondere a maggiori necessità in termini di performance, flessibilità ed economicità, che emergono soprattutto in relazione all’aspetto di supporto all’ambiente data center, i network oggi devono aiutare gli It manager a fornire agli utenti finali strumenti It che permettano loro di lavorare meglio. La riuscita in questa sfida contribuisce all’obiettivo aziendale di trattenere i migliori talenti. I giovani di oggi sono abituati a utilizzare tecnologie di cui valutano i pregi nella vita privata e che desiderano poter usare anche sul posto di lavoro”.

Edo Grasselli, responsabile infrastruttura It Italy di STMicroelectronics

Soddisfare le aspettative di differenti tipi di utenti sta diventando il primo obiettivo anche dei responsabili delle infrastrutture. Come testimonia Edo Grasselli, responsabile infrastruttura It Italy di STMicroelectronics: “Nella nostra azienda, dal punto di vista del networking, dobbiamo destreggiarci fra le esigenze dei reparti di produzione, tanto per intendersi le fabbriche dei nostri prodotti, che richiedono soprattutto sicurezza, con quelle dei gruppi di Ricerca e Sviluppo, costituiti soprattutto da ingegneri e scienziati, che richiedono anche supporto ai processi di collaborazione e agilità nel supportare l’implementazione di ambienti di testing. Per riuscire a rispondere a tutte queste esigenze diversificate, mi aspetto che il networking abbia un’evoluzione simile a quella avvenuta nel computing con la virtualizzazione. Auspico che anche in questo ambito si riesca sempre di più a disaccoppiare l’erogazione di servizi dal cosiddetto ferro”.

Gabriele Rizzoli, It Infrastructure Service manager di Abb

“Le esperienze degli utenti – interviene Gabriele Rizzoli, It Infrastructure Service manager di Abb – spesso non confermano quello che ci si aspetterebbe da determinate tecnologie. Per questo motivo, la qualità dei servizi It è diventato per noi il primo Key Performance Indicator, che misuriamo con sondaggi a cadenza trimestrale”. Sicurezza, flessibilità e prestazioni sono la promessa della Digital Network Architecture di Cisco: “Si tratta – spiega Degradi – di un insieme di soluzioni, basate su standard aperti e su cui sono innestate funzionalità di automazione, sicurezza e di estrazione dei dati che possono essere utilizzate da strumenti di analytics, anche di terze parti [vedi riquadro, ndr]”.

Vincenzo Amore, Process & System Engineer – Network Engineer di Telecom Italia

Diversi interventi alla tavola rotonda hanno puntato poi l’attenzione alla necessità di cambiare mentalità e modelli organizzativi. “Nelle aziende – sostiene Vincenzo Amore, Process & System Engineer – Network Engineer di Telecom Italia, “spesso ci sono molti skill, ma ognuno cerca di proteggere il proprio orticello, temendo di perderne il controllo. Dobbiamo invece imparare ad avere fiducia gli uni degli altri e aprirci al confronto anche con persone che hanno competenze diverse e lavorano normalmente in altri settori aziendali”.

Fiorello Cortiana, Funzionario Ict alla Provincia di Milano

“Uno degli ostacoli che non permettono di cogliere appieno le opportunità delle tecnologie – gli fa eco Fiorello Cortiana, Funzionario Ict alla Provincia di Milano – è proprio la difficoltà ad avere una visione della realtà meno settoriale ma più multidisciplinare. Pensiamo, per esempio, ai servizi innovativi che si potrebbero sviluppare con un maggiore dialogo fra chi si occupa di ambiti diversi, ma in qualche modo collegati, della vita di una città. Oppure con un più efficace confronto fra la pubblica amministrazione e le aziende di un territorio. Da un punto di vista tecnologico, per supportare i frutti di un approccio innovativo di questo tipo, abbiamo bisogno di standard, una maggiore predisposizione alla flessibilità e infrastrutture scalabili”. L’intelligent networking può sicuramente essere una di esse.


La piattaforma per il digital business

Nello sviluppare la Digital Network Architecture (Dna), Cisco è partita dal presupposto che “ormai ogni azienda è una It company”. La competitività di un numero crescente di imprese passa infatti attraverso l’erogazione performante, flessibile e in sicurezza di applicazioni che offrono servizi ai propri dipendenti, partner e clienti. Alla base di tutto deve esserci un network scalabile, aperto, con funzionalità intelligenti di automazione, monitoring, sicurezza e analytics. Un’infrastruttura di questo tipo consente di semplificare la gestione e ottimizzare i costi anche in ambienti It sempre più complessi.

La Dna si propone di supportare diversi scenari di digital business, compresi quelli più innovativi che fanno leva sulla mobility, sull’Internet of Things e sugli analytics. Per esempio, attraverso dispositivi Wi-Fi è possibile rilevare l’ingresso di un cliente in un ufficio o un punto vendita e fare apparire sul dispositivo dell’utente una web “splash page” su cui può visualizzare e richiedere servizi o offerte. L’apertura dell’architettura consente di integrare, per esempio, software containerizzati nel sistema operativo, mentre la sua flessibilità permette di sfruttare funzionalità (per esempio di firewall) virtualizzate su un server, invece che implementate in un’appliance. Grazie alle capability di automazione, invece, è possibile creare ambienti di networking in un laboratorio e implementarli in branch periferiche da remoto, con evidenti ottimizzazioni dei costi.

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