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User Experience. Come garantire la migliore usabilità del software

Elemento cardine del successo di qualsiasi software, la User Experience definisce, con un approccio olistico, il rapporto tra l’utente e il software. All’alba del 2020, qualsiasi applicazione deve passare attraverso un processo di UX design

Pubblicato il 15 Giu 2021

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La User Experience (UX) è uno dei pilastri del software contemporaneo nonché uno dei principali fattori di successo (o insuccesso) delle applicazioni. A prescindere da come si decide di misurare questo risultato, che in termini di tasso di adozione, di permanenza o di velocità di esecuzione di un processo (per esempio, il checkout in un e-commerce), la User Experience condiziona fortemente la resa del software, qualsiasi esso sia.

Dal punto di vista dell’utente finale, che sia un privato che usa un social network o un utente business alle prese con un tool ITSM, la UX è determinante ai fini dell’adozione dello strumento stesso: per esempio, il 53% degli utenti abbandona un sito web se dopo 3 secondi il caricamento della pagina non è ancora completato, e il 70% delle attività online imputa i propri insuccessi proprio alla cattiva usabilità della piattaforma. Tra le altre statistiche interessanti, si stima che ogni dollaro investito in UX generi un ritorno (ROI) compreso tra i 10 e i 100 dollari, oltre al fatto che il coinvolgimento degli UX designer nel processo di sviluppo riduca fino al 50% il tempo occupato dagli sviluppatori per il rifacimento del software stesso. Comunque lo si guardi, un investimento in UX è sempre una buona cosa.

Cos’è la User Experience, la definizione di UX

User Experience non è un concetto tecnico. È piuttosto la sensazione provata da una persona alle prese con l’uso di un’applicazione informatica. Gli utenti prendono decisioni basate sull’UX in modo del tutto naturale: cambiano sito perché stracolmo di pubblicità invasiva, acquistano online dove possono comprare con 1 click ed evitano accuratamente i siti la cui l’interfaccia li disorienta e impedisce loro di ottenere in tempi rapidi ciò che vogliono.

A livello aziendale, “evitare” un’applicazione è più complicato o talvolta impossibile, ma la UX ha comunque un riflesso fondamentale sulla produttività e l’efficienza: quando le aziende introducono, per esempio, un nuovo tool di collaboration, devono sempre intraprendere un’attività di change management, che però può essere semplificata se la UX del nuovo prodotto è ottimizzata sotto ogni profilo. Per fare un esempio calzante: Facebook, nel promuovere il suo enterprise social network (Workplace), punta moltissimo sul fatto che la UX sia ottimale e, soprattutto, già nota ai suoi utenti in quanto analoga a quella del social network.

Quali sono i vantaggi di una customer experience eccellente

La soddisfazione del proprio utente finale abbatte drasticamente il tasso di abbandono, innalzando di contro il grado di fidelizzazione al brand/azienda. Non solo, una customer experience eccellente innesca il circolo virtuoso del passa-parola positivo.

Tutto questo abbassa il costo di acquisizione di uno nuovo cliente e quello di retention dei clienti già acquisiti e, in ultima analisi, promuove un incremento nel valore del brand nel tempo.

Più nello specifico, la user experience consente di migliorare il tasso di conversione nell’e-commerce.

User Experience per lo sviluppo delle applicazioni

Dal punto di vista di chi il software lo produce, considerare l’UX significa mettersi nei panni dell’utente finale (privato/business), considerare tutti i processi che mette/metterà in atto e ottimizzare i fattori che esso considera, in maniera più o meno conscia, ai fini della valutazione del prodotto stesso. Ecco perché, si dirà meglio più avanti, User Experience non è l’estetica dell’applicazione, non sono i colori dell’interfaccia né come appare il suo front-end: UX comprende l’interfaccia, ma va ben oltre e tocca fattori come l’accessibilità, la percezione del valore del tool, la semplicità nell’eseguire processi end-to-end, l’ergonomia, la HCI (Human Computer Interaction), l’utilità, le performance del sistema, i contenuti e, ovviamente, anche il design. La User Experience ha quindi un ruolo fondamentale non solo nel front-end dell’applicazione, ma anche nel modo in cui è concepita, come sono strutturati i processi e, quindi, è fondamentale anche in ottica e in un ambiente di sviluppo.

