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Blockchain più sicure se integrate con gli standard

Per proteggere persone, beni e informazioni non sempre occorre “reinventare la ruota”. Si può fare leva su sistemi già utilizzati da tempo o aggiornati in chiave digitale

Pubblicato il 08 Mag 2017

Foto di Blockchain e sicurezza

MILANO – Le blockchain pubbliche, come è facile intuire, pongono ovviamente questioni di sicurezza e di vulnerabilità che devono essere costantemente affrontate dalle community degli esperti IT e degli utenti. E’  quello che da anni avviene con la stessa Internet, dove è sempre acceso il dibattito su come garantire la credibilità delle informazioni o l’autenticità delle identità. E’ anche vero che, con il passare degli anni, a tutela della privacy e della security nell’utilizzo delle applicazioni Internet sono stati fatti passi da gigante, e che sempre più spesso i problemi sorgono più dalla scarsa consapevolezza degli utenti che dalla indisponibilità di sistemi di protezione dei dati, delle applicazioni e delle identità.

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LO SCENARIO – Blockchain: una tecnologia matura anche per le supply chain

Per quest’ultima, più persone intervenute all’evento “Tracciabilità, Autenticità e Reputazione ai Tempi di Blockchain”, organizzato recentemente a Milano da Cscmp Italy Roundtable, un’associazione di esperti di logistica, hanno segnalato le opportunità vantaggiose che potrebbero derivare dall’integrazione nelle blockchain di soluzioni e/o servizi nati nel mondo della Pubblica amministrazione (come per esempio lo Spid – Sistema Pubblico d’Identità Digitale). Dal momento che uno dei capisaldi del corretto funzionamento di una blockchain (nel senso di un registro distribuito di informazioni e transazioni che acquisiscono valore per una comunità e che siano inoppugnabili da chi le ha inserite o contratte) è che ogni attore abbia una “digital identity”, quale identità potrebbe essere più autorevole di una Id o di un passaporto digitale rilasciato da uno Stato? Il problema, ora, è capire se e come una PA sarebbe disponibile a interfacciarsi con un’infrastruttura come una blockchain “pubblica” in cui non esiste un ente centralizzato che la controlla e ne è responsabile.

Già fattibile, per attribuire identità digitali ai beni oggetti di transazioni e di spedizioni, è integrare le blockchain logistiche e commerciali con il sistema GS1 (Ean), uno standard che permette di identificare prodotti, imballi e pallet attraverso codici a barre, QR Code ed etichette con tecnologia Rfid. Un esempio in questo ambito viene da NTT Data, uno dei partner dell’evento organizzato da Cscmp, che persegue la diffusione degli standard GS1 presso gli attori della supply chain, integrandoli e consolidandoli all’interno di una piattaforma configurata con il paradigma Blockchain che, per il momento, viene utilizzata per un progetto dell’azienda, ma che presto sarà proposta agli attori principali del mondo del largo consumo e dell’industria.

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