User Experience è un concetto relativamente giovane e connesso all’avanzata dello user-centered design: ormai si dà per scontato che vi sia uno studio di UX dietro qualsiasi software, ma in realtà l’idea di centralizzare le esigenze dell’utente finale rispetto allo sviluppo delle applicazioni è piuttosto recente. Lo si vede un po’ ovunque: gli ERP contemporanei sono lontani parenti, a livello di usabilità, semplicità d’uso e anche estetica, rispetto a quelli di 10 anni fa, ma anche (e soprattutto) nei siti web e nelle applicazioni per i privati. Anzi, si può dire che la centralità dell’UX sia partita dal mondo consumer – si pensi anche solo all’approccio mobile-first – per poi invadere a 360° quello delle applicazioni business. Qui, prima si ragionava in termini di funzionalità, di praticità e di soddisfacimento delle esigenze dei clienti, oggi si deve rimettere tutto in discussione e, soprattutto, porre l’utente finale al centro dei pensieri.

Le regole alla base della user experience

I principi base su cui fondare una eccellente user experience riguardano, prima di tutto la progettazione che deve partire dalla comprensione dei propri utenti.

Essi quindi possono e devono essere coinvolti nel processo creativo. Un processo che deve essere continuo, prevedere verifiche e aggiornamenti.

Un processo che è importantissimo che venga guidato da team multidisciplinari capaci di lavorare a tutti gli aspetti dell’usabilità dall’UX design all’UX evaluation.

È molto utile includere nel percorso di progettazione una fase di prototipazione che permette di testare soluzioni, funzionalità eccetera riducendo i rallentamenti determinati dalla paura di sbagliare.

In generale, le caratteristiche che contraddistinguono una soluzione con una user experience apprezzata sono semplicità e coerenza, la facilità nel far trovare elementi che gli utenti conoscono per semplificare il più possibile l’accessibilità.

Come eseguire uno user testing

Per capire come si comporta un utente rispetto a un’applicazione è utile svolgere uno user testing. Si tratta di capire come una persona guarda e naviga nella soluzione esaminando nel dettaglio le sue azioni. È un’analisi che può essere compiuta in qualsiasi momento di vita dell’applicazione, a partire, ovviamente dalla sua creazione.

Lo user test può essere moderato o non moderato. Nel primo caso, l’utente viene osservato (eventualmente anche da remoto) mentre svolge le sue attività, nel secondo no, l’utente compie la propria esperienza in autonomia. In entrambi i casi ci sono i pro e i contro legati proprio alla presenza o all’assenza di un moderatore che può rappresentare un aiuto ma anche un elemento di disturbo, che contrappone la possibilità di coinvolgere più persone con l’effettiva capacità di raccogliere tutti i dati eccetera.

Vi sono varie tipologie di test, seguono alcuni esempi.

Vi è per esempio il 5 Second Test che permette di raccogliere le prime impressioni, per esempio, sulla chiarezza dell’interfaccia.

Per valutare l’architettura dell’informazione vi sono poi il Card Sorting e il Test sugli alberi che rispettivamente per comprendere come gli utenti trovano le informazioni e stabilire voci primarie e secondarie per la costruzione dei percorsi di interazione.

È poi importante valutare, grazie alle soluzioni di Eyetracking che evidenziano i percorsi degli occhi dell’utente, le HeatMaps, cioè le rappresentazioni visive del modo di agire degli user con le pagine del sito o con l’applicazione mediante mouse o scorrimento.

Mediante l’Intercept Questioning si possono raccogliere i feedback sulle esperienze degli utenti.

Gli A/B Test consentono, infine, di valutare quale modifica sia migliora tra due.

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UI e UX: esempi di gemelli diversi

Nel corso degli anni, le espressioni User Experience (UX), User Interface (UI) e il termine “usabilità” sono diventati quasi sinonimi. In realtà, essi mantengono una propria sfera di indipendenza, nonostante UI e usabilità siano effettivamente concetti simili. User Experience, invece, è qualcosa che va oltre: come si è visto, UX esprime la sensazione di una persona quando interagisce con il software, mentre l’usabilità si rifà piuttosto a concetti di efficienza dell’interfaccia, posizionamento degli elementi, semplicità nell’ottenimento delle informazioni, capacità di rendere intuitivi i processi e i workflow e via dicendo. Oltre, ovviamente, a un riferimento estetico tutt’altro che secondario: un’applicazione piacevole alla vista e graficamente in linea con il suo ruolo attrae molto di più rispetto a un software dal look poco curato, non ottimizzato per la fruizione mobile e dall’avvertibile gusto old-fashioned.

User Experience design, alla base di un software di successo

Se è vero che la User Experience è un fattore centrale ai fini dell’adozione e, più in generale, del successo di un software, il processo rivolto alla sua ottimizzazione si chiama UX design e dovrebbe intervenire ogni qual volta si debba sviluppare un’applicazione da zero o aggiornarla in maniera importante.

Il processo dovrebbe essere, per quanto possibile, sempre data-driven. Per questo motivo c’è una grande differenza tra realizzare un’applicazione ex-novo o doverla aggiornare: nel secondo caso, infatti, l’analisi del comportamento degli utenti – laddove possibile, s’intende – è il primo passo verso il successo. I dati delle attività possono infatti rivelare, con forza scientifica e a livello di design, i punti di forza e le falle del software su cui intervenire. In questa fase bisogna tenere in considerazione tutti gli aspetti che concorrono alla User Experience, cercando di ipotizzare modalità di semplificazione e di ottimizzazione che vadano dall’accorciamento dei processi al miglioramento delle prestazioni del software tramite revisione e ottimizzazione del codice. Bisogna considerare tutto, anche il posizionamento dei singoli elementi nelle viste, la composizione delle stesse, dove sono posizionati i pulsanti, se vi è coerenza tra i diversi step di un processo, dove gli utenti si bloccano più di frequente e via dicendo.

Quando si parte da zero, invece, è buona norma sostituire l’analisi comportamentale data-driven con un’attività di ricerca che permetta risultati potenzialmente analoghi: è fondamentale studiare il mercato e i prodotti dei competitor, ma soprattutto – stante la finalità dello user-centered design – ipotizzare le esigenze di chi lo userà. Innanzitutto, occorre comprendere chi siano gli utenti finali, quali le loro esigenze rispetto all’uso del software (velocità, sicurezza, ottimizzazione mobile, procedure e workflow più comuni…) nonché i tradizionali pain point legati al loro rapporto con le applicazioni attuali. Qui il meccanismo della creazione delle user personas e della simulazione dei processi è assolutamente centrale e insostituibile.

Il vero lavoro di UX design parte una volta completata l’attività di ricerca e di simulazione degli user flows: identificati i soggetti, le esigenze, le criticità, i processi e studiato il mercato, si può definire la struttura portante del software utilizzando wireframe e realizzando prototipi. È sempre in questa fase che si inizia a ragionare di User Interface e di ergonomia, ovvero della manifestazione tangibile della UX nei confronti dell’utente finale: così come la UX ottimale è diversa da un caso all’altro e non vi sono regole predefinite che possano essere adattate a qualsiasi software o servizio, la UI ha la responsabilità – tutt’altro che banale – di offrire un ulteriore layer di ottimizzazione a livello di ergonomia, forma, contenuto, posizionamento degli elementi, creazione delle viste, ma anche nell’uso di certe font, icone e colori.

È dalla somma di UX e UI che il processo giunge a compimento e può iniziare il vero e proprio sviluppo, al termine del quale partire con i consueti test di usabilità, raccogliere feedback per comprendere se il risultato sia effettivamente una risposta alle esigenze degli utenti, così come delineate nella fase di ricerca. Feedback che, ovviamente, continueranno anche con il software in produzione, nella speranza che – a questo punto – gli interventi siano minimi. I numeri – riportati in apertura – ci dicono che sarà così.

